BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo lettera aperta di Cesare Mevoli, presidente provinciale del Movimento Nazionale per la Sovranità, indirizzata al Commissario prefettizio del Comune di Brindisi, Santi Giuffrè.

Sig. Commissario,

è di qualche settimana fa la nostra richiesta di sgombero, prontamente attuato su Suo mandato dalla Polizia Municipale, di un immobile già sotto sequestro , una villetta che era stata occupata abusivamente ed adibita a ricovero per immigrati senza tetto, nei pressi del CARA di Restinco, a poche decine di metri da una rinomata attività di ristorazione, e in una zona a forte densità abitativa.

Nell’occasione, ci complimentammo per la celerità con la quale vennero effettuati lo sgombero, la bonifica e la muratura dell’immobile, per impedire ulteriori occupazioni abusive.

Ebbene, nella mattinata di sabato, come certamente avrà avuto modo di apprendere dalla stampa locale, abbiamo accompagnato per una visita presso il CARA di Restinco il nostro Segretario Nazionale, On.le Gianni ALEMANNO, ed il nostro responsabile Nazionale del settore immigrazione, Dr Paolo DIOP, – di origini senegalesi ma cittadino italiano a tutti gli effetti, – il quale si è intrattenuto con gli ospiti per verificarne le condizioni di ospitalità presso la struttura, rivelatesi buone.

Sono stati gli stessi ospiti del centro ad indicarci una struttura agricola abbandonata, sita a meno di 200 metri dal centro stesso, e a meno di 50 dalla villetta sopra ricordata.

Ci siamo così recati, con telecamere al seguito, per verificare di persona le condizioni dello stabile e di chi vi dimora.

Lo spettacolo al quale abbiamo assistito, è quello di un profondo degrado, con persone che vivono in un tugurio che potrebbe crollare loro addosso da un momento all’altro, con pasti cucinati per terra in mezzo a cumuli di rifiuti, con insetti rettili e roditori che in mezzo a tanto pattume hanno il loro habitat ideale, il tutto a poche centinaia di metri da una struttura come il CARA , ben gestita, ma che le assurde leggi oggi in vigore interdicono sia a chi sia già stato ritenuto meritevole di rimanere sul suolo nazionale, sia a chi ne viene, solo sulla carta ahimè, espulso.

Chi scrive è stato amministratore di questa Città per lunghi anni, e ritiene di conoscere bene persone e circostanze, infatti nel corso del convegno tenuto in serata sul tema: ”immigrazione e lavoro, emergenze per l’Italia”, ha ribadito il concetto, attraverso il quale le si esprime solidarietà, che chi fa le leggi a Roma è così distante dalla realtà quotidiana da non rendersi conto che, nel legiferare consentendo migliaia di arrivi annui, a fronte del solo 5% di aventi diritto, poi scarica sulle comunità periferiche, sugli enti locali e sui cittadini, tutto il disagio di chi, gli ospiti in primis, non trova altre collocazioni che il dormitorio comunale, ( che immaginammo per una cinquantina di persone, poi potenziato ad ottanta) che è arrivato a contenerne più di 200 in condizioni da terzo mondo, o tuguri come la villetta già sgomberata o l’immobile che con questa nostra segnaliamo.

Il tutto, assolutamente indegno sia per chi arriva, che per chi è nato in questo paese, che già 2000 anni fa aveva abitazioni di sei piani con acqua corrente e fogne.

Sappiamo già, noi e lei, che ogni intervento non “cancella” queste presenze, al più le rende ancora più invisibili, e per un immobile bonificato, ne sarà occupato un altro, ancora più degradato, ancora più nascosto ai nostri occhi, ma non si può far finta di non vedere, e lasciar correre, come se non fosse affare nostro: aprimmo il dormitorio comunale per bonificare i giardinetti della stazione ferroviaria, che versavano nelle stesse condizioni degli immobili di cui qui discutiamo!

La preghiera è di sgomberare e bonificare quel posto, – anche i cittadini italiani residenti in zona, che ci hanno avvicinato mentre perlustravamo i dintorni, lo hanno chiesto a gran voce, – ma soprattutto si chiede di far sentire la propria voce di amministratore pro tempore presso l’anci, la locale prefettura, il governo , per far arrivare a Roma quello che forse Roma si ostina a non voler capire: non è accogliendo indiscriminatamente che si offrono condizioni di vita migliori a nessuno, peggiorando invece solo le nostre, ed in alcuni casi anche quelle degli immigrati: profetiche le parole di un senegalese al nostro dirigente Diop :” io nemmeno in Senegal stavo così male; se avessi saputo che sarei finito in questo modo, non sarei mai partito”. In Senegal non ci sono ne guerre ne persecuzioni religiose, come in larga parte dell’Africa, e quindi il buonismo salvifico accoglie persone che arrivano qui pensando di migliorare le loro condizioni di vita, ma spesso , per assurdo che possa apparire, le peggiora.

L’immigrazione è un dramma per loro, ed un dramma per noi!

Selezionare a monte le richieste di arrivo, fermare il nuovo mercato degli schiavi, dire no a migranti economici ai quali oggi non possiamo offrire nulla che non siano “il dormitorio” o i tuguri abbandonati, e accogliere dignitosamente chi veramente scappa da guerre e persecuzioni, che al netto di tutte le polemiche, restano sempre il 5% di quanti ne facciamo arrivare.

Con la certezza di un pronto recepimento, distintamente si saluta”.

1 COMMENTO

  1. Caro Mevoli,sai quanto se ne frega il Commissario Giuffre’ di quello che gli hai scritto e del suo contenuto. Se non puo’ piazzare qualche altro Barese a dirigere o controllare un problema,ritengo che la tua segnalazione rimarra’ lettera morta. Speriamo che vada via al piu’ presto e che Brindisi torni nella sua amministrazione ordinaria. Sono cavoli amari e che spero la nuova amministrazione che uscira’ dalle urne,azzeri gli scempi creati a danno della citta’ e dei suoi cittadini. Il tutto nella considerazione che il commissariamento doveva conformarsi e adeguarsi ad una gestione ordinaria e non totalitaria come a quella che assistiamo giorno per giorno con avvicendamenti continui di sub commissari e nomine campanilistiche a suo piacimento. Questi sono poteri fuori da ogni logica gestionale di un commissario,che a mio avviso dovrebbe essere processato per lo sforamento del suo mandato istituzionale e pagarne le conseguenze.

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