Chiari e netti sono stati i risultati del Referendum Costituzionale del 4 Dicembre 2016, così come l’atteggiamento di risposta, prima promesso e poi mantenuto,del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. Queste le sue parole ieri sera alla conclusione dello spoglio elettorale e vittoria definitiva del NO: << Come era chiaro sin dall’inizio l’esperienza del mio governo finisce qui. Volevo cancellare le troppe poltrone, non ce l’ho fatta. E allora salta la mia. (…). Domani pomeriggio riunirò il consiglio dei ministri e poi salirò al Quirinale per consegnare al Presidente della Repubblica Mattarella le mie dimissioni >>.
Su un’affluenza che, contrariamente a tutte le aspettative, si attesta al 65,5%, il 59,11% degli elettori ha votato per il NO, contro un 40,89% di elettori che, invece, sceglievano il SI per il cambiamento.
Questa è la fotografia della realtà attuale del nostro Paese; un Paese dove regna una democrazia fatta oggi, per lo più, da giovani che lottano duramente per i loro interessi e che, comunque, non è mai stata messa in dubbio. Sono proprio i giovani infatti che, sulla base degli exit pool, hanno influito fortemente sul risultato finale.
Il fatto che il Referendum si è visibilmente determinato sulla contrapposizione fra forze politiche e la persona del Presidente del Consiglio lascia aperto un grande dubbio: “Si è votato consapevolmente per la conservazione della Carta Costituzionale, o è stata una mera battaglia di tanti contro un singolo?”.
La prima ipotesi porta ad una convergenza non parallela sul nobile concetto di non stravolgere la nostra Costituzione, con evidente e grande responsabilità di dare al Paese uno stabile contributo di governabilità. La seconda, invece, chiarisce che uno solo raccoglie il 40% dei consensi a fronte di un 60% da ridistribuire in maniera non facile tra i diversi e tanti vincitori.
Sicuramente il popolo ha ampiamente e chiaramente vinto, ma il Presidente del Consiglio è veramente uscito sconfitto?
Claudia Danese