Dunque il Natale è quell’evento mondiale che arriva una volta l’anno per ricordare la nascita del “Bambinello” special guest? Tutti sono intenti ad accaparrarsi gli addobbi più colorati, invadono i centri commerciali, producono questo caos per quella “Santa notte” in cui si festeggia il consumismo più che l’essenza religiosa. Dunque il Natale è un cesto in vimini pieno di prelibatezze? Dunque il Natale è una playstationsotto l’albero, piuttosto che il pezzo da cento in busta da lettera? Dunque il Natale è un cenone soprattutto a base di pesce, vini pregiati e aperitivi fino a scoppiare, sbavare dolci fino a sputtanarsi i trigliceridi o mesi di palestra? Dunque il Natale è la forzata telefonata annuale ad un parente che non si sente mai? Il messaggino carino su whatsapp da inviare in serie a tutta la rubrica? Attendere con fervore il pacco regalo online che tarda ad arrivare?

Per me il Natale è una persona inaspettata per chi è solo al mondo, il Natale per me è una madre che non smette mai di esserlo, nonostante abbia partorito un figlio delinquente che crocifiggeranno ad ogni sbaglio. Il Natale è fare un viaggio verso un mare che hai sempre amato, anche a 15 minuti da casa, giusto per dire che hai un posto tuo e solo tuo, dove andare a goderti il paesaggio senza necessariamente postarlo sui social. Dove sognare un futuro più sereno, riflettere sul dà farsi, scrivere una sensazione ed imparare ad invecchiare con stile e senza fretta! Il Natale è stare nella stessa stanza con dieci stranieri che parlano lingue differenti, facendosi comprendere da ognuno di loro con la simpatia e la mimica. Il Natale è regalare un fiore ad una nonna sciancata dalla vecchiaia, aiutare gli infermi ad avere fiducia nell’unico arto che riescono a muovere, baciare anche chi non profuma, portare da mangiare a chi non può cucinare e sta pensando di saltare la cena e piangere in silenzio andando a dormire. Per me il Natale è sapere di trovare calore tra le braccia di una donna che non vede altri che te, sostenendoti con la forza dell’amore.

Ho visto bambini elemosinare centesimi al rosso del semaforo, erano scalzi, disidratati, infreddoliti, ma sorridenti anche senza denti…e gli occhi tristi. Eppure ho visto il Natale nelle loro mani che entravano dal finestrino, lunghe e scarnite, affamate di speranze. Eppure ho visto il Natale nel perizoma di una prostituta balcanica che a Valona faceva la maestra elementare. Ho visto il Natale in una zia di 90 anni, tornata dall’America per stare in Italia coi suoi cari prima che diventi polvere in un campo santo del New Jersey. Il Natale l’ho sentito dalla bocca di un emigrante africano che mi chiamava “brother”.Ho visto il Natale nella linea immaginaria che oltrepassano i matti, perchécome loro, nessuno supera i limiti con tanto fascino. Ho visto il Natale attraverso gli occhi furbi del mio nipotino; pretende tanto come i bambini di questo tempo ai quali è tutto dovuto e aimè poco si sorprendono, ma finchè sarà grande, nel mio piccolo, gli insegnerò che la bellezza, oltre a riconoscerla, bisogna guadagnarsela. In questi giorni gli sto parlando di Babbo Natale, della sua leggenda che da piccolo mi faceva battere il cuore e passare insonne questa Vigilia, per scovarlo e chiedergli di tornare a sfondarmi il camino anche negli anni avvenire. Gli sto raccontando della slitta coi catarifrangenti e la convergenza da rifare, perchè non vada a sbattere sulla Luna con tutte le renne claudicanti.

Sto ascoltando il dolce pianoforte di YannTiersendondolando su questa seggiola; in cucina mia moglie prepara dolci profumati di agrumi e cannella; sarò sempre nostalgico, ma fortunato! Chissà che qualcuno non possa vedere il Natale in me, in una piccola parte di me, che urla, bestemmia e delude, nonostante il mio appetito d’amore per la vita, l’arte e le persone. E magia sia.

“Luce dona alle menti…”                                                                                        

Emanuele Vasta
Redazione

LASCIA UN COMMENTO