Colpo gobbo: “Arridatece li sandali, please…” – di Bastiancontrario

C’era una volta il sandalo, parola assai musicale che viene dritta dritta dal greco antico sandalon, ma che in verità era nato molti  secoli prima nella terra dei Faraoni, portatori, con i nobili e i sacerdoti, dei ricercatissimi infradito, inventati appunto dalle parti del Nilo. Questa elegante e pratica calzatura estiva, la solea o la crepida dei romani, ha attraversato millenni  di storia fin quasi ad estinguersi in questi ultimi sciagurati anni. Resiste bene sul mercato solo la versione femminile (specie il modello “alla schiava” che eccita ancora le menti malate dei de Sade de noartri), mentre quella maschile declina, fatta eccezione per frati e monaci, molti dei quali calzano ancora il modello francescano anche d’inverno. Eppure il sandalo caprese o positanese ha rappresentato un cult per generazioni di uomini chic: Hemingway, Mastroianni, Delon, Rubirosa, Onassis, Agnelli e magari anche il Berlusca  che di certo avrà preteso il solito rialzo interno). Mandrie di rozzi camminanti estivi invece si sono arresi ai dettami dell’american style e girano per bar e musei con scarpe chiuse più o meno sportive infilate o a piede nudo o semi ricoperto da quell’orrida e barbara invenzione che risponde al nome di fantasmino. Immaginate la violenta fermentazione di funghi e batteri scaturente da quelle estremità tenute stupidamente al chiuso. Follia pura: No, non ci siamo. Arridateci i nostri amati sandali, freschi e leggeri come i magici calzari del dio Mercurio.

                                                                              Bastiancontrario

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