LINEA ADRIATICA. PRESENTATO LO STUDIO: “UN’ORA IN MENO IN TRENO DA BOLOGNA A LECCE”

Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) ha finalmente reso noti i dettagli del piano di investimenti finalizzati alla velocizzazione e al potenziamento della linea ferroviaria Adriatica Bologna-Lecce con l’utilizzo dei 5 miliardi previsti nella Legge di Bilancio 2022 e di ulteriori risorse che potranno derivare dai fondi FSC e da eventuali stanziamenti aggiuntivi.

Non ancora un vero progetto, ma una corposa presentazione predisposta da RFI, allegata al comunicato stampa del MIMS, che fa chiarezza e fornisce risposte anche a molte delle domande che avevamo posto nei mesi scorsi relativamente a quali fossero gli interventi da realizzare lungo l’intera linea e le riduzioni dei tempi di percorrenza che ne conseguiranno per i viaggiatori.

Nelle premesse tra l’altro viene precisato il motivo del lungo tempo – oltre un anno – occorso per giungere alla definizione degli interventi (la necessità di concertarli con le regioni interessate, ben cinque, che hanno richiesto diverse modifiche allo studio iniziale elaborato da RFI), e il particolare non irrilevante che le stime di costo riportate nel documento risalgono allo scorso anno e non tengono conto dell’aumento dei prezzi dei lavori ferroviari registrato nel 2022, quantificato in +45%, valore che in verità ci appare molto superiore all’inflazione generale.

Ma ciò che risulta più interessante e conferma quanto avevamo intuito dalle prime indiscrezioni è il dato secondo cui il recente stanziamento di 5 miliardi produrrà un risparmio di tempo di viaggio di circa 30 minuti, da sommarsi ai 35  minuti (e non 60, come promesso in passato) che deriveranno dagli interventi precedentemente finanziati (i 350 milioni del 2013, il raddoppio Termoli-Lesina ed altro), per un totale di 63 minuti rispetto alla percorrenza attuale.

Ci permettiamo di formulare alcune considerazioni a seguito di una prima lettura del documento. Esse riguardano il nodo di Bari e quello di Bologna. Nel caso di Bari, riteniamo occorra un supplemento di riflessione da parte di Comune e Regione Puglia sulle decisioni prese. Riguardo invece al nodo di Bologna la riflessione  coinvolgerebbe Ministero, Regione Emilia-Romagna e Rfi.

*NODO DI BARI* – Domanda: perché non prevedere anche nel tratto Bari Centrale – Bari Santo Spirito, come ipotizzato per gli interventi in Abruzzo, il mantenimento della linea attuale e delle relative stazioni, che attualmente servono popolosi quartieri con la massima efficacia trasportistica, invece della sua dismissione, in aggiunta alla variante che si realizzerà nell’entroterra, riservando la prima ai treni regionali e metropolitani e la seconda a quelli di lunga percorrenza e del trasporto merci, evitando interferenze tra le due linee attraverso  opportuni bivi “a salto di montone” invece che “a raso”, come sarebbe opportuno anche per gli altri bypass?

*NODO DI BOLOGNA* – Domanda: perché non programmare già nella prima fase dei lavori il quadruplicamento dell’intero tratto Bologna – Castel Bolognese, più critico in termini di saturazione, e se possibile l’innesto nella stazione sotterranea AV di Bologna, al momento preclusa ai treni della linea Adriatica, come anche altri interventi più incisivi, in luogo di varianti di tracciato richieste da singoli enti locali che non producono significativi vantaggi nei tempi di percorrenza?

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