Piano casa, Amati: “Ministeri intendono cancellarlo. Noi abbiamo fatto il possibile. Ora tocca ai parlamentari”

Fabiano Amati

“Le strutture burocratiche dei Ministeri della Cultura e delle Infrastrutture intendono proporre l’impugnativa del Piano casa dinanzi alla Corte costituzionale, anche della semplice proroga, con motivazioni ideologiche e alquanto discutibili. Noi abbiamo fatto tutto il possibile e per diversi anni, ora tocca ai parlamentari battere un colpo e far valere le ragioni di un comparto essenziale per la crescita economica della Puglia e del Paese. Altrimenti torneremo alle stagioni di crisi di quel comparto ad altissima densità di posti di lavoro e alle stagioni buie dell’edilizia con il cappello in mano, cioè quella fatta ingraziandosi il sindaco, gli uffici tecnici e avendo cura di incaricare il professionista più alla moda nei salotti della pianificazione territoriale, cioè la disciplina conservatrice e reazionaria che mira a imporre e omologare la vita delle persone attraverso l’urbanistica”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati, promotore negli anni scorsi della legge sul Piano casa e le sue proroghe.
“La frase chiave della proposta d’impugnativa confessa un chiaro intento anti-produttivo e ideologico della burocrazia ministeriale: ‘Il legislatore regionale, sostanzialmente, consente a priori interventi edilizi di ampliamento volumetrico in deroga agli strumenti urbanistici pur in assenza delle finalità sociali e ambientali perseguite dalle norme statali assentendo premialità gratuita e fine a se stessa’.
Mi pare che attraverso questa frase e utilizzando il Piano casa, si intenda raggiungere un progetto ideologico, fondato sul paesaggio come leva per riportare in auge le dottrine sui più totalitari modelli di sviluppo e sulla lotta di classe; escludere la finalità sociale del lavoro attraverso una contestazione aperta ai concetti chiave della domanda e dell’offerta; ignorare le necessità di ripresa economica che il Paese ha, salvo che non sia sostenuta con la spesa pubblica; dichiarare un’idea statalista e orientata al passato, per cui meglio i bonus a pioggia messi a carico delle generazioni future piuttosto che volumetrie premiali per farsi finanziare, attraverso le regole del mercato, entrate dello Stato, la produzione, l’ambiente, la riduzione di consumo di suolo e la legalità.
Noi consiglieri regionali a questo punto non abbiamo più strumenti per salvare questo importante strumento, per cui la parola passa ai parlamentari nazionali, ai quali rivolgo l’appello a occuparsene e farsi valere”.

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