Colpo Gobbo: “Ci sono medici e medici, dal dr. Tersilli al prof. Burioni…” – di Bastiancontrario

Le dispute della scienza, comprese quelle della medicina, sono cose antiche. E guai se non ci fossero state e non ci fossero anche oggi e domani, perché il confronto, la discussione, persino la polemica, sono il sale della ricerca, dello studio,e ogni progresso clinico passa sulle macerie degli errori, ipocritamente denominati esperienze. Leggete questo passo di Tucidite sulla peste di Atene del 430 a.C: “I medici non erano di aiuto a causa della loro ignoranza, poiché curavano la malattia per la prima volta. Ma anzi loro stessi morivano più di tutti, in quanto più di tutti di avvicinavano ai malati; Né serviva nessun altra arte umana. Tutte le suppliche che facevano nei templi o l’uso che facevano di oracoli e cose simili, tutto ciò era inutile . Alla fine essi se ne astennero, sgominati dal male”. Cronaca cruda, spietata, quasi come quella di alcuni passi dei Promessi Sposi del Manzoni. Ecco cosa scrive il Maestro all’inizio del Capitolo XXXI che descrive l’epidemia di peste del 1630: “I medici opposti alle opinioni del contagio, non volendo ora confessare ciò che avevano deriso, e dovendo pur dare un nome generico alla nuova malattia, trovarono quello di febbri maligne, miserabile transazione, anzi trufferia di parole…” Altri tempi, altri malanni lontani dalla nostra beata civiltà del progresso e del benessere che, almeno qui in occidente, ha rimosso il concetto di sofferenza fisica e di morte. Ora, in poco più di due mesi, tutto è stato rovesciato e ci troviamo a combattere con questo invisibile e sconosciuto mostro che semina terrore, morte e sgomento. In prima fila, come sempre, la scienza e i suoi uomini. Gli studiosi, i grandi luminari, e poi i medici di batteria, quelli che stanno eroicamente lottando in trincea. Purtroppo la società massmediatica dell’immagine e dell’abuso della parola sta causando squilibri e contraddizioni anche nel campo della corretta informazione da divulgare urbi et orbi, quando invece il principio di chiarezza e di uniformità dovrebbe essere l’unico praticabile, fondamentale per infondere coraggio e sicurezza al popolo italiano. Invece, troppo sollecitati ad una sovraesposizione stucchevole e deleteria, anche i luminari hanno finito per cedere ad una forma di narcisismo francamente inaccettabile. Hanno parlato troppo e incessantemente, a volte addirittura contraddicendo se stessi. Prudenza e temperanza non sono virtù custodite nel bagaglio etico e culturale di molti uomini e donne di scienza. Abbiamo visto e sentito studiosi che, solo un mese fa, minimizzavano, salvo poi a correggere il tiro. In questo panorama, invero poco confortante, si staglia la figura da gigante del prof. Roberto Burioni, ordinario di microbiologia e virologia, immunologo, uomo di scienza e di divulgazione che ha fatto della coerenza il suo vessillo. Sempre chiaro, preciso, severo nei suoi interventi perché la scienza non può essere trattata alla stregua di altri futili argomenti da salotto. Burioni non fa il piacione in tv, e questo va a suo merito. Ha scritto due testi bellissimi, il primo dall’accattivante titolo “La congiura dei somari”(2017), l’ultimo, un vero instant book “ Virus, la grande sfida”. Leggiamoli in questi giorni di clausura forzata, impareremo certo qualche cosa, compreso che anche tra gli scienziati ci sono uomini, mezz’uomini, ominicchi e quaquaraquà …

Bastiancontrario

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