IL RACCONTO – “Quel giorno in cui sono diventato albanese”

Lo confesso subito, così mi tolgo un peso dallo stomaco: sono sempre stato un po’ “albanese dentro”. Per carattere schivo e riservato, spesso scambiato per rinunciatario o rassegnato. Per orgoglio delle tradizioni, sovente interpretato come insano attaccamento al passato. Per il senso dell’amicizia, frequentemente equivocato come ingenuità e credulità.

E’ con questo bagaglio intimo che arrivo nel porto di Valona sabato 25 marzo 2017, di primo mattino. Dal ponte della nave rivolgo uno sguardo di meraviglia alla bellissima baia illuminata dalla giornata di sole, mando un messaggio telepatico a mio padre, di cui ricorre oggi il nono anniversario della scomparsa, e mi appresto a scendere dal traghetto per incontrare il mio amico Fate Valaj che, gentile come sempre, è venuto a ricevermi.

La baia di Valona
La baia di Valona

Appena fuori dal recinto portuale, mi accorgo che la Città è ancora una volta cresciuta tanto, a poco più di un anno dall’ultima volta che sono stato qui: sembra che Valona sia “posseduta” dal demone della crescita. Ripeto ad alta voce questo giudizio a mia moglie Cristina, che mi ha accompagnato e che la vede per la prima volta.

In cuor mio, ho sempre paragonato Valona a Salerno: per il colpo d’occhio del paesaggio, per l’infinita maestosità del lungomare, per lo sviluppo urbano della città che segue la linea del mare.

Arrivo in albergo, disfo la valigia, mi rinfresco e, nonostante la stanchezza della notte in viaggio, mi tuffo nella vita cittadina.

Fate è un ospite impagabile, attento ai dettagli e prodigo di attenzioni.

Gli dico che vorrei un caffè. Detta così sembra una cosa semplice, ma chi è stato qualche volta all’estero sa bene che un italiano fuori dall’Italia soffre per il caffè che sembra una ciofeca e per la pasta che non è mai al dente.

Questo quando vai all’estero, ma non quando sei a Valona.

Valona è la città albanese più italiana: per il clima, per la gente che parla fluentemente la nostra lingua, per il suo olio di oliva, per il pesce fresco, per il caffè italiano.

Mi crogiolo al sole, fumando il mezzo toscano che solitamente mi concedo in tarda mattinata. Mi sento sciocco ripensando a tutti i dubbi che hanno preceduto questo viaggio: qui sono tra amici veri e disinteressati, che vogliono dimostrarmi con ogni mezzo il sentimento di stima e di gratitudine che li unisce a me.

* * *

Sono ancora impastato di questo beato ottundimento, che sulla veranda dell’hotel arriva il Sindaco Dritan Leli per un breve saluto. E’ molto più giovane di me (già, io sono ormai vecchio nonostante non riesca ancora a farmene una ragione): capelli brizzolati, jeans e maglietta polo “Ralph Lauren”, sorriso cordiale e coinvolgente. Mi saluta sfoggiando un ottimo italiano e mi ringrazia per aver accettato il suo invito a presenziare alla manifestazione prevista per l’indomani.

Si scusa di non poter restare con me a pranzo, a causa di impegni istituzionali improrogabili e, con un largo sorriso, mi affida a Fate Velaj che, candidamente, mi anticipa l’intenzione di portarmi a pranzare in un posto forse non elegante, nel quale però, dice lui, «le cinque stelle sono nel piatto».

In auto percorriamo il lungomare in direzione sud, fino ad uscire dal centro abitato. I grandi palazzi che si affacciano sulla baia vengono progressivamente sostituiti da villette familiari che si arrampicano sul costone che sale ripido dal mare verso la montagna retrostante. Mentre l’auto di Fate rallenta, noto sulla destra uno spiazzo desolato nel quale spicca una specie di container aperto da un solo lato.

C’è una gran folla che si accalca verso un punto specifico, senza che io riesca a capirne il motivo. Ad un tratto, da quella calca disordinata emerge una sorta di Capitan Nostromo: è Baçi, il pescatore di tonni, uno dei personaggi più simpatici e pittoreschi della nuova Valona.

Ci viene incontro sorridente, saluta Fate e poi si rivolge a me in italiano: «Buongiorno signore. Io sono venuto a Brindisi nel 1991 e la ringrazio ancora per quello che avete fatto per me e i miei fratelli albanesi».

Io rimango interdetto da questo approccio, anche se penso che sia stato Fate ad suggerirgli chi sono. Invece no, Baçi il pescatore di tonni mi ha riconosciuto autonomamente e mi invita ad avvicinarmi al banco del pesce. Mi indica un tonno fresco appeso per la coda («è un pinna gialla, signore. L’ho preso con la lenza», mi dice all’orecchio, come a farmi una confidenza riservatissima).

Baçi si sente in dovere di illustrarmi tutta la sua mercanzia «Signore, tutto questo pesce l’ho pescato questa mattina. Io mi alzo ogni giorno alle 6:00 e con la mia barca vado lì, verso Capo Linguetta, dove pesco i miei tonni».

Si avvicina al banco e prende da una vasca piena di acqua marina un enorme “tiratufolo” (in italiano, limone di mare), lo apre e me lo offre. E’ lungo almeno quindici centimetri, non ne ho mai visti di così grandi, forse perché a Brindisi non diamo loro tempo di crescere abbastanza.

Mia moglie Cristina ne approfitta, mentre io declino gentilmente l’offerta: se mi lascio andare, mi siedo lì e gli spolvero tutto il banco…!

Baçi, il pescatore di tonni
Baçi, il pescatore di tonni

Fate mi indica una sorta di saletta poco discosta, che in realtà è un altro container con le finestre, e mi chiede se ritengo opportuno prenotarla per la cena della sera, quando saranno arrivati tutti gli altri ospiti attesi: la delegazione della Regione Puglia e quella dei Comuni del leccese. Lo rassicuro, convinto che quella sistemazione sarà di gradimento di tutti.

Saluto Baçi, dandogli appuntamento per la serata, e riprendo il viaggio con Fate verso il Parco Llogara, che si inerpica da un’altitudine di 470 metri fino a più di 2000 m.

* * *

Il viaggio su per le montagne mi schiude scenari naturali impensabili: fittissime foreste di “pino bandiera” e frassino si rincorrono lungo i fianchi della montagna. L’aria si è improvvisamente rarefatta e il fischio alle orecchie mi fa intendere che stiamo salendo velocemente in altitudine. Cristina non sta più nella pelle: mia moglie ama la montagna e mai avrebbe immaginato che venendo a Valona, città di mare, si sarebbe goduta la vista di cime ancora innevate a fine marzo. Niente da fare, vuole immortalare il momento e alla fine riesce ad “estorcermi” la foto di rito.

Parco Nazionale Llogara
Parco Nazionale Llogara

La zona è riccamente dotata di infrastrutture alberghiere: la loro densità è davvero impressionante. Mi spiegano che, in estate, molti turisti preferiscono alloggiare qui, scendendo al mare di giorno e godendosi il fresco dei boschi alla sera.

Arriviamo alla nostra meta, un albergo a strapiombo sulla baia. C’è una densa foschia che impedisce la vista del mare, ma mi assicurano che da quella postazione, nei giorni tersi di tramontana, si riesce a vedere Corfù da un lato e Otranto dall’altro.

Il pranzo è costituito da un antipasto di verdure grigliate, feta e olive, patate e spinaci, agnello cotto al girarrosto. Conoscendo le usanze locali, mi tengo molto leggero, non sia mai che il mio stomaco non riesca a rimettersi in sesto per l’ora di cena: sarebbe un’imperdonabile scortesia!

Dopo il pranzo, riesco finalmente a tornare in albergo per un po’ di riposo.

Intorno alle 18,00 siamo pronti per andare a piedi verso il Teatro Petro Marko, risalendo il viale principale di Valona, il Boulevardi Ismail Qemali, affettuosamente soprannominato dagli italiani “via Roma”. Nel Teatro Petro Marko, il Consolato Generale d’Italia a Valona offre alla cittadinanza un concerto di musica classica per festeggiare il 60° anniversario dei Trattati di Roma.

Siamo appena usciti dall’albergo e mi sto guardando intorno con l’aria ancora un po’ assonnata, quando Cristina mi strattona per un braccio, indicandomi il Sindaco di Valona che, dall’altro lato della piazza, sta richiamando a gesti la mia attenzione.

Metto finalmente a fuoco la situazione e, mentre vado incontro a Dritan Leli, mi accorgo che insieme a lui c’è il Primo Ministro albanese, Edi Rama.

* * *

Ora, dovete sapere che io seguo Edi Rama sin dal 2000 quando, eletto Sindaco di Tirana a 36 anni, spiazzò tutti con la famosa iniziativa di far dipingere con colori accesi e sgargianti i palazzi di Tirana, rompendo con la grigia ed anonima tradizione edilizia di matrice vetero-comunista.

Non fu certamente l’unica iniziativa di Rama in favore della sua città, ma fu quella che segnò la popolarità internazionale del giovane Sindaco-Artista, attirando l’attenzione della comunità internazionale sulla nuova Albania giovane ed intraprendente che, all’alba del Terzo Millennio, cercava di farsi largo lungo la strada della modernità e dell’innovazione.

Edifici di Tirana fatti ridipingere da Edi Rama
Edifici di Tirana fatti ridipingere da Edi Rama

Pur essendo informato della presenza del Premier alla manifestazione di Valona, quell’incontro accidentale mi provoca una vera emozione. Gli vado incontro con decisione e mentre il Sindaco di Valona mi presenta, Rama mi stringe la mano e mi dice «Come va? Ora noi abbiamo una manifestazione pubblica. Ci vediamo domattina», e riprende a procedere con le ampie falcate dettate dalla sua notevole altezza.

Arrivato al Teatro Petro Marko, mi accoglie la dottoressa Luana Alita Micheli, Console Generale d’Italia a Valona. Lo spettacolo è di ottimo livello, gli artisti albanesi (un violino, un piano e un violoncello) interpretano brani di Beethoven, Bach, Mozart, Paganini, oltre che di Eugjen Gargjola che è il Maestro della serata.

Dopo questo gradevole intermezzo, sono pronto per il gran finale: la cena da Baçi. Arrivo per primo perché Fate è impegnato a coordinare gli altri ospiti nei vari alberghi.

La stanzetta che avevo perlustrato nel pomeriggio si presenta con un’unica tavolata per almeno 20-25 persone. Sulla tavola imbandita ci sono già piatti di frutti di mare e tonno cucinato in diverse modalità.

Mentre aspettiamo gli altri, si avvicina Baçi che in poche battute cerca di raccontarmi tutta la sua esperienza italiana. Continua a ringraziarmi e si dichiara obbligato a vita nei confronti dell’Italia che gli ha cambiato in meglio la vita, rendendolo una persona diversa e migliore. Mi riferisce che è tornato stabilmente in Albania da più di dieci anni e, grazie a quello che ha appreso in Italia, ha avviato la sua attività di pesca e ristorazione che riscuote grande successo a Valona.

La cena è un gran successo per Baçi: è orgoglioso delle sue sogliole alla griglia, dei merluzzi fritti, del tonno fresco alla brace. Ed è tanto contento che i suoi amici italiani apprezzino il suo pesce e la sua cucina da tirar fuori la sua riserva personale di raki.

La raki nella cultura gastronomica albanese ricopre un ruolo importante poiché funge da aggregatore sociale e viene consumata quando le persone si incontrano e stanno assieme: è considerato grave atto di maleducazione avere ospiti in casa e non offrire loro un bicchiere di raki come benvenuto.

Finita la cena, saluto con abbraccio il mio nuovo amico pescatore di tonni. Baçi mi invita a ritornare in estate, con la promessa di portami con lui in una battuta di pesca al tonno. Il mio sguardo tra lo scettico e il sarcastico provoca una risata generale che conclude la serata.

* * *

La mattina successiva, domenica 26 marzo, è quella dedicata alla manifestazione di commemorazione del ventennale della tragedia di Otranto, nella quale morirono 81 albanesi. Nel corso della manifestazione è anche previsto che mi venga conferita la Cittadinanza Onoraria di Valona.

Il piazzale antistante il Teatro Petro Marko
Il piazzale antistante il Teatro Petro Marko

Il piazzale antistante il Teatro Petro Marko è pieno all’inverosimile. Le misure di sicurezza sono rigide: i metal detector controllano ogni persona che entra, ma quando arriva il mio turno l’incaricato della sicurezza mi sorride e mi fa cenno di passare senza controllare né il mio zaino, né la borsa di Cristina.

Entro nella platea del teatro e un incaricato mi fa strada verso una fila di posti riservati. Mentre poggio l’impermeabile sulla poltrona che mi è stata riservata, mi viene incontro un signore alto e distinto che mi tende la mano e si presenta «Buongiorno, sono Alberto Cutillo, l’Ambasciatore d’Italia in Albania. Sono davvero lieto di fare la sua conoscenza». Porgo anch’io i miei saluti e mi guardo intorno: il teatro è ormai gremito, si attende solo l’arrivo del Primo Ministro per cominciare.

Il Teatro Petro Marko gremito
Il Teatro Petro Marko gremito

Agli ospiti italiani vengono consegnati gli auricolari per la traduzione simultanea. Fate Velaj sale sul palco a apre la manifestazione leggendo i messaggi di saluto pervenuti da Romano Prodi, ex Presidente della Commissione Europea, e da Franz Vranitzsky, ex Cancelliere d’Austria: sono gli altri due Cittadini Onorari di Valona.

Tra qualche minuto io sarò il terzo: comincio a realizzare più nitidamente il peso politico e la valenza che il Municipio di Valona attribuisce all’onorificenza che sta per attribuirmi.

Viene chiamato sul palco il Sindaco di Valona, Dritan Leli, che ha il compito di consegnare l’onorificenza. Smette di parlare in albanese e annuncia di voler leggere la motivazione dell’onorificenza in italiano «Conferiamo al dottor Giuseppe Marchionna il titolo di Cittadino Onorario di Valona con la seguente motivazione: per aver innescato e avviato la grande gara di solidarietà e di sostegno materiale offerto dalla Città di Brindisi ai nostri concittadini durante il grande esodo del marzo 1991».

Un groppo alla gola quasi mi impedisce di respirare. Sono emozionato e commosso, ma il peggio deve ancora arrivare.

Vengo chiamato sul palco. Mi alzo per raggiungere il corridoio tra le poltrone che porta verso il palcoscenico e con la coda dell’occhio vedo il Primo Ministro Edi Rama che si è alzato in piedi e mi applaude. Tutto il teatro lo imita e io sono costretto a coprire i venti metri che mi separano dal palco tra due ali di persone che battono le mani e mi sorridono.

Il Teatro Petro Marko in piedi
Il Teatro Petro Marko in piedi

Il Sindaco di Valona mi abbraccia e mi consegna la pergamena che certifica il titolo di Cittadino Onorario e la medaglia raffigurante lo stemma del Comune di Valona.

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La pergamena e la medaglia di Cittadino Onorario di Valona

Il pubblico del Teatro Petro Marko applaude e io mi ritrovo ad esibire un goffo gesto di ringraziamento che ricorda tanto i rituali giapponesi.

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Ora il problema è quello di parlare: sono travolto dall’emozione e rischio di fare una delle figure più imbarazzanti della mia vita.

Invece, incredibilmente, riesco a trovare la lucidità per ricordare fedelmente i giorni dell’esodo, la paura degli scontri che mi attanagliava, l’appello a non avere paura lanciato attraverso radio e tv, e poi la risposta meravigliosa del popolo brindisino, gli slanci incredibili di solidarietà e fratellanza tra due popoli. Lo grido dal microfono mentre la voce mi si spezza per l’emozione: i brindisini hanno dimostrato al mondo intero cosa significa accoglienza e fratellanza, integrazione e rispetto per l’altro. Per questo saremo per sempre un esempio da imitare!

Prendo in mano la medaglia e indicandola a tutta la platea mi dichiaro onorato dell’onorificenza, ma sottolineo che la intendo attribuita, per il mio tramite, a tutta la Città di Brindisi e alle migliaia di cittadini che non si sono risparmiati per giorni interi, pur di aiutare quel popolo dolente e sofferente che chiedeva pane e libertà.

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La platea mi applaude, io torno al mio posto ripensando a quell’esperienza che mi ha cambiato la vita. Mi sento spossato dall’intensità delle emozioni: sono attonito, basito. Mai avrei immaginato una tale cerimonia carica di pathos, a distanza di tanti anni.

Ma gli albanesi sono così: non dimenticano mai, nel bene e nel male.

E me lo conferma il Primo Ministro Edi Rama che inizia il suo discorso conclusivo rivolgendosi ancora una volta a me «Permettetemi a nome di voi tutti di esprimere la mia più profonda gratitudine al Sindaco di Brindisi di quel tempo, il nuovo Cittadino Onorario di Valona, per quello che ha fatto allora e per essere oggi qui con noi, in questo momento così toccante, per ricordare una tragedia che ha scosso l’Albania e l’Italia. Molte grazie per la sua presenza».

Dopo l’intervento di Rama, si conclude la manifestazione nel teatro. Ora è previsto un corteo verso il mare per gettare corone di fiori in memoria delle vittime della tragedia di Otranto.

Esco dal foyer del teatro per partecipare al corteo, ma una moltitudine di gente comune mi viene incontro, mi stringe la mano e mi ringrazia, mi abbraccia, mi chiede di scattare una foto insieme. Mi convinco del fatto che, al di là del riconoscimento istituzionale, è la gente comune che vuole dimostrare di non aver dimenticato chi gli ha teso una mano.

* * *

La manifestazione è finita. C’è ancora il pranzo ufficiale a cui partecipano le Autorità albanesi e la delegazione italiana.

Colgo l’occasione per fare dono al Primo Ministro, al Sindaco di Valona, alla Presidente del Consiglio Comunale di Valona e all’Ambasciatore Italiano in Albania del volume edito nel 2011 dal Comune di Brindisi per il ventennale del grande esodo.

libro

Illustro a tutti i destinatari il senso del libro, quello di rappresentare una ricostruzione storica e documentale di quei giorni terribili, con la speranza che “l’inferno di Brindisi” non si ripeta mai più e che non ci sia più bisogno di scrivere un diario che lo racconti.

Il Primo Ministro Edi Rama coglie al volo il senso dell’iniziativa e, scherzosamente, mi rivolge un brindisi con il quale si augura che la vecchia Albania rimanga confinata in quel libro, mentre la nuova Albania si proietta a diventare un importante partner europeo.

E’ giusto così. E mi vengono i lucciconi ad immaginare i figli di quei disperati che sbarcarono a Brindisi nel 1991 che oggi si impegnano per costruire la nuova Albania europea.

Perché io sono sempre stato un po’ “albanese dentro”. E quei ragazzi li sento un po’ figli miei.

www.pinomarchionna.it

con il Primo Ministro Edi Rama
con il Primo Ministro Edi Rama
con l’Ambasciatore d’Italia in Albania, Alberto Cutillo, e il Sindaco di Valona, Dritan Leli
con l’Ambasciatore d’Italia in Albania, Alberto Cutillo, e il Sindaco di Valona, Dritan Leli
con la Presidente del Consiglio Comunale di Valona, Vojsava Shkurtaj
con la Presidente del Consiglio Comunale di Valona, Vojsava Shkurtaj

 

 

 

 

 

 

 

con Fate Velaj, Consigliere culturale del Primo Ministro
con Fate Velaj, Consigliere culturale del Primo Ministro

 

 

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3 COMMENTI

  1. Riscopro con commozione l’orgoglio de essere cittadino italiano, pugliese, brindisino , ma soprattutto amico e compagno di vecchissima data di una persona capace, brava (anche dal punto di vista letterario, vista la freschezza dello stile e il piacere che si prova a leggere la mirabile descrizione di luoghi, situazioni, persone ed emozioni) e, soprattutto, esempio per quanti volessero servire con onore i destini di una comunità.

  2. Tutto l’amore del mondo si concentra qui! In una società così ostile al cambiamento e al “diverso”, vorrei che noi cittadini trovassimo il coraggio di prendere i buoni esempi dal passato, e ci aiutassimo a costruire un buon futuro, a non disprezzare le diversità ma a comprenderle, affievolire le distanze che ci separano dai cuori di queste persone, e anche dai cervelli, perchè in una società di ben pensanti, bisognerebbe avere il coraggio di pensare a come accogliere ed educare, per una pacifica convivenza, senza che nessuno paghi le conseguenze di scelte importanti