La leggenda di Santa Claus, il nostro “Babbo Natale”: storia, cultura e magia

Fin da quando siamo bambini, ogni nostro Natale è caratterizzato e incantato da una e una sola figura, quella di Babbo Natale, conosciuto in altre parti del mondo come Santa Claus.

Ma qual è la storia dietro questo personaggio leggendario?

Le radici della leggenda di Santa Claus risalgono al IV secolo e corrispondono alla figura storica di San Nicola di Myra, nato a Patara nel 270 e diventato vescovo di Myra, in Licia, l’odierna Turchia.

Nonostante sia avvolto dal mistero, gli storici dicono che sia realmente esistito, poiché il suo nome compare nelle liste dei partecipanti al primo Concilio di Nicea, avvenuto nel 325, ovvero una riunione di tutti i vescovi della Chiesa cristiana con lo scopo di chiarire le divergenze teologiche sulla natura di Cristo.

San Nicola divenne patrono dei bambini e dei marinai grazie alla sua generosità e la sua fama, successivamente, si diffuse in tutta Europa e in particolare nei Paesi Bassi dov’era conosciuto con il nome di “Sinterklass”, l’anziano signore che arrivava a bordo di una barca a vapore dalla Spagna. I coloni olandesi, in seguito, portarono la leggenda negli Stati Uniti, dove si consolidò l’immagine di Santa Claus grazie a racconti, illustrazioni e, in particolare modo, dalla multinazionale della Coca-Cola negli anni ’30.

Nei paesi nordici come la Finlandia, lo troviamo a nome di “Joulupukki”, e si tratta di un personaggio che vive nel villaggio di Rovienemi, nella Lapponia finlandese, riconosciuta oggi come la “casa ufficiale” di Babbo Natale; ancora, in Germana, è conosciuto come “Weihnachtsmann”.

In Italia, invece, la figura di Babbo Natale è molto più recente e viene resa cultura di massa solo nel XX secolo grazie a film, alle pubblicità e alla globalizzazione. Prima, il Natale italiano era legato soltanto a figure tradizionali come la Befana, un’anziana signora conosciuta per portare doni e dolciumi il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio. Il culto di San Nicola era ed è ancora sentito soltanto in alcune regioni del nord Italia come il Trentino Alto Adige, accompagnato da altre figure come i Krampus, creature demoniache che hanno il compito di punire i bambini cattivi, al contrario di San Nicola che premia quelli buoni con dolci e regali.

Le origini dei Krampus risalgono a tradizioni pre-cristiane, quando si credeva che queste creature rappresentassero spiriti alpini invernali legati al caos e alla natura selvaggia: con la venuta del cristianesimo, la loro figura fu integrata nelle celebrazioni legate a San Nicola, mantenendo comunque un carattere terrificante. Ancora oggi, oltre alle regioni del Nord Italia, in Austria e in Germania, si organizzano sfilate in cui uomini travestiti da Krampus invadono le strade.

Ancora più curioso è il fatto che il costume di Babbo Natale che oggi tutto il mondo conosce, ovvero di colore rosso, in realtà, in precedenza, era verde: le tuniche o gli abiti religiosi con cui veniva raffigurato San Nicola, erano infatti di colore verde poiché era associato alla natura, alla fertilità e al ciclo della vita.

Perché, allora, c’è stato un categorico passaggio al colore rosso? Il cambio definitivo del colore del costume avvenne tra il XIX e il XX secolo grazie, si può dire, alla letteratura.

Infatti, nel 1823, nel suo poema “A Visit from Saint Nicholas”, Clement Clarke Moore descrisse Babbo Natale come un uomo panciuto, dolce e generoso vestito con abiti di pelliccia, non definendo bene il colore.

Qualche anno dopo, nel 1960, un illustratore americano di nome Thomas Nast, consolidò definitivamente l’immagine di Santa Claus con alcune sue illustrazioni su Harper’s Wheekly, attribuendogli abiti di colore rosso.

A mettere definitivamente, come detto in precedenza, la firma che Babbo Natale fosse vestito come tutti lo conosciamo oggi, è la pubblicità della Coca-Cola degli anni ’30, creata dai disegni di Haddon Sundblom in occasione delle campagne natalizie, che lo raffigurò con un abito rosso brillante con dettagli bianchi e una barba folta, proprio come i colori del marchio.

Aurora Lezzi

 

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