“Barocco Festival Leonardo Leo”: Bach e la dimensione musicale della bellezza

Sugli ultimi rintocchi del 2023 torna il “Barocco Festival Leonardo Leo”, nella sua speciale edizione “In winter”, per restituire ancora un pezzo di bellezza in musica nel segno di Leonardo Leo. La proposta invernale del Festival è prodotta dalla Città di San Vito dei Normanni con il Comune di Brindisi, il Ministero della Cultura e la Regione Puglia. Al centro ancora il musicista tra i maggiori esponenti della Scuola Napoletana del XVIII secolo con natali a San Vito dei Normanni per una finestra che si rinnova nel segno dei più affermati interpreti del repertorio barocco.

Ultimo appuntamento del trittico invernale del Festival a Brindisi, venerdì 29 dicembre, alle ore 20, nella Basilica Cattedrale (ingresso gratuito). Protagonista l’orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici”, diretta al cembalo da Cosimo Prontera, con un programma dal titolo “Pura bellezza” dedicato a Johann Sebastian Bach, il compositore di Lipsia che realizzò una sintesi geniale tra gli stili musicali dell’Europa barocca. La sua opera, che include la raffinazione di forme come la suite, il concerto e la cantata, ha avuto un impatto duraturo sulla musica occidentale per profondità emotiva e rigore strutturale. La musica di Bach continua a influenzare generazioni di musicisti e compositori. Nel programma la “Prima Suite” per orchestra, scritta a Köthen quando Bach era maestro di cappella alla corte del principe Leopoldo (intorno al 1719), appassionato e abile musicista. Durante questo periodo, Bach ebbe l’opportunità di esplorare pienamente le forme musicali del Concerto italiano e della Suite francese: l’incarico escludeva infatti la produzione di musica da chiesa richiedendo l’esecuzione di tutto quel repertorio più consono alle esigenze, anche mondane e celebrative, di una corte prestigiosa. La composizione incarna magnificamente lo stile e l’estetica della musica barocca, influenzata dalla moda francese del XVII secolo. L’opera, parte di un corpus di quattro ouvertures scritte da Bach, rappresenta una fusione di stili e forme francesi e tedesche, caratteristica delle corti tedesche dell’epoca che guardavano a Versailles come modello di riferimento.

Segue il “Concerto per violino e oboe”, di cui il manoscritto originale non esiste, ma Bach nel 1736 ne aveva fatto una trascrizione per due clavicembali e orchestra per le esigenze del Collegium Musicum di Lipsia. Il lavoro filologico di Wilfried Fischer, che nel 1966 aveva presentato ad Amburgo uno studio intitolato “Possibilità e limiti di una ricostruzione dei concerti strumentali scomparsi di Johann Sebastian Bach”, ha portato alla ricostruzione dei concerti originali riconducibili alle trascrizioni bachiane degli anni trenta del XVIII secolo; dal 1970, i concerti ricostruiti sono parte integrante del volume VII della Neue Bach Ausgabe. Il “Concerto per violino e oboe” risponde a quel modello “vivaldiano” con cui Bach aveva familiarizzato nel periodo di Weimar: dal veneziano aveva appreso la chiarezza espositiva, l’ordine del discorso musicale, la limpidezza e l’equilibrio dell’insieme. Tutti quegli elementi, insomma, che avevano contribuito alla definitiva consacrazione del “concerto barocco”: in più, nelle mani di Bach, l’architettura italiana si arricchiva di quegli elementi tipici della sua geniale originalità compositiva, legata soprattutto alla mirabile conoscenza contrappuntistica.

L’ultima parte del programma è dedicata al primo “Concerto Brandeburghese”, scritto nel 1722 e pubblicato a Lipsia nel 1850, una delle più brillanti e note delle sei composizioni che portano al massimo livello il genere del concerto grosso. Il lavoro si inserisce in un contesto storico e personale di grande rilevanza per il compositore di Eisenach. In questo periodo, l’Europa musicale barocca era in pieno fermento, e in Germania, in particolare, viveva un’epoca d’oro. Mentre compositori come Händel e Telemann figuravano l’orizzonte musicale, Bach, nel suo ruolo di Kapellmeister alla corte del principe Leopoldo, trovava il milieu migliore per la sperimentazione e l’innovazione liberando la sua capacità di fondere stili e forme diverse. La combinazione di strumenti – corni da caccia, oboi, fagotto, violino piccolo e archi – risente dell’influenza italiana del concerto grosso e delle sonate da camera, in più arricchita da un contrappunto e una struttura decisamente tedeschi. Il Concerto, così come l’intera collezione dei Brandeburghesi, testimonia in modo compiuto non solo l’arte ma anche la personalità di Bach: la sua profonda religiosità, il lavoro instancabile e rigoroso e la capacità di integrare influenze italiane, francesi e tedesche in uno stile singolare. In questo senso, il Concerto Brandeburghese no. 1 non è solo un capolavoro musicale, ma anche un frammento della vita e del tempo di Bach, una stagione nella quale la genialità del compositore si esprimeva in una straordinaria somma di influenze culturali e musicali.

SUITE PER ORCHESTRA No. 1 BWV 1066
Overture, Courante, Gavotte 1 & 2, Forlane
Minuet 1 & 2, Bourrée 1 & 2, Passepied 1 & 2

CONCERTO PER VIOLINO E OBOE in RE min. BWV 1060R

Allegro, Largo ovvero Adagio, Allegro

CONCERTO BRANDEBURGHESE No. 1 in FA magg. BWV 1046

Allegro, Adagio, Allegro, IV Menuetto, Trio I, Polacca, Trio II

Orchestra barocca LA CONFRATERNITA DE’ MUSICI

Cosimo Prontera cembalo e direzione

Daniela Nuzzoli* violino principale

Alberto Caponi, Angelo Basile violini I

Federico Valerio, Giovanni Rota, Chiara Di Giorgio violini II

Paolo Castellitto, Francesco Masi viole

Fabio De Leonardis, Cristiano Rodilosso violoncelli

Maurizio Ria violone

Fabio Onofri*, Cesare Pierozzi, Luca Marino oboi

Davide Citera, Alessandro Gornati corni

Luca Franceschelli fagotto

* Solisti

CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO