“Una questione privata” di Beppe Fenoglio

Una questione privata, il libro che Beppe Fenoglio cominciò a scrivere nel 1960, a soli tre anni dalla sua prematura scomparsa, consegna ai lettori da oltre cinquant’anni l’immagine di Milton – quasi una controfigura di Fenoglio stesso – e, più in generale, di una generazione di giovani alle prese con la costruzione della propria vita nel delicato momento in cui l’Italia viveva la sua guerra partigiana. Una Resistenza che Fenoglio è capace di ritrarre «com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta», lasciandocene addosso la durezza, la nebbia che è «un mare di latte», i tremiti, la pioggia penetrante, il dolore e, soprattutto, il senso di nuda esperienza esistenziale della morte.

 

Sullo sfondo o, piuttosto, nel fitto fenogliano della vicenda storica collettiva si erge nella sua monolitica potenza una questione privata, quella così laconicamente evocata dal titolo: il vagheggiamento dell’amata Fulvia e della sua bellezza salvifica, la gelosia bruciante nell’apprendere di una possibile relazione tra la ragazza e il comune amico Giorgio e, infine, la notizia che quest’ultimo – pure lui partigiano – sia stato catturato dai fascisti. Perseguendo un progressivo distacco dal mondo esterno, Milton si impone di trovare l’amico e di apprendere dalla sua voce la verità. Mentre le note di Over the rainbow scandiscono il tempo del ricordo di giorni luminosi, la corsa verso una verità ritenuta conoscibile si fa sempre più affannosa e solitaria, almeno fino a quando la Storia non rivendicherà il suo ruolo da protagonista innalzando un muro contro cui far crollare ogni speranza e desiderio. Dallo scorso settembre Una questione privata è un film diretto dai fratelli Taviani ed è un’interessante occasione, questa, per ripercorrere le pagine del romanzo, per ritrovarvi quel Milton brutto, scarno, curvo di spalle ma dagli occhi bellissimi e intensi a racchiudere ogni declinazione in poesia del mondo, e inseguirvi pure noi, come ebbe a dire Calvino, «la più bella tra le storie d’amore possibili e impossibili».

Diana A. Politano

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