A2A: “Una mobilitazione permamente per scongiurare una nuova produzione energetica nel sito della brindisi nord. Una storia che deve finire”

Un raggruppamento spontaneo di associazioni di tutela del diritto alla salute ed all’ambiente hanno formulato in un articolato documento una lunga serie di osservazioni critiche nei confronti  del progetto di costruzione di una centrale a gas da parte della società A2A nell’area della precedente centrale a carbone nota come Brindisi Nord. Anche l’Amministrazione Comunale di Brindisi ha annunciato il suo parere sfavorevole con la motivazione che si realizzerebbe, in caso di approvazione del progetto, un incremento di emissioni in atmosfera da un sito la cui fermata nel 2012  ha contribuito a far registrare  un miglioramento della qualità dell’aria e di alcuni indici sanitari sino ad allora sfavorevoli.

Sarebbe davvero anacronistico pensare di collocare lì dove fu costruita nel 1964 una centrale termoelettrica un nuovo impianto a poca distanza dal centro della città e anche di popolosi quartieri come Perrino, Bozzano e dei più recenti agglomerati urbani all’inizio della litoranea nord (via Materdomini) inesistenti negli anni ’60.

A ciò si aggiunga che il Consiglio Comunale negli ultimi anni in più occasioni ha espresso la volontà di destinare l’area in questione alla retroportualità, decisione questa che contrasta con la volontà di A2A di collocare proprio lì una nuova centrale sia pure di minor potenza della precedente e forse di minore impatto ambientale insieme ad altre attività industriali inerenti il trattamento dei rifiuti. Sul piano della tutela della salute si deve inoltre osservare che l’apporto emissivo del nuovo impianto (caratterizzato anche da sostanze in grado di provocare il cancro) andrebbe ad aggiungersi a quello già noto dell’attività portuale nel suo complesso il quale impatta a Brindisi su una quota molto ampia di popolazione che risiede intorno al porto interno e medio. Sorvolando poi sull’aderenza di questo progetto alle direttive europee di uscita dai combustibili fossili, la proposta di A2A appare anacronistica e in controtendenza rispetto agli sforzi di una comunità che, afflitta per decenni dalle conseguenze di incontrollate emissioni industriali, tenta di risalire faticosamente la china per riaffermare il proprio diritto all’ambiente salubre ed alla salute.

Sul piano occupazionale è sempre l’Amministrazione Comunale ad affermare che l’occupazione prodotta dal nuovo impianto energetico si limiterebbe a 10 unità lavorative.

Sono altri i progetti che devono soddisfare la fame di lavoro di questa provincia, progetti che attraverso l’intervento  pubblico devono risanare i guasti prodotti all’ambiente, fornire possibilità di cura efficaci ed efficienti, realizzare infrastrutture per valorizzare le potenzialità del territorio.

Presentare interventi di vecchio stampo che hanno dimostrato ormai la loro inconsistenza e provvisorietà significa credere che la storia non abbia insegnato nulla alle nostre popolazioni.

Per queste ragioni è necessaria una mobilitazione permanente delle articolazioni sociali più attente della città perché il predetto progetto non passi all’insaputa dei cittadini circa i suoi aspetti negativi per la collettività. E auspichiamo che l’Amministrazione Comunale, nata da una diffusa sensibilità su tali tematiche, continui a condividere tale impostazione e a battersi con decisione e fermezza per porre fine ad una storia che da troppo tempo condiziona la città.

 FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO

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