Brindisi: tra sogno e realtà

BRINDISI – Nei giorni scorsi abbiamo deciso di interessarci di alcuni luoghi del cuore dei brindisini che, per il momento, rappresentano soltanto delle ferite aperte sulle quali, spesso, i nostri amministratori ed alcuni nostri concittadini ci hanno versato del sale. Così, abbiamo interpellato gli uffici degli enti di competenza per conoscere lo stato dell’arte e per comprendere quali fossero gli ostacoli che impediscono la fruizione o la riqualificazione di tali luoghi. Nella maggior parte dei casi abbiamo potuto constatare che gli intoppi sono generati soprattutto dalla carenza di buona volontà o da difetti di comunicazione tra gli uffici e tra gli enti: penso al Pic-Nic, il cui stallo non è più dovuto, come in passato, a vincoli amministrativi ma alla mancanza di idee chiare su come procedere; penso all’invaso del Cillarese, sul quale il Consorzio Asi ha speso risorse per un progetto a cui non è stato dato ancora seguito perché vi è sempre qualcosa di più importante da fare; penso ancora al Castello Svevo ed alla Porta Thaon de Revel, aperti al pubblico solo in sporadiche occasioni ma fruibili previa presentazione di una lista di nomi dei visitatori.

Alcuni amici, a seguito di tali articoli, sono corsi avanti con la fantasia, immaginando, un giorno, di poter percorrere in bicicletta il Lungomare, attraversare la Porta de Revel, arrivare ai piedi del Monumento al Marinaio, proseguire oltre il muro che separa il piazzale dello stesso dal Canale Pigonati per arrivare fino al porticciolo turistico e farsi un bagno nella riqualificata Cala Materdomini. In verità, quello che può sembrare un sogno lo abbiamo già reso reale più di una volta ed abbiamo creato le condizioni affinché diventi una realtà permanente: l’area prospiciente il Canale Pigonati (denominata “Deposito Catene”), infatti, nella volontà dell’Amministrazione comunale dovrebbe essere trasformata in un giardino sul mare, e lo stesso progetto di riqualificazione di Cala Materdomini ha già beneficiato del finanziamento necessario, ma, ahinoi, resta da attendere la conclusione delle indagini svolte in merito all’affidamento di tale progetto, il quale prevede anche l’abbattimento dell’ex Estoril e dei ruderi presenti nell’area.

Anche io, da piccolo, coltivavo i miei sogni sulla città: ricordo, ad esempio, che desideravo accedere all’interno di quel grande teatro chiuso, oppure ricordo quando, attaccato alla radiolina, seguivo le partite della Acque Chiare Brindisi Basket, sognando, un giorno, di vedere la mia squadra lottare per i playoff di B1, e non sempre per non retrocedere. Bene, a distanza di anni stento ancora a crederci quando assisto alle vittorie contro l’Armani Milano di quella che ora è divenuta L’Enel Brindisi, o quando, recandomi a Teatro, posso assistere dal vivo a spettacoli interpretati dai più grandi attori del panorama italiano.

Tornando ai miei sogni, crescendo essi si sono evoluti ed ho imparato ad introiettare i tabù che permeano questa città: si diceva, ad esempio, che mai sarebbe potuta entrare una grande nave da crociera nel porto interno se non si fosse allargato il Canale Pigonati; che il nostro Lungomare non avrebbe mai ospitato le imbarcazioni da diporto, che costituiscono l’immagine più bella delle località più rinomate; che le grandi compagnie non avrebbero più toccato il porto di Brindisi; che la litoranea, dopo la ferita inferta dalla vicenda giudiziaria del villaggio di Acque Chiare, sarebbe rimasta in eterno una landa desolata; che la città non sarebbe stata mai in grado di ospitare grandi eventi.

Ed invece, anche in questo caso, i sogni si sono concretizzati, seppure ancora in maniera fugace o limitata: il Lungomare, divenuto nel frattempo bello come pochi, ospita permanentemente imbarcazioni da diporto nella zona del Piazzale Lenio Flacco e maxi yacht sulla banchina centrale, oltre ad accogliere per una settimana all’anno oltre 100 imbarcazioni partecipanti alla regata Brindisi – Corfù, che regalano una cartolina della città simile a quella delle più rinomate località marinare; la litoranea si è impreziosita della (ancora sparuta) presenza di lidi balneari che poco hanno da invidiare a quelli del Salento leccese, quali il Guna Beach, l’Oktagona, Long Beach e l’Hemingway; il Piazzale di Sant’Apollinare, che può ospitare oltre 100.000 persone, è stato teatro della venuta del Papa e del concerto di Jovanotti; così come la città è stata in grado di riprendere gli eventi che hanno caratterizzavano il suo passato, quali la festa del vino, e di inventarne di nuovi come il Medieval Fest, il mondiale di motonautica, ecc; ma soprattutto, il porto di Brindisi può adesso fregiarsi della presenza di una compagnia come Grimaldi, accoglie sulle proprie banchine ben 4 traghetti per la Grecia ed ospita sul proprio Lungomare, pensate un po’, una grande nave da crociera della compagnia Msc.

Solo 10 anni fa tutto questo era impensabile, così come pareva irraggiungibile la possibilità: di vedere illuminato il Castello Alfonsino; di poter praticare fitness sulla litoranea, opportunità che adesso è divenuta possibile grazie ai bonificati parchi del Serrone e di Sbitri; di usufruire di campi da basket, calcio o volley sulla spiaggia, un po’ come avviene sulla Riviera romagnola; di godere di un Lungomare pedonale in stile esotico; di frequentare parchi come il Cillarese ed il Di Giulio, in una città che fino a pochi anni fa disponeva di un solo parco urbano, ovvero il Cesare Braico; di vedere attuata, seppure lentamente e faticosamente, l’idea della Città d’acqua, pensata per primo da Giovanni Antonino; di convincere Enel a costruire dei carbonili coperti, in modo tale che gli abitanti della zona non siano costretti a barricarsi dentro casa per sfuggire alle nubi di carbone; di scorgere per le nostre stradine comitive di turisti, che visitano con interesse i nostri monumenti, esprimendo sorpresa ed apprezzamento; ancora, di assistere al decollo di un aeroporto mai così vivo.

Brindisi, insomma, nonostante i tanti problemi, il malgoverno che spesso la caratterizza, una cittadinanza iper critica e particolarmente apatica, avanza, a piccoli passi ma avanza, e prova a scrivere nuove pagine di Storia, che l’ha spesso vista protagonista nei quasi tre millenni di vita trascorsa.

Checché se ne dica, a Brindisi, i sogni, almeno una volta, si realizzano. Certo, sarebbe da ipocriti nascondere la circostanza che gran parte delle cose realizzate poi tende a scadere nel degrado (come i nuovo parchi, il Lungomare, il Castello Alfonsino, ecc) o viene perso (come lo Snim, il Negroamaro Wine Festival, ecc). Parimenti, però, si finirebbe per mistificare la realtà se si negasse che la città, in questo primo scorcio di millennio, ha dimostrato di avere le potenzialità per riprendersi ciò che le compete e per autodeterminare il proprio destino (vedasi la vicenda del Rigassificatore).

Nuove sfide, adesso, si parano davanti, basti pensare: al recupero del Collegio Tommaseo, che presto diverrà di proprietà del Comune; al riutilizzo del capannone Montecatini e dell’intero piazzale; alla predisposizione di un nuovo Pug e di un nuovo Piano della costa; all'(assennato) utilizzo dei 5 mln di euro stanziati per il Castello Alfonsino, per garantire perlomeno una guardiania ed una nuova illuminazione al Bene; al completamento, lento ma inesorabile, dell’attività di riqualificazione e di riappropriazione del waterfront, che passa attraverso le capacità progettuali e di contrattazione con la Marina Militare e con l’Agenzia del Demanio; al recupero degli impianti utili a chiudere in loco il ciclo dei rifiuti; e tanto altro ancora.

A Brindisi, spesso, sogni e realtà si confondono: sta a noi, di volta in volta, stabilire il confine. Basta volerlo, soprattutto nella cabina elettorale.

Andrea Pezzuto
Redazione
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