BARI – “È necessario, se vogliamo realizzare un sistema moderno, efficace, veloce, abbandonare delle logiche che prendono talvolta sia le forze politiche ma anche le organizzazioni sindacali territoriali: il localismo non deve avere più spazio”. Lo ha detto l’assessore ai Trasporti della Regione Puglia, Giovanni Giannini, intervenendo al convegno su trasporti e turismo organizzato dalla Cisl a Bari.
Il riferimento è (anche) alla paventata apertura dell’aeroporto di Grottaglie ai voli civili; un fatto, questo, che aveva fatto infuriare la politica (e non solo) locale, soprattutto quando il Governatore Emiliano annunciò che Bari e Brindisi avrebbero dovuto condividere i propri introiti ed i propri vantaggi per favorire il maggior utilizzo e lo sviluppo dei traffici civili dell’aeroporto di Grottaglie.
Fu l’assessore Loredana Capone, mesi addietro, a fare riferimento a 7 milioni di euro l’anno per tre anni per sostenere i voli civili da Grottaglie e da Foggia e lo stesso Emiliano aveva successivamente parlato dalla indizione di un bando da parte della Regione Puglia (da 7 mln appunto) per sostenere i due scali, “senza che questo – disse – possa togliere nulla a Bari e a Brindisi”. Bando di cui, però, non c’è traccia nel bilancio di previsione 2018.
E ieri è arrivato il netto ‘no’ da parte dell’assessore Giannini, il quale ha detto che “sostenere che si devono fare i voli civili a Grottaglie – ha aggiunto l’assessore Giannini – che non si deve chiudere un Punto di primo intervento in un comune, che si devono fare i voli civili a Foggia, significa mettersi fuori dalle linee di sviluppo delineate dalla Unione Europea, e dagli atti adottati dal governo italiano”. Non solo. Giannini ha sottolineato anche che “il Piano nazionale degli aeroporti definisce per esempio tre aeroporti: la Puglia è l’unica regione in Italia che ne ha avuti tre. Altre regioni molto più grandi della Puglia si sono viste tagliare gli aeroporti. Città importanti come Firenze sono state accorpate a Pisa. Allora – ha concluso – dobbiamo capire che il treno per lo sviluppo passa attraverso il convincimento che siamo un popolo unico, siamo europei. Non esistono più le nazioni, le autonomie statali. Esiste un mondo diverso nel quale abbiamo accettato tutti quanti di proiettarci”.
Niente da fare, dunque. E, francamente, ne siamo sollevati.
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Pamela Spinelli Direttore responsabile |