BRINDISI – Il Comune di Brindisi rende noto, attraverso l’Albo pretorio, che, per quanto attiene il Piano Comunale Costiero, il Responsabile Unico del Procedimento non sarà più l’architetto Teodoro Indini ma l’architetto Giuseppe Casuccio.

Tale avvicendamento si è reso necessario per ragioni di opportunità, infatti ad Indini, il 30 dicembre scorso, è stato conferito l’incarico di dirigente del Settore Urbanistica ed Assetto del Territorio; per tali ragioni, dunque, si è reso necessario differenziare i due incarichi. Il nuovo Rup del PCC, Giuseppe Casuccio, ha di recente rivestito il ruolo di Rup per i lavori di rimodulazione della falesia ed è stato componente del gruppo di pianificazione che ha provveduto alla redazione del PCC.

Contattato telefonicamente per avere notizie sullo stato dell’arte del PCC, l’architetto ha fatto sapere che in settimana si terrà una conferenza stampa nella quale si farà il punto della situazione.

Il Comune di Brindisi, nel novembre scorso, ha provveduto ad inviare in Regione il Piano Comunale Costiero, già adottato dalla Giunta comunale, al fine di ottenerne l’approvazione definitiva, la quale dovrebbe arrivare tra non meno di 90 gg.

Tale Piano, previo recepimento delle direttive fornite dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, disciplinerà l’utilizzo delle aree demaniali marittime sulle quali potranno sorgere lidi balneari. Quando entrerà in vigore, il Piano dovrebbe dare vita a 6 nuovi lidi, compresi tra l’area di Materdomini e quella di Punta del Serrone. E’ bene sottolineare, però, che tale strumento non risolverà il problema principale, quello che, di fatto, frena lo sviluppo della costa brindisina, ovvero l’avanzamento del mare e la conseguente scomparsa, in molti punti, del demanio marittimo sul quale individuare ulteriori lidi. Il demanio marittimo, per intenderci, è l’insieme dei beni statali destinati a soddisfare gli usi pubblici del mare, tra i quali rientrano le spiagge.

Il Piano Comunale Costiero inciderà solo sulle aree demaniali marittime ancora esistenti, le quali, però, rappresentano solo una minima fetta. La maggior parte delle stesse, invece, è interessata dai problemi legati alla pericolosità della falesia (su 59 km di costa, in 20 km insiste il divieto di balneazione) e dal suddetto fenomeno dell’avanzamento del mare. Per intervenire efficacemente su quest’ultimo problema è necessario arretrare la linea demaniale nelle aree compromesse. Per fare questo, il Piano Comunale Costiero non appare lo strumento più consono, seppure l’Amministrazione comunale vorrebbe risolvere il problema proprio in tale modo, trasformando la destinazione d’uso dei terreni privati entro i 300 metri dal mare tramite una variante urbanistica che sarà possibile adottare, più che con il PCC, attraverso lo strumento del PUG (qualora mai dovesse vedere la luce). Il PCC, infatti, si dovrebbe limitare a recepire le direttive del PPTR e non avventurarsi nel cambio di destinazione d’uso dei terreni prospicienti il mare.

Viepiù, la strada preferibile appare un’altra ancora: il Comune, infatti, potrebbe compulsare la Capitaneria di porto affinché questa, dopo aver effettuato i sopralluoghi del caso, relazioni al Ministero competente in modo da procedere con l’emanazione di un Decreto Ministeriale che possa prevedere l’arretramento di tale linea demaniale. Questa strada, formalmente più corretta, porterebbe all’espropriazione per pubblica utilità dei terreni privati prospicienti il mare, riconsegnando alla costa brindisina le aree demaniali di cui ha bisogno per svilupparsi.

E’ facilmente intuibile come la prima opzione produrrebbe un vertiginoso incremento di redditività per i proprietari dei terreni, i quali vedrebbero d’emblèe trasformati i loro appezzamenti da “campi di carciofi” in stabilimenti balneari. La seconda opzione, di converso, porterebbe a delle espropriazioni per pubblica utilità: uno scenario decisamente meno allettante per gli stessi proprietari.

Al di là delle implicazioni che possono discendere da tali situazioni, il dato rilevante è che, a differenza di quanto vorrebbe far credere qualche “spottista”, senza l’arretramento della linea demaniale, senza la dotazione di un PUG, senza l’installazione delle barriere soffolte, l’intervento sulla falesia (che ha interessato solo 3 dei 20 km soggetti a divieto di balneazione!) e l’approvazione del Piano Comunale Costiero costituiranno un mero palliativo, e non certamente l’occasione per poter pianificare seriamente lo sviluppo economico della costa.

Non ci resta che attendere le comunicazioni che arriveranno dal Comune nei prossimi giorni, nella speranza che, dopo anni di fumo, i brindisini possano vedere un po’ di arrosto.

 

Andrea Pezzuto
Redazione

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