Il livello e la qualità dei servizi sociali erogati dal Comune di Brindisi, per come si sono venuti atteggiando nel corso del tempo sono avvertiti dalla cittadinanza come qualcosa di positivo.

Servizi come l’integrazione scolastica per alunni diversamente abili, l’assistenza domiciliare integrata, l’assistenza domiciliare agli anziani, il sostegno ai minori emarginati nei quartieri a rischio, il ricovero e l’assistenza ai minori italiani e non presso istituti, la mediazione familiare, l’assistenza alle vittime di violenza, sono tutti servizi che hanno finora funzionato egregiamente, contribuendo, almeno in parte a lenire o limitare il disagio sociale in città.

L’ottimizzazione di tali servizi, anche dal punto di vista economico, deve essere perseguita, al fine di migliorarne la qualità e di evitare eventuali sprechi.

Ciò che non può essere accettabile è invece che il Comune di Brindisi si ponga l’obbiettivo di “tagliare” i costi, in maniera orizzontale, limitando non solo la qualità dei servizi erogati, ma anche il numero di utenti assistiti e la quantità delle prestazioni.

Nel campo dei ricoveri di minori soli e in quello dell’assistenza scolastica, in particolare, è in atto un radicale ridimensionamento che passa attraverso la riduzione d’autorità delle rette pagate agli istituti, la limitazione delle tipologie di alunni assistiti, mediante l’interpretazione estensiva di “linee guida regionali”, la riduzione oraria della presenza in classe degli operatori.

I guasti che questa politica è destinata a causare non saranno limitati all’aspetto, pure non secondario, della perdita di posti di lavoro di parecchi operatori e di una riduzione oraria per quelli che salveranno il posto. Ciò che verrà a determinarsi sarà sopratutto la riduzione quantitativa e qualitativa dei servizi erogati.

Il fatto che nella percezione pubblica in città tali conseguenze sono considerate altamente negative, pare non trovare condivisione nella gestione commissariale che governa oggi il Comune di Brindisi. Infatti sembra che il Dirigente attualmente preposto al Settore Servizi Sociali abbia proposto, a titolo di “obiettivo di gestione”, quello  di procurare alla amministrazione un risparmio di circa due milioni di euro mediante appunto il taglio di costi nella erogazione di servizi sociali. A fronte del raggiungimento di detto obiettivo, al dirigente in questione verrebbe riconosciuto, a titolo di premio di risultato, un supplemento nella propria retribuzione di circa 20.000 euro.

Se così fosse, ci si troverebbe di fronte ad un elemento di grave “immoralità” amministrativa, non volendo ipotizzare violazione alcuna di norme. Ma tale immoralità deve comunque far riflettere il Commissario Straordinario, al quale probabilmente, fermi restando i vincoli di bilancio, dovrebbe essere fatta presente la circostanza che si pensa di premiare un dirigente per aver tagliato servizi essenziali per la parte più debole della cittadinanza, fatta di minori, diversamente abili, anziani, immigrati, vittime di violenza o di abbandono.

Forse il Commissario, insieme al dirigente del Settore Servizi Sociali dovrebbero acquisire ulteriori elementi di valutazione, incontrando il mondo del terzo settore e quello della scuola, per raffrontare i livelli di assistenza attualmente forniti, quelli che si determinerebbero dopo i tagli e le aspettative in essere.

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