D-Il PRI nazionale ti ha scelto per il rilancio del partito e per dare a  Brindisi e provincia un futuro più proficuo – Ti sta bene questa offerta? 

R. La decisione del PRI è stata senz’altro favorita dalla circostanza che Coordinatore Nazionale del Partito è Corrado De Rinaldis Saponaro, brindisino come me e a cui mi lega una amicizia che data da più di 40 anni! Senza contare che nel PRI sono “nato” politicamente, avendo rivestito nel Partito vari ruoli in passato ed essendo stato eletto con quelle insegne per la prima volta Consigliere Comunale nel lontano 1990. Quindi sono contentissimo di essere tornato “all’ovile”. E’ un po’ un percorso della memoria quello che ho intrapreso, ricominciando da lì dove tutto è iniziato. Cercare di dare a Brindisi un futuro più proficuo è senz’altro l’obiettivo principe che mi ha spinto ad accettare questa sfida. Perché di questo si tratta:  ricostruire dalle fondamenta un Partito che a Brindisi ha radici antiche ma che negli ultimi tempi era scomparso dalla scena politica. E voglio farlo con persone nuove, che per la prima volta si affacciano ad un impegno simile.

 D – Dalle tue dichiarazioni si evince come primo atto il  rafforzamento del partito per le prossime elezioni. Quale obiettivo? 

R. In realtà quello di competere alle prossime elezioni è un obiettivo ancora sullo sfondo. La mia principale preoccupazione è oggi quella di selezionare una classe dirigente nuova, dando nuovamente alla “gente” la possibilità di avere un luogo in cui potersi esprimere. Credo che uno dei motivi di disaffezione delle persone rispetto alla politica sia proprio questo essere diventati “fluidi” da parte dei Partiti. Più comitati elettorali che non anello di congiunzione tra la città ed il Palazzo. Per questo penso di dare al Partito una configurazione “strutturata” in cui vi sia spazio per tutti:  per i giovani, per le donne, per quanti ritengono di poter dare un contributo di idee e di proposte e per lungo tempo non ne hanno avuto la possibilità. Penso, in particolare, a quel 40% dei cittadini che non vanno più a votare avendo maturato la convinzione che andare alle urne sia divenuto oramai un esercizio inutile.

D- Hai iniziato con le visite dei quartieri. Dove sei stato accolto con maggiore entusiasmo? 

R. Ho intenzione di andare in ogni luogo in cui sarò chiamato. Voglio farlo ora, quando ancora manca del tempo alla competizione elettorale. In questo percorso della memoria cui accennavo prima ho ritenuto giusto cominciare questo peregrinare tra quartieri nella frazione di Tuturano, che mi ha visto esordire politicamente in qualità di commissario della locale sezione del PRI nel 1985. Ho poi fatto un incontro con gli abitanti della contrada Montenegro. Più che di entusiasmo io parlerei di affetto. Può sembrare naif ma ho avuto modo di riscontrare, ancora una volta, quanto la gente mi voglia ancora bene. Lo so che in politica i sentimenti spesso rimangono sullo sfondo ma io, invece, voglio rimetterli al centro delle mie attenzioni.

D – I tanti amici di cui dai notizia su facebbok sono spontanei o li  hai sensiblizzati? 

R. Ai miei tempi i social network non avevano fatto ancora la loro comparsa. Li ritengo uno strumento formidabile per comunicare. In più hanno un pregio non da poco:  il loro uso è gratuito! Le persone con cui dialogo tramite facebook sono nella maggior parte donne e uomini di cui non ricordavo i volti. Molte di loro non le avevo mai conosciute direttamente. Ognuno, però, ha un ricordo che li lega in qualche modo a me e ai ruoli istituzionali che ho rivestito. E’ questo è l’aspetto più esaltante. Constatare di aver lasciato un segno, piccolo o grande che sia, nella mia precedente esperienza amministrativa e politica mi conforta rispetto ai tanti accidenti che mi sono capitati. Spero che questa comunità virtuale diventi qualcosa in carne ed ossa. E da questo punto di vista ho già ricevuto numerosissime attestazioni di interesse. Semmai sono io ad essere in ritardo!

D- La tua città come sta reagendo al tuo ritorno alla politica attiva? 

R. Su questo mio possibile ritorno vi è sempre stata una dicotomia tra cosa dice la gente e cosa pensa il Palazzo. Anche alcuni organi di stampa non mi hanno risparmiato critiche. Qualcuno ha addirittura invocato per me “il diritto all’oblio”. Io riscontro interesse e tanto rimpianto tra le persone comuni, che ricordano un”Sindaco di strada”, capace di una grande progettualità ma anche dotato di umanità, non chiuso nelle stanze del potere.

D – Con le tue tante dichiarazioni metti in evidenza l’incapacità dei  governanti brindisini nella gestione e nel recupero delle tante risorse. E’ un tuo riscontro? 

R. E’ un fatto certo e documentato che sono andati in fumo decine e decine di milioni di Euro che ero riuscito a calamitare. E questo non solo per inerzia o incapacità dell’Amministrazione Comunale ma anche di altri Enti, come l’Autorità Portuale. Penso ai finanziamenti per trasformare l’ex Teatro Di Giulio in una “palestra” a disposizione di quanti fanno arte e cultura in città; alle risorse destinate al recupero dei Capannoni ex Saca; ai finanziamenti ottenuti per realizzare 5 nuovi ormeggi a Santa Apolinaire o le vie di corsa a Costa Morena, su cui far scorrere le grues abilitate allo sbarco dei containers.

D – Forte a Mare e Tommaseo sono recuperabili? 

R. Si, sono recuperabili con il concorso di capitali pubblici e privati e senza perdersi nella disputa su chi possa rivendicarne la proprietà.

D – Con la tua prima carica di sindaco (1997 / 2002) desti il via  alla modernizzazione urbanistica di Brindisi – Ciò che é seguito ti  sta bene? 

R. Io riuscii a definire tutti gli strumenti attuativi del vigente Piano Regolatore Generale. Penso ai Piani di recupero dei quartieri Centro Sorico, Mattonelle, San Pietro degli Schiavoni, Cappuccini e Villaggio Pescatori. Al Piano di zona di Tuturano. Al Piano di riqualificazione di Sant’Elia. Ora si discute molto di nuovo Piano Urbanistico Generale. Io sono per uno strumento urbanistico che non preveda nuove zone di espansione ma sia piuttosto orinetato a riqualificare l’esistente, a “ricucire” i quartieri, a riempire quei “vuoti urbani” che oggi caratterizzano la nostra città.

D.Sviluppo ambiente e occupazione:  Cerano sequestrata. Quali soluzioni proponi? 

R. Questa è una antica disputa. Io parto dal presupposto che Brindisi è anzitutto una città industriale e che debba difendere questa connotazione. Poi può anche assecondare le sue vocazioni turistiche e portuali. Ritengo che si possibile immaginare uno sviluppo industriale equilibrato, che rispetti l’ambiente. Penso ad una rete di piccole aziende manifatturiere piuttosto che ai grandi gruppi industriali e chimici. Quanto alla centrale Enel di Cerano bisogna entrare nella consapevolezza che la decarbonizzazione decisa dall’Accordo di Parigi riguarderà anche quell’impianto. Si tratta di governare certi fenomeni e non di subirli, come tante volte è successo in passato.

D. – Sei tornato quello di una volta con tanti progetti e vive esperienze. E’ cambiato qualcosa? 

R. Purtroppo è cambiata la città e decisamente in peggio. C’è rassegnazione, sfiducia, distacco dalla politica. Mi auguro di poter contribuire a riportare entusiasmo e voglia di fare che sono i presupposti indispensabili per la crescita. Idee e progetti ne ho tanti. E quasi tutti nuovi. Mi appaga l’idea di metterli a disposizione di una classe dirigente e di amministratori totalmente nuovi. Lavoro per questo. Poi, come sempre, saranno i cittadini a decidere.

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