+++Rifiuti tombati nell’area archeologica di Punta delle Terrare: sono attesi sviluppi clamorosi+++

BRINDISI – L’area archeologica di Punta delle Terrare, secondo quanto dichiarato dal p.m. nel primo decreto di sequestro dell’area, potrebbe essere in realtà una bomba ecologica. L’area privata di proprietà degli eredi della famiglia Monticelli, nel 2009 è stata venduta all’Autorità portuale per una cifra stratosferica pari a circa 700.000 euro. La perizia privata e la dichiarazione dei proprietari assicuravano l’ente portuale sulla conservazione dell’area conformemente alla normativa dei beni culturali. A breve termineranno le indagini per comprendere se sia davvero così o se il primo insediamento della Brindisi che fu è invece soltanto un luogo dove sono stati tombati quintali di rifiuti.

Il presidente dell’Autorità portuale, Ugo Patroni Griffi, nel frattempo ha messo in mora i venditori: “Se dovesse essere confermato quanto affermato dal p.m. nel decreto di sequestro, significherebbe che l’ente portuale è stato vittima di una truffa, per questo abbiamo invocato l’aliud pro alio, perché ci è stata venduta un’area archelogica ben conservata a un prezzo folle quando invece a quanto pare potrebbe rivelarsi una discarica da bonificare. Ove fosse così, seguiremo tutte le vie per ottenere il risarcimento dei danni e non escludo che si possa arrivare anche alla risoluzione della compavendita, perché nulla”.

In questa ipotesi, l’area archeologica tornerebbe agli originari proprietari. Ma un altro aspetto da chiarire è come mai la Soprintendenza nel 2009 non abbia esercitato il diritto di prelazione sull’area, dato che si tratta di un sito d’interesse pubblico.

Secondo quanto affermato dal p.m., la negligenza sarebbe addebitabile all’ente portuale. Nel decreto viene affermato infatti che “Con riguardo alla contestata discarica, è sufficiente ricordare che ‘In caso di abbandono di rifiuti sul fondo da parte di terzi, si può ugualmente affermare la responsabilità del proprietario, in relazione alla fattispecie di cui all’art. 256, commi 2 e 5 d.lg. n. 152 del 2006, per culpa in vigilando che trova fondamento nella funzione sociale della proprietà di cui all’art. 42, cost., tenendo conto della natura, appunto, sociale delle norme di tutela dell’ambiente’. Correttamente è stata ritenuta la responsabilità del legale rappresentante dell’area su cui erano abbandonati in modo incontrollato i rifiuti”.

Patroni Griffi, però, è certo che il tombamento di rifiuti sia antecedente al 2009, ovvero l’anno in cui l’area archeologica è entrata in possesso dell’Autorità portuale: “Da quando è passata all’autorità portuale non c’è stato sversamento di rifiuti perché io mi sono preso la briga di andare a controllare su Google earth le immagini degli ultimi anni e i luoghi non sono cambiati. Io non so se sotto quell’area archeologica ci siano davvero questi quintali di rifiuti interrati così come ha lasciato intendere il p.m., ma se dovesse essere così, si tratterebbe di un truffa bella e buona ai danni dell’ente”.

Andrea Pezzuto

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