Villa Castelli cancella la memoria di Pietro Alò – il ricordo isolato nelle parole della nipote Micaela De Marco

Ci sono Anniversari e anniversari a Villa Castelli; ricorrenze che vengono celebrate perché la formalità lo impone e anniversari che vengono completamente cancellati dalla storia. E’, quest’ultimo, il caso del Senatore Pietro Alò, completamente rimosso e cancellato da qualsiasi racconto istituzionale. Sebbene possa essere stata una personalità scomoda per i suoi avversari politici, ha rappresentato con la sua attività politica e con il suo impegno sociale, un personaggio degno di rispetto e ammirazione che oggi, a 17 anni dalla sua morte, deve essere ricordato!

Villa Castelli on Line sceglie di ricordare il Senatore Pietro Alò attraverso le parole della nipote Micaela De Marco, con l’auspicio che questo sia un tentativo per risvegliare animi dormienti da troppi anni.

“Una Comunità che non ha memoria che comunità può essere?
Un paese che ha la memoria selettiva come pensa di scrivere pagine future?
Come si può decidere di non raccontare con un certo orgoglio ai propri compaesani, soprattutto quelli giovani, uno dei pezzi di massima espressione di rappresentativa istituzionale del proprio Paese?
Come si può generare un’amnesia collettiva tale da annichilire un patrimonio politico e culturale di cui essere orgogliosi?

Io tutto questo non so come si possa fare, eppure a Villa Castelli si fa.

Villa Castelli, il mio paese, ha scelto di cancellare dai propri ricordi, dalla propria narrazione e quindi dalla propria storia, uno dei suoi concittadini più illustri e illuminati: nato a Villa Castelli, cresciuto a Villa Castelli e sempre orgoglioso del suo paese, il Senatore della Repubblica Italiana Pietro Aló.
Non una targa, non una via ne un parco: nulla, per il senatore Pietro Aló, nulla.

Sebbene probabilmente il ricordo che Villa Castelli abbia espresso un Senatore della Repubblica appartiene quasi esclusivamente, oramai, alla sua famiglia e ai vecchi del paese, questa è una storia che va raccontata. Non starò qui ad interrogarmi sulle ragioni che muovono questa inspiegabile scelta: sarà superficialità? Sarà mediocre malevolenza? Poco importa, ora, Villa Castelli deve essere orgogliosa di raccontare questa storia fatta di riscatto e orgoglio.

Pietro Alò, per tutti il Sen. Pietro Alò, per me solo zio Pietro. Quello del: “Sono zio Pietro, con chi parlo?”
Uomo particolare: capace di provocare emozioni contrastanti tra loro: di lui o te ne innamoravi o lo odiavi. Disponibile, esuberante, sarcastico ironico e pungente. Figura controversa: tanto generoso e determinato, quanto testardo e resistente. Una vita la sua, dedicata sempre rivolgendosi all’altro, un trascinatore, insomma un leader carismatico. Non dava mai nulla per scontato, era capace di mettere in discussione le proprie convinzioni se ne fosse stato necessario. Pietro Alò è passato dall’essere operaio in fabbrica a Senatore della Repubblica, senza cambiare mai il suo modo d’essere. La politica era il farsi carico dei dolori quotidiani della sua gente. Pietro Alò è passato dalle dure lotte con i comitati studenteschi a quelle fatte con i braccianti contro i caporali (anni 70), alle battaglie intraprese nelle istituzioni, a livello locale, nazionale e internazionale. La piaga del fenomeno del Caporalato e il “Caso Pietro Venezia” con la vittoria della mancata estradizione di un cittadino italiano negli Stati Uniti d’America, solo per citarne alcune.

Quando 17 anni fa a Roma moriva Pietro Aló, a Villa Castelli il sindaco eletto era: Francesco Nigro, il vice sindaco era l’attuale capo di opposizione e Giovanni Barletta, odierno primo cittadino, era uno degli assessori più attivi e operosi. La Regione Puglia iniziava la sua ascesa nell’Olimpo delle “terre più belle del mondo”. Era giugno, faceva caldo e i lavori in agricoltura erano al massimo dell’operosità. Si votava per i referendum sulla fecondazione assistita. Nel 2005 non era più il tempo dei picchetti organizzati da Pietro Aló, negli anni 70, per fermare i “pulmini” stracolmi di donne che, ammassate, andavano a giornata nei campi ma, in provincia di Brindisi, il reato di Caporalato continuava ad esistere anche se aveva cambiato l’abito.

Riconoscere, anni prima, Caporali in alcuni dei propri compaesani che si macchiavano di atti di sfruttamento fu per Pietro Aló uno degli atti più coraggiosi e dolorosi al tempo stesso che avesse mai potuto compiere.
Villa Castelli a quella denuncia, preferì voltare le spalle a chi voleva tenderle la mano. Le sue parole furono strumentalizzate e usate vigliaccamente per infangare il suo operato.
La denuncia sociale gli fu ritorta contro dai suoi avversari politici ma la sua integrità morale e il suo amore viscerale per la sua terra non lo fermarono, non arretrò neanche di un passo.
Pietro Aló amava Villa Castelli e la sua gente, ci tornava tutte le volte che poteva.
Allontanandosi da Villa Castelli riprese a studiare; il suo lavoro diede chiavi di lettura del fenomeno del Caporalato che solo tanti anni dopo ha portato alle attuali leggi contro lo sfruttamento nel lavoro nei campi.
Dopo Giuseppe Di Vittorio è stato il primo pugliese che ha portato nelle aule del Senato della Repubblica la parola caporale e ha raccontato le violenze che le braccianti dovevano subire.

Sono passati 17 anni e Villa Castelli non ha ancora chiesto scusa al Senatore Pietro Alò; l’affetto delle donne e degli uomini del Paese è rimasto invariato, anzi, se possibile, è anche cresciuto nel tempo. Le istituzioni, invece, continuano a tacere. Il loro silenzio urla più di mille dichiarazioni, nessuno ha chiesto scusa per aver girato le spalle ad uno dei suoi figli che mai ha tradito la sua terra.
Nessuno ha scelto di assumersi la responsabilità di chiudere il cerchio doloroso di questa storia.
Sicuramente adesso, se solo ne avesse la possibilità, mi direbbe che a lui l’idea di stare stampato su una targa lo inquieta e non poco, io invece credo che un luogo pubblico e una narrazione onesta della sua persona è necessaria.

Al Senatore della Repubblica Pietro Aló è doveroso restituire il rispetto che aveva per il suo Paese e per i suoi concittadini.

Ci sono uomini e donne che con le loro esperienze hanno rappresentato una speranza collettiva, ci sono storie che vanno raccontate perché sono state alla base della formazione politica di tanti di noi, quella di Pietro Alò è sicuramente una di queste.
Tantissime volte, mi sono ritrovata al telefono con il desiderio di chiedergli:” ma allora, Zio, tu che ne pensi?” Ma grazie a lui, ho imparato che le risposte dovevo cercarle in me: “Dovete essere curiosi – ci diceva sempre- leggete, studiate, fatevi domande, cercare le risposte”.

Le sue parole non dovrebbero essere dimenticate: dovrebbero essere riscoperte, recuperate e conservate con cura. Dimenticando il passato rischiamo di avere una visione distorta del futuro e non possiamo permettercelo.

Zio, adesso arrabbiati pure… me lo hai insegnato tu a dire sempre quello che penso. Con infinito affetto Micaela”.

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