I Carabinieri Forestali del Nucleo di Ostuni, insieme al Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) di Brindisi, sono intervenuti nei giorni scorsi in contrada Sant’Elia, nel territorio comunale di Fasano, dove è stata scoperta una vasta discarica abusiva in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico.
L’operazione è scattata a seguito di una segnalazione effettuata dall’alto da un elicottero del 6° Nucleo Carabinieri di Bari-Palese, che ha individuato l’insolita presenza di fumi e cumuli di materiali all’interno di una vecchia cava dismessa.
Giunti sul posto, i militari si sono trovati di fronte a una situazione di forte degrado ambientale: su una superficie di circa 8.000 metri quadri erano stati accumulati rifiuti di ogni tipo, molti dei quali considerati pericolosi. Tra questi, scarti provenienti da demolizioni edilizie, attività di autoriparazione e autodemolizioni, inclusi diversi veicoli fuori uso. Una parte dei rifiuti era stata data alle fiamme, aggravando ulteriormente il danno ambientale.
L’area in questione si trova all’interno di un comprensorio naturale protetto, caratterizzato dalla presenza delle tipiche “lame” carsiche che dalle Murge sud-orientali degradano verso il mare Adriatico, elemento che ha reso l’intervento ancora più urgente e necessario.
Dopo i primi accertamenti, i Carabinieri Forestali hanno proceduto al sequestro preventivo dell’intera area, per impedire il prosieguo dell’attività illecita.
Il proprietario del terreno, un 63enne del luogo, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Brindisi per gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva, ai sensi dell’art. 256, commi 1 e 3 del D.Lgs. 152/2006 (noto come Testo Unico Ambientale). A suo carico anche l’accusa di combustione illecita di rifiuti, reato introdotto nel 2014 all’art. 256-bis per contrastare con maggiore fermezza fenomeni gravi come quelli tristemente noti della “Terra dei Fuochi”. In presenza di rifiuti pericolosi, come in questo caso, la pena prevista è la reclusione da 3 a 6 anni.
La presenza di rifiuti pericolosi preclude inoltre la possibilità per l’indagato di accedere alla cosiddetta “prescrizione asseverata”, misura di giustizia riparativa prevista dalla legge 68 del 2015, che consente l’estinzione del reato tramite il ripristino volontario dello stato dei luoghi.