In giapponese, novembre è «il mese della brina», il momento in cui arriva il primo freddo e comincia l’attesa della neve e della sua contemplazione. Dovunque, nelle cantine del sakè di Tokyo, si appende alla grondaia la tipica sfera di foglie di acero intrecciate che annuncia l’arrivo del primo sakè dell’anno, mentre in tutta la città ciascuno può sentirsi partecipe della meraviglia del foliage autunnale. È a novembre che si svolge l’annuale Festa della Cultura ed è anche questo il mese della festa dedicata ai bambini che crescono: intorno ai santuari si radunano i bambini con i loro kimono colorati per essere protagonisti della simbolica celebrazione con cui si augura loro, raggiunte le tappe dei tre, dei cinque e dei sette anni, di crescere forti, di amare e di essere amati. Riti e tradizioni millenarie che Laura Imai Messina raccoglie nel suo Tokyo tutto l’anno. Viaggio sentimentale nella grande metropoli (Einaudi), offrendo al lettore una prospettiva colma di dolcezza e d’incanto sulla capitale nipponica in cui l’autrice vive da ormai quindici anni. Una città di cui si percepisce sia follemente innamorata e che oggi segue, nelle sue ininterrotte trasformazioni, anche attraverso lo sguardo dei suoi due bimbi («I bimbi sono questo, una carta di Rossana tra l’occhio e il mondo») e attraverso la consapevolezza che viene dal mistero infine svelato dei «grumi dei kanji che si stendevano sui fogli a lezione». Ogni capitolo è dedicato ad uno dei dodici mesi dell’anno e rappresenta una passeggiata per autentiche oasi di pace, boschi, botteghe, musei, chioschi e mirabili usi che resistono, nonostante e a dispetto del tempo. Soprattutto, vi è la continua ricerca di senso e di radici alle ardite costruzioni del vivere moderno, al colare incessante come miele dei caratteri sulle pubblicità ai lati delle strade: «Tokyo non è tanto una metropoli quanto una narrazione plurale. Io, senza di voi, non sono nulla: è questo che insegna», mentre si sta in attesa del mese «dei bonzi affaccendati».
Diana A. Politano