Proiezione Futuro, Immigrantes: spunti analitici ed etimologia del termine

Lo sbarco a Brindisi di un consistente numero di “immigrati”, termine sostanzialmente e formalmente distinto rispetto a quello di “migranti”, invita ad un ulteriore riflessione su un tema dibattuto in modo spesso controverso, rispetto ai vari spunti di cui ridondano giornali, telegiornali e talk show.

Mentre il Porto di Brindisi si apprestava infatti a diventare teatro dell’attesissima Adriatic Cup, evento sportivo di grande richiamo e che abbraccia diverse competizioni del settore della Motonautica, le sue banchine si preparavano ad accogliere circa 500 immigrati provenienti dall’Africa;evento etichettato dai media nazionali come uno dei più cospicui sbarchi del recente passato, per quanto nel suo genere  un’amara consuetudine di questi tempi.

Attualmente, non è dato sapere se i circa 500 immigrati resteranno nella città di Brindisi o decideranno di sparpagliarsi in altre zone d’Italia, ma quello che è certo, è che probabilmente non vi sarà alcun particolare controllo su di loro e sulle loro sorti,terminati i controlli e le formalità di rito.

Pur comprendendo appieno le motivazioni umanitarie e di estremo disagio sociale da cui si origina questo fenomeno (sono di ieri le cifre che parlano a livello nazionale di un incremento su base annua del 47% con riferimento alle richieste di asilo!!), non bisogna cadere nell’errore di travisare il senso della terminologia utilizzata per descriverlo.

La scelta, di cui sopra, del termine “immigrati” invece del più in voga“migranti”, è precisa e volontaria.

Di fatto, la parola “migranti”, furbizia ideologica sponsorizzata e strumentalizzata da una partedella stampa, spesso politicamente manovrata, non ha alcun significato specifico. Chi si sposta, ovvero migra, da un posto all’altro all’interno di un qualunque ambito territoriale anche limitato come ad esempio una regione o una città, tecnicamente è un “migrante”.




Al contrario, il termine “immigrato” indica più precisamente una persona giunta in un Paese differente da quello di origine e da cui proviene, deliberatamente in cerca di dimora,che, qualora sprovvista di valido titolo per farlo, si accompagnaalla definizione di “clandestino”; certo è che questo esodo di massa dai Paesi – per lo più del continente africano – rappresenta un problema che sconvolge gli equilibri di molti centri urbani nostrani e su questa evidenza non si può oltremodo sottacere.

L’accoglienza, tema ormai inflazionato, dovrebbe rappresentare un dovere etico esclusivamente nei confronti dei cosiddetti “rifugiati politici”, ovvero coloro che scappano da un conflitto nel Paese di origine senza ulteriori estensioni terminologie:per tutti gli altri cheambiscono ad una nazione chediventi semplicemente la loro dimora solo per cercare  condizioni di vita migliori, la stessa possibilità di accoglimentodeve necessariamente essere subordinata da  documenti che autorizzino a farlo e da prospettive di reale integrazione socio-economica per loro. Volendo prescindere in questa sede dai risvolti politico-elettorali derivanti dalla applicazione dello ius soli.

Con buona pace di chi grida al razzismo, pensare di svuotare l’Africa per trasferirne gli abitantiinItalia, rappresenterebbe una soluzione completamente illogica, foriera di danni e disagi per entrambi i territori, anche per il Paese di provenienza che verrebbe mortificate le proprie prospettive di crescita demografica, sociale, politica e via discorrendo.

Il nostro Paese non presenta poi una estensione geografica così ampia, ha una densità demografica piuttosto elevata, è amministrata da un governo perennemente precario, e soprattutto è  vessata da una controversa crisi economica e finanziariache di fatto non gli permetterebbe di accogliere nessun altro abitante oltre a quelli che già ha, salvo che costui non contribuisse alla crescita del PIL. E sappiamo quanto i Paesi della nostra Europa Unita siano restii  ad accoglierne nel proprio territorio, accordi di facciata a parte e con le dovute sparute eccezioni.

E’ attualità di questi giorni l’invito del Papa alla solidarietà, i problemi ai confini italo-austriaci del Brennero, le discussioni in Parlamento Europea sui temi dell’immigrazione ed in particolare sulle misure da intreprendere aiuto dell’Italia (!)… in una moltitudine di banchi vuoti…

Sono dichiarazioni destinate a far discutere anche quelle messe nero su bianco dal Presidente dell’Inps Tito Boeri nella Relazione annuale presentata alla Camera.

“Una classe dirigente all’altezza – scriveBoeri – deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale” riferendosi alle prestazioni pensionistiche.

Insomma a ciascuno il suo tornaconto: chi economico, chi politico, chi squisitamente etico quando non di facciata.

A cospetto di molti dei nostri concittadini che non credono nella cosiddetta integrazione, ovvero in un inserimento positivo nel tessuto sociale di persone con un background culturale spesso talmente dissimile da quello locale da ingenerare meccanismi perversi o addirittura border-linequando poi si tratta di convivere con un flusso di persone fuori controllo e mal distribuito tra i vari centri di accoglienza sparsi sul territorio in maniera disomogenea.

Il riferimento  è anche al mondo delle cooperative legate alla politica, che traggono di fatto il loro lucro – benchè trattasi alla lettera di enti mutualistici – dai flussi migratori o meglio traggono guadagno in misura direttamente proporzionale all’entità dei flussi stessi, senza poi interessarsi realmente alla fine di tutta questa gente.

I titolari di queste cooperative dovrebbero tenere a mentequando Brindisi, quasi 30 anni fa, accolse e integrò nel proprio territorio e nel proprio tessuto socialeun numero considerevole di Albanesi che scappava realmente da un conflitto, e si attivò con reale solidarietà e senza motivazioni economiche personali affinchè questi rifugiati politici potessero trovare una terra ospitale ove vivere e integrarsi nel rispetto di regole e costumi locali.

PROIEZIONE FUTURO 

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