Bullismo: “E’ la parola l’arma che si ha a disposizione per rispondere alla violenza”

Ieri un altro caso di Bullismo avvenuto a Brindisi, nel liceo scientifico Fermi-Monticelli.
Pare che, un gruppo di ragazzi abbia sollevato dai piedi un compagno lasciandolo cadere a testa in giù. Il 15enne è stato trasportato dagli operatori del 118 presso l’ospedale Perrino di Brindisi.
I casi di bullismo (che non sono semplici “bravate” dei ragazzi) non sono da sottovalutare e richiedono un azione tempestiva in quanto le conseguenze del fenomeno sul piano psicologico, sia a breve che a lungo termine, possono essere gravi per le vittime, per i bulli e per gli osservatori.
Il bullismo è  una patologia relazionale che tiene conto sia degli aspetti della relazione sia dei comportamenti disfunzionali e delle difficoltà psicologiche di entrambi i soggetti.
Il bullismo differisce dai normali conflitti tra coetanei perché il bullo prova piacere nell’insultare, nel picchiare, nel sottomettere la vittima anche se è chiaro che questa sta soffrendo.
Vi è l’intenzione da parte del bullo di creare il danno alla vittima e le prevaricazioni sono protratte nel tempo in maniera continua.
Per quanto concerne l’episodio accaduto ieri a Brindisi, riportato dalle testate giornalistiche, vorrei mettere in risalto il comportamento del ragazzo vittima di bullismo che pare abbia avuto il coraggio di denunciare subito l’accaduto con il sostegno dei suoi compagni.
Occorre sottolineare e far comprendere ai ragazzi, che gli “spettatori” hanno un ruolo fondamentale per sconfiggere il fenomeno del bullismo.
Spesso, infatti, è anche Il silenzio-assenso e il mancato intervento da parte del gruppo che porta a legittimare i bulli a continuare con i maltrattamenti.
L’atteggiamento di passività difronte ad episodi di violenza, potrebbe spingere altri a sviluppare atteggiamenti simili o a sostenere i bulli.
Molti casi sommersi di bullismo non vengono alla luce perché chi assiste o è a conoscenza di episodi, non interviene o per paura di diventare nuova vittima o per paura di conseguenze dirette oppure semplicemente perché i ragazzi non sanno come aiutare il compagno.

Il bullismo, che si traduce in azioni prevaricanti agite su soggetti ritenuti più deboli e incapaci di difendersi, rappresenta un sintomo di disagio sia per il bullo (colui che mette in atto aggressioni e prevaricazioni), sia per la vittima (colui che subisce e viene perseguitato).
Cari ragazzi, abbiate sempre il coraggio di riferire tempestivamente alle autorità competenti, ai genitori, agli insegnanti se siete vittime o se siete a conoscenza di episodi di questo genere.
È la denuncia la strategia giusta per arginare il fenomeno del bullismo, è la
parola l’arma che si ha a disposizione per rispondere alla violenza.

Dr.ssa Francesca Cafarella
Psicologa psicoterapeuta

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