“La gente vuole sapere e lottare”, si apriva con questo incipit una delle ultime interviste a Umberto Veronesi, nulla di più vero.
Vorrei spendere due parole per il caso della giovane donna inglese che ha scelto la criogenesi (semplificando: si è fatta congelare), subito dopo la morte, sperando di poter essere riportata in vita quando la scienza avrà scoperto la terapia del cancro che le ha causato la morte.
“Ho solo 14 anni, non voglio morire ma so di non poterlo evitare, voglio vivere, voglio vivere ancora a lungo”. Queste le accorate parole della ragazza che di testata in testata e di social in social si sono diffuse a macchia d’olio dividendo la gente tra i vari pro e contro.
Al di là della disputa legale fra padre e madre sarebbe utile cercare di capire meglio la parte scientifica della notizia.
Al momento la scienza non ha mai risvegliato un corpo intero (fosse pure quello di una cavia) ma ha risvegliato solo le cellule in provetta, organismi più complessi non possono essere resuscitati, anche perché la criopreservazione induce danni gravi e nessuno assicura che le funzioni fisiologiche più importanti ci siano ancora.
Tecnicamente la cosa é fattibile, esistono delle società nel mondo che lo fanno.
La criopreservazione consiste in questo: non si fa altro che congelare un corpo a -196 gradi in azoto liquido, attraverso un processo chiamato vetrificazione. Per ammissione della stessa società (la più grande) pubblicata sul sito internet nessun mammifero é stato mai risvegliato dalla criopreservazione, al momento ci sono 138 umani e 131 animali da compagnia criopreservati in Michigan dov’é la sede.
Ma in un corpo dopo la morte iniziano immediatamente i processi di degenerazione dei tessuti e degli organi e considerando che la legge italiana obbliga ad una osservazione di 24 ore prima di consentire l’inumazione, non si potrebbero iniziare le procedure di criopreservazione prima che il corpo sia abbondantemente deteriorato.
In pratica non si tratta di criopreservare una persona viva destinata alla morte certa e aspettare che sia scoperta la cura della malattia che la stava portando a morte, ma si tratta di congelare un corpo morto da più di 24 ore che é andato incontro ai normali processi di decomposizione.
Non intravedo problemi etici bensì problemi di etica sanitaria, la procedura ha un costo iniziale (circa 37.000 sterline, pari a 40.000 euro o dollari che siano) a cui devono essere aggiunti costi annuali per il cosiddetto mantenimento non facili da quantificare.
Chi paga? Per ora i genitori, ma fra 70-80 anni chi pagherà? I nipoti dei tuoi nipoti prenderanno a carico questa tassa fissa nella speranza di avere un’ava che prima o poi potrà (e non è detto) risvegliarsi (nessuno sa poi in quali condizioni)?
Provate solo ad immaginare che potrebbero esserci contratti di “manutenzione” con scadenza e che alla fine della stessa, in caso di mancato rinnovo, potrebbe essere necessario elimare i corpi, che detta così, è proprio brutta solo a scriverla.
In realtà l’argomento ha affascinato ed affascina l’uomo da sempre e ci sono innumerevoli volumi di fantascienza che lo affrontano, ma per ora é ancora appunto solo fantascienza.
Congelata dopo la morte: spera di tornare in vita quando la scienza avrà scoperto la terapia contro il cancro
