Divagazioni: “La stronzite acuta”, antica malattia dell’uomo” – di Gabriele D’Amelj Melodia

Ci sono (mal) costumi comportamentali molto diffusi che, denunciando un chiaro deficit di equilibrio psichico, sono da ascrivere alla sfera del patologico. Uno di questi è senz’altro quello di compiere atti mancini non motivati in danno di soggetti incolpevoli. E’ la c.d. “ sindrome del “pugnalatore fraterno“, alias “stronzite acuta“, un male facile da diagnosticare ma assai difficile da curare, anche se dosi massicce di calcinculo reali e figurati sembrano fornire qualche apprezzabile risultato.

E’ inutile fare gli ipocriti ricorrendo a edulcorati sinonimi quando si vuole identificare con precisione lessicale chirurgica questa tipologia di persone che ha sposato la causa del produrre atti stronzeschi in danno del prossimo, la definizione più esatta e più sintetica, anche se aperta a un ventaglio di declinazioni, resta quella di “Stronzo“. Il vocabolo, derivante dal longobardo “Strunz”, nei migliori dizionari è riportato come “ Massa fecale di forma cilindrica “ e, nella metaforica applicazione ai perversi comportamenti di esseri umani geneticamente predisposti alla sottile e perniciosa canaglieria, rende perfettamente il senso di questa espressione di gratuita cattiveria che informa sempre il pensiero e le azioni dei portatori di molesti punzecchiature plurime e seriali.

Se la “stronzite” è una patologia psichica di pura pertinenza degli addetti i lavori, la “stronzaggine” ne rappresenta la sua interfaccia etica e sociale, e direi persino filosofica. Ecco allora che questa assume contorni metafisici, sfumature  platoniche (il mondo delle idee), chiare influenze crociane: la stronzaggine come fenomeno che dall’ambito pragmatico individuale  assurge a caratteristica interiore universale, cioè collettiva. Insomma è una vera categoria dello spirito, trasversale, bipartisan, democratica, perché interessa una moltitudine di umani di varia classe sociale e cultura, nella sua multiforme applicazione.

Lo stronzo (simbolo Str, per distinguerlo dal più innocuo elemento chimico stronzio (Sr), manca di empatia, di sensibilità, di senso di riconoscenza. E’ un indifferente, un cinico maligno, un egoista, un dispettoso, un complessato, un sadico Franti a cui piace fare gli sgambetti. Non arriva mai a picchi di malvagità pura, accontentandosi di tormentare, di causare disagio e sofferenza,  e il punzecchiar gli è dolce in questo male: lui gode così, e la sua è un’autentica “voluptas nocendi “.

Si comporta da stronzo doc il condomino che, a bella posta, con il cafonal Suv  restringe il campo di manovra alla tua modesta utilitaria, l’amico che non risponde mai alle tue mail o ai tuoi inviti, il destinatario di lodi, generosamente offerte in un tuo articolo, che non si degna nemmeno di spendere un “ grazie “, l’individuo a cui tu lanci fiori e ti ricambia tirandoti pietre, il collega che ti offre il caffè ma poi trama alle tue spalle, i parenti serpenti falsi e bugiardi sempre pronti a calunniarti, persino i figli, spesso ingrati ed egoisti, che ti rinfacciano quell’unica volta che ti hanno accompagnato in ospedale.

Poi ci sono le donne. Non solo le ex , tremende,  e le suocere, tremendissime, ma anche le “ Belle stronze “ come quella immortalata da Marco Masini ( …”Bella stronza, perché ti ho dato troppo amore / bella stronza che sorridi di rancore …”).

E la stronzite, la stronzaggine e l’epiteto “Stronzo/a” nella storia del costume di questo Bel Paese dove il sì suona e la parolaccia canta? Ci sono esempi a bizzeffe.

Intanto ricordo il poemetto “Merdeide” , sottotitolo “ Stanze in lode degli stronzi della Real Villa di Madrid “ ( 1629), di Tommaso Stigliani, materano emigrato a Napoli, Torino, Parma e infine Roma. Poi c’è quel noto detto napoletano tante volte pronunciato da Totò (“Hai voglia a mettere rum, nu strunz no diviene mai nu babbà!”).

Negli anni 80 il tribunale di Roma dovette chiedere una consulenza lessicologica al linguista Tullio De Mauro per decidere sulla valenza offensiva dell’epiteto “Stronzo” che anni prima Dacia Maraini aveva pubblicamente indirizzato a Giuseppe Berto. Nota la performance di Vittorio Sgarbi il quale, nel lontano 1989, esordendo sul divano del Maurizio Costanzo Shaw,  gelò la malcapitata preside-potessa con un sorprendente “Zitta, stronza!”  (quell’offesa gli costò ben sessanta milioni di risarcimento, sentenza della  Cassazione del 2001).

Alberto Arbasino, l’inventore di “Signora mia”, nel suo “Fratelli d’Italia “, un po’ alla Marinetti, oltre ad esaltare  “La magica potenza del vaffanculo”, scrive: “In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di “bella promessa” a quella di “solito stronzo”. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere ala dignità di “venerato maestro”.

Beh, io un a certa età ce l’ho, decidete voi, magnanimi lettori, se posso sperare in tale etichetta o, al pari dei peccatori descritti in questo articolo, mi devo rassegnare al ruolo di solito … escremento  solido a forma cilindrica.

                                                                                                Gabriele D’Amelj Melodia

2 COMMENTI

  1. Nell’attuale contesto in cui viviamo la stronzite o stronzaggine che dir si voglia ha acquisito ormai i connotati della normalità. Chi più e chi meno siamo tutti stronzi. Infatti se io con tizio mi comporto in una certa miniera, nei confronti di caio posso benissimo comportarmi da autentico escremento solido a forma cilindrica. Tutto dipende dai punti di vista. Insomma, come ha dimostrato il grande Albert, tutto è relativo!

  2. devo comunicare con te—mio malgrado— x una multa…del 11_01_2019
    veicolo renault targa mi 45022V …fatta a brindisi x chè il veicolo era fermo
    sulla carreggiata destinata alla scarico_carico delle merci…
    verbale n.003208/p/19_000714/19…ho già pagato il primo bollettino
    non avendo tl tuo indirizzo…ho usato questo spazio…nadia.