Smith spiega forte e chiaro cosa ci fa a Brindisi. Vitucci tra un’imprecazione e l’altra costruisce un’identità, in attesa dell’esorcista

BRINDISI – L’Happy Casa vince l’importantissimo match interno contro Varese ma ottiene la conferma che, più che nuovi giocatori e cambi di allenatori, avrebbe bisogno di assoldare un esorcista. Frank Vitucci ci ha provato a vestirne i panni: il coach veneziano, infatti, è apparso indemoniato per tutto l’arco dell’incontro, guidando i suoi giocatori passo dopo passo ed imprecando praticamente in ogni azione; insomma, uno spettacolo nello spettacolo. Purtroppo, però, i suoi “poteri” sono svaniti di colpo al 39° minuto di gioco, quando il punteggio era fermo sull’82 a 72. Fino a quel momento si era vista obiettivamente un’altra Brindisi, finalmente con un’identità più precisa e con una qualità di  gioco di conseguenza migliore. Contro Varese, infatti, la squadra ha mostrato un’esecuzione offensiva nettamente più fluida e razionale, impostando la gara su ritmi controllati, probabilmente più consoni alle caratteristiche di giocatori come Tepic, Suggs e Lalanne. Tale accorgimento, unito ad una maggiore propensione alla circolazione di palla ed alla ricerca del compagno libero (alla fine saranno 18 gli assist per i biancazzurri, contro i 13 di media), ha messo in grossa difficoltà gli uomini di Caja, apparsi assolutamente alla portata di Brindisi. Ed il miglioramento della circolazione offensiva ha due nomi e due cognomi: Frank Vitucci e Donta Smith.

Con l’avvento del primo, già dalla gara di Capo d’Orlando si era notata una migliore distribuzione del gioco interno ed esterno: prova ne sia che la squadra ha migliorato notevolmente le proprie percentuali nel tiro da due punti, dove fino a tre settimane fa occupava l’ultima posizione. Alcuni esempi su tutti spiegano meglio la bontà delle scelte tattiche predisposte da Vitucci: Lalanne è stato messo nelle condizioni di fare quello che gli riesce meglio, ovvero tirare fronte a canestro; Tepic è stato spostato in posizione di guardia, così che potesse sfruttare le situazioni che gli sono più congeniali, ovvero quelle sui pick & roll; stesso discorso per Mesicek.

L’unico che invece non riesce ancora a trovare una propria collocazione è Suggs, troppo discontinuo per essere un tiratore sugli scarichi, troppo lento per essere un tiratore dal palleggio o un penetratore, troppo leggero per giocare situazioni di spalle a canestro.

E passiamo adesso al secondo protagonista in positivo, Donta Smith: in molti si sono frettolosamente chiesti a cosa servisse il suo arrivo; dopo la gara di ieri le idee saranno più chiare. Smith, anche nelle partite precedenti nelle quali non aveva prodotto numeri significativi, si era comunque messo in evidenza per il suo elevato quoziente intellettivo cestistico, che lo fa assurgere al ruolo di play aggiunto. D’altronde, nella sua carriera ha sempre viaggiato ad oltre 5 assist di media, e nella gara ieri si è vista tutta l’importanza di poter disporre di un lungo che sappia muovere velocemente la palla, cambiare il lato quando opportuno ed imbeccare in maniera illuminante i compagni. Una volta acquisita una condizione migliore, abbiamo finalmente visto anche il suo lato da leader offensivo e di rispettabile tiratore da oltre l’arco, tutte doti che hanno permesso alla squadra di vincere la gara nonostante il tentativo di auto-sabotaggio abbozzato. Ecco, di questo è meglio non parlarne. Godiamoci la gioia della vittoria, merce rara in questa stagione.

Andrea Pezzuto
Redazione
CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO