C’era una volta ICARO con le ali…
Potrebbe sembrare l’inizio di una fiaba antica ma ritengo si possa parlare invece di una storia moderna, di quelle che siamo abituati a raccontarci, in una città disastrata e un po’ vittima della mania di chiudere e perdere  sempre tutto. Questi manager “forestieri” accolti con gli onori dovuti, hanno come tutti i manager pubblici, il pallino di dimostrare che durante la loro gestione se non solo si è speso oculatamente ciò che si aveva in dotazione economica ma addirittura è stata diminuita la spesa, allora sicuramente ci scappa un premio di risultato più ricco a fine anno…. e qui siamo alle solite……!!
Il posto e il modo più semplice dove andare ad operare tagli o chiusure secche, è senza dubbio il capitolo dove si vive il disagio e se poi questo disagio si chiama alzheimer, allora questi tagli sono ancora più sentiti e fanno male.
ICARO era un centro che la stessa ASL con il comune di Brindisi, avevano voluto insieme per assistere le famiglie che combattevano, senza aver tuttora mai smesso, contro questa malattia “silenziosa”, sembrava che tutto filasse finalmente nella direzione giusta e la gestione di questo centro, divenuto riferimento per tutti oltre che un orgoglio brindisino in ogni senso, è riuscito a costruire una quantità notevole di contatti e di presenze giornaliere, diventando un suffragio grande ed importante per le famiglie che vivono questo dramma.
Ho provato anche a digitare la parola “ICARO” su internet e qui ho trovato e letto tra le pagine, una quantità incredibile di iniziative fatte con entusiasmo che non ha paragoni, ho compreso un fermento palpabile che a volte non si crede possibile, in ambienti dove si spende il pubblico denaro, ho letto di attività vere e concrete, lasciate purtroppo in eredità alla storia contemporanea.
Diciamo a testa china che in questa nostra città, quando qualcosa funziona bene, crea molti più problemi, rispetto ad una realtà invece che funziona poco, oppure non funziona affatto, per questa ragione probabilmente oggi, ci sono solo macerie neppure nascoste di quello che resta e di quello che era un bel centro di riferimento anche della provincia.
Il nostro grande manager “forestiero” anche lui come altri, retribuiti sempre con i soldi di noi piccoli contribuenti, vuole forse lasciare traccia del suo passaggio e poco importa se questa traccia, passa sopra le teste di quelle famiglie, che oggi per quella malattia silenziosa dell’alzheimer, sono state abbandonate e costrette e vedersela da sole, così come hanno sempre fatto nel vivere questo dramma…ma forse non meritano il diritto alla dignità? Oppure sono figli di un “Dio minore”?
Caro Manager “forestiero” a volte in un percorso di gestione della cosa pubblica che è difficile certamente, si potrebbe a volte ragionare di cuore e di coscienza, prima di mettere i lucchetti per chiudere qualcosa che sicuramente non si porterà via, quando lascerà questa terra brindisina che comunque lei fa finta di amare, piuttosto ci lascerà in eredità, solo un ricordo di qualcosa che funzionava benissimo, senza che lei in qualità di manager “forestiero”, abbia speso neppure 1 euro per metterla su, se non solo nella pitturazione dei locali, recuperandoli e strappandoli al sicuro degrado.
Il vecchio e glorioso Di Summa potrebbe ospitare tanto e tanto altro per gli spazi disponibili, senza chiudere nulla e soprattutto senza tarpare la grandi ali di ICARO, cosa questa che ha creato disagio a quelle famiglie che già lo vivono di loro in casa, il disagio della malattia silenziosa.
Nel ricordarle comunque che l’alzheimer non è una tendenza dell’ultima ora ma piuttosto un problema vero e grave del nostro tempo frenetico.
La saluto con stima calante e disillusine acuta.
Ubaldo Mignini    

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