BRINDISI – Riccardo Rossi, Carmine Dipietrangelo, Francesco Cannalire e tutti i militanti locali della coalizione di centrosinistra staranno vivendo queste ore successive alle votazioni Politiche con un certo grado di preoccupazione: vero è che le elezioni locali seguono logiche differenti (vedi la vittoria di Zingaretti nel Lazio), ma non è possibile tapparsi occhi ed orecchie davanti al “sentiment” espresso dai brindisini. La fazione di riferimento di Riccardo Rossi e del nucleo storico di Brindisi Bene Comune è immaginabile sia stata quella rappresentata da Liberi e Uguali: il candidato Sindaco del centrosinistra, infatti, si è spesso fatto vedere in occasione degli incontri organizzati da LeU.
Il 2,5% di preferenze ottenuto dal partito nella città di Brindisi (dato leggermente inferiore a quello regionale e nazionale), se confrontato con il 14% ottenuto da Rossi nel giugno del 2016, quando ad appoggiarlo erano pressoché le stesse forze politiche, lascia intendere che l’elettorato di sinistra si sia spostato altrove, ovvero verso i 5 Stelle (e probabilmente qualcuno anche verso il centrodestra). Con un numero simile di votanti nelle Amministrative del 2016 ed in queste politiche, passare da 6.800 a 1.200 voti non può che far riflettere la sinistra brindisina, soprattutto se a ciò si aggiunge il risultato del Pd.
Il partito del Segretario Renzi a livello nazionale ha raggiunto il 18% delle preferenze, a livello regionale il 14%, a Brindisi città più del 13%, percentuale che alla Camera è scesa di due punti. Insomma, è vero che – come premesso innanzi – nelle Amministrative può cambiare tutto e la credibilità e riconoscibilità dei candidati può fare la differenza, ma il 15-16% racimolato in città dall’intero arco della sinistra (al quale va aggiunto l’1% di Potere al Popolo, che comunque concorrerà da solo) suona come un campanello d’allarme che apre dubbi sulla possibilità che Rossi possa inserirsi nella lotta al ballottaggio.
Al momento, infatti, i favoriti non possono che essere il M5S, che ha sbaragliato la concorrenza superando clamorosamente la soglia del 50% di preferenze, ed il centrodestra (se così si può definire, dato che al momento ingloba un po’ tutto).
L’affermazione ottenuta in città da Forza Italia, che nelle Amministrative del 2016 scese al 4%(!), e l’elezione in Parlamento di Mauro D’Attis fungono inevitabilmente da propulsore, ed anche da catalizzatore, date le trasmigrazioni e le annessioni registrate negli ultimi giorni. In città il partito azzurro ha ottenuto circa il 18%, un dato superiore alla media nazionale (14%) e leggermente inferiore a quella regionale (19%). A Forza Italia vanno ad aggiungersi il 5% racimolato dalla Lega (più debole rispetto al dato regionale che la dà al 6,5%), il 2% di Fratelli d’Italia ed il 2% di Noi con l’Italia, che a Brindisi, nonostante abbia governato la città nel corso dell’Amministrazione Carluccio, non ha sfondato.
E decisivo risulterà anche l’apporto che fornirà alla coalizione il Partito Repubblicano, che a Brindisi ha raggiunto la soddisfacente soglia del 2% e che conoscendo il seguito di Giovanni Antonino si rivelerà probabilmente determinante.
Tutta insieme questa coalizione vale quasi il 30%: certo, i malumori che si registrano all’interno dei repubblicani e della fronda più sovranista della coalizione (ribaditi quest’oggi dal Segretario provinciale della Lega Paolo Taurino) lasciano pensare che non sia così scontato che il centrodestra si presenti unito alle prossime Amministrative. Va inoltre sottolineato come non sia ancora stata ufficializzata l’annessione del movimento di Marino, di Impegno Sociale, di Alternativa Popolare, del movimento di Luperti e di Noi con l’Italia alla coalizione del centrodestra. Se tutti questi tasselli dovessero però presentarsi uniti ai primi di giugno, allora per il centrosinistra la sfida si farebbe estremamente ardua.
Dopo le ultime esperienze amministrative, tuttavia, dovrebbe essere chiaro a tutti quanto difficile non sia vincere, ma governare, ed una fazione sembra oggettivamente averlo compreso meglio dell’altra. Così come lo comprese bene Domenico Mennitti, che nel corso dei 15 giorni che lo separarono dal ballottaggio non volle sottostare ad apparentamento alcuno, sì da salvaguardare la governabilità. E solo lui sapeva, per averlo imparato sulla sua pelle nel corso del suo primo mandato da Sindaco, quanto preziosa fosse la governabilità. Chissà che nelle prossime settimane non lo comprendano anche quelli che politicamente dovrebbero essere i suoi “eredi”.
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Andrea Pezzuto Redazione |