Il futuro dello stabilimento Eni Versalis di Brindisi è al centro di un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Claudio Stefanazzi (PD) ai ministri dell’Economia, delle Imprese e del Made in Italy e del Lavoro. Il nodo principale riguarda la chiusura dell’impianto di cracking, prevista per aprile 2024, e la transizione verso una gigafactory per batterie, il cui avvio è programmato solo per il 2028 nell’ambito di una joint venture con Seri Industrial.
Stefanazzi chiede quali iniziative il Governo intenda adottare per salvaguardare i livelli occupazionali, considerando che il sito occupa 470 dipendenti diretti e circa 1000 lavoratori dell’indotto, per i quali permane un’incertezza totale. La questione sarà discussa nel tavolo convocato per il 6 febbraio a Bari tra i sindacati e il presidente della task force regionale per le emergenze occupazionali, Leo Caroli.
Nell’interrogazione si evidenzia come lo stabilimento di Brindisi rappresenti da decenni un nodo strategico per il ciclo industriale di Eni Versalis, ospitando uno degli impianti di cracking più moderni d’Europa. Tuttavia, con il piano di razionalizzazione annunciato dall’azienda, si punta all’abbandono della chimica di base, con la conseguente chiusura dell’impianto.
Stefanazzi sottolinea il rischio di gravi ripercussioni economiche e sociali, non solo per i lavoratori diretti, ma anche per l’intera filiera dell’indotto, mettendo a repentaglio la competitività del settore chimico italiano e aumentando la dipendenza da multinazionali estere.
Il deputato chiede al Governo se intenda sostenere la coesistenza tra il cracking e la futura gigafactory, come proposto dai sindacati e dalla Regione Puglia, o se vi siano motivazioni contrarie a questa ipotesi.
“La soluzione esiste – afferma Stefanazzi – si può mantenere in attività il cracking e, al tempo stesso, sviluppare un nuovo investimento industriale, trasformando Brindisi nel polo italiano della chimica di base. Logisticamente è fattibile, economicamente e socialmente è un atto dovuto alla comunità. Lo Stato non può abbandonare un territorio dopo averlo sfruttato per decenni.”
L’attesa ora è per una risposta del Governo, mentre cresce la mobilitazione per evitare un’ulteriore crisi occupazionale a Brindisi.