A mio zio Alessandro – di Luana Nicolazzo

Quando vivi lontano dalla tua famiglia di origine e ti capita di affrontare un dolore come la perdita di una persona a te cara, non è semplice da gestire e da accettare.

Siamo “terroni” come usano chiamarci da queste parti e per noi la famiglia è sacra, un lutto d’improvviso non riesci a  metabolizzarlo perché avresti voluto meglio esplodere in un pianto, di quelli forti e liberatori che ti aiutano a riprende, tipo quelli che si fanno mentre segui la bara al cimitero o di quelli durante la veglia al defunto, quando tutti ricordano i momenti più belli trascorsi insieme alla persona che hai perso e tra un sorriso ed un pianto, riesci anche a tirarti un po’ su.

Invece così non è stato, due notti insonne e quando alla prima ti addormenti con l’orecchio sempre teso sperando che quel telefono non suoni e nessuno ti scriva una brutta notizia e ti rincuori perché pensi che la prima notte è passata e credi che forse ce la farà, la seconda inevitabilmente dai ragione ai medici che alla fine “l’avevano detto”. Durante la notte, il telefono vibra, vibra e continua a vibrare e quando finalmente decidi di fare i conti con la realtà, ti alzi, leggi i messaggi, ti rendi conto di quello che alla fine dovevi aspettarti, guardi dalla finestra ed è ancora buio, prepari il latte per la colazione di tua figlia ed in una cucina fredda e da sola, piangi, piangi senza farti sentire e tutto quello che ti chiudeva lo stomaco, vorrebbe uscire in un vomito liberativo ma trattieni anche quello.

Vorresti, essere giù accanto alla tua famiglia ma esiste anche questo cavolo di Covid che non ti permette di prendere un volo all’improvviso, senza compromettere la salute degli altri e anche la tua, perché pensi, se vado potrei contagiarli non ho nemmeno fatto un tampone… e poi le restrizioni , insomma non si può.

Quindi svegli tua figlia di 5 anni, alla quale non ti passa minimamente di farti vedere angosciata e malinconica ed allora ti vesti da Super Mamma e la porti a scuola. Torni a casa e fai tutto come se nulla fosse successo, aspettando notizie da “giù”.

Per tutto quello che non sono riuscita a dirti, zio, che alla fine zio non ti ho mai chiamato per via del fatto che eri troppo giovane, quasi come un fratello, ho bisogno di scrivere  e farti conoscere dalla gente, perché vorrei che non passassi in anonimato ma voglio che la gente sappia che sei stato l’unica persona al mondo che io abbia mai conosciuto ad avere sempre un risata pronta a sdrammatizzare, ad avere un abbraccio per tutti noi, a volte quando ero più piccola, correvo via da te per non essere baciata ed abbracciata di continuo ed ora mi basterebbe anche solo una carezza. Tu eri tu, il nostro Alessandro, quello che ogni mattina diceva “Buongiorno a tutti, vi voglio bene!” a te non importavano i beni materiali, ti bastava stare con la tua famiglia, ti bastava poco per essere felice. Ed ora che sei volato via, a noi non resta che un gran vuoto e l’unico modo che avevo per riempirlo un po’ , era ricordarti in queste poche righe.

Con affetto tua nipote

Luana

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2 COMMENTI

  1. Leggere queste bellissime parole ti toccano profondamente il cuore,eravate troppo legati allo zio.
    Sicuramente per te da lontano non sara’stato facile una perdita cosi importante, lui era uno zio speciale …
    sara’sempre nei nostri cuori ALESSANDRO.

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