Colpo Gobbo: “DOMANI SI PARTE: SIAMO PRONTI ALLA FASE 1,5?” – di Bastiancontrario

Siamo a maggio, il mese delle rose, ma anche delle spine. Maggio vai adagio, ci diceva nostra nonna, ma ora de lo ripete anche zi’ Giuseppi, il Conte zio, che, con faccia di bronzo, ci da carezze col suo pugno di ferro in guanto di velluto, ammonendoci e consigliandoci, per il nostro bene. Ci chiede scusa, ma poi ci avverte che se non facciamo i bravi torniamo tutti in castigo. Ci siamo bruciati la festa del papà, Pasqua e Pasquetta, il 25 aprile e il 1°maggio. Ora prepariamoci ad una festa della mamma mezza bruciata (la festa, non la mamma). E niente matrimoni, calendimaggio, maggio musicale fiorentino, nisba sport, di nessun tipo. Domani è il 4 maggio e si parte. Con timore e titubanza, per paura del contagio ed anche delle multe. Cercheremo di fare la nostra parte di cittadini responsabili, sperando che il governo e la trupea di esperti trovino le soluzioni ai tanti problemi irrisolti. Dopodomani poi è il 5 maggio, il giorno che ricorda il titolo della famosa poesia di Manzoni dedicata a Napoleone (ma fu vera gloria? Se la meritava una poesia quel megalomane guerrafondaio?). Io, ispirato da quei versi, ho composto una più modesta e breve ode intitolata appunto il 4 maggio: Ei tu! Siccome immobile sei stato/ dato il morbal respiro/ ora dai un calcio al fato/ e vattene pure in giro/ Occhio però all’ultimo DPCM / contorto come a nu serpente / varato all’ultimo, lemme lemme/ un testo che no si capisce niente/ Così un po’ scossa e attonita/ la ggente al nunzio sta/ muta pensando alla non dolcevita/ che per mesi certo non farà/ né sa quando una simile onta/ di mezza libertà/ nella sua stessa polvere/ calpestata infin verrà./ Dall’Alpi ai nostri trulli/ dal Po fino al Basento/ quei decretini grulli/ nessun fecer contento./ Ma il Conte dai capelli neri/ tutti volea salvar dal male/ perciò preso avea pieni poteri/ pur avendo in zucca poco sale. / Come il nano di Francia/ si incoronò da solo,/ gonfiando petto e pancia/ lo scettro del comando prese a volo. / Fu vera boria? Ai posteriori l’ardua sentenza/ nui alziam gli occhi al Massimo Mattarella/ che vide in lui un uom senza cacarella/ capace di più vasta orma stampar./ Ma il popolo gran pena soffriva,/ per l’aria fresca che mancava,/ in una vita di libertà priva/ e ricca sol di multe che prendeva./ Ah! Forse a tanto strazio/ anche il pravo virus fu sazio/ ma valida venne una man dal cielo,/ e in più lontano aere irosa il trasportò/ e gli uomini della terra avviò per floridi/ sentieri di speranza, concedendo lor di fare infin vacanza.

Bastiancontrario

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