Intervista al Prefetto Valenti sulla questione immigrati: “Brindisi città aperta, le imposizioni ai cittadini non portano da nessuna parte”

BRINDISI – In tutta Europa divampano polemiche e scontri in merito all’adozione dei modelli più corretti da utilizzare per governare il fenomeno dei flussi migratori: la dicotomia tra chi ritiene che tutto ciò possa rappresentare un’opportunità per un’Europa che ha intrapreso la china della decrescita demografica e chi invece sostiene che tali flussi contribuiscano ad appensantire le già asfittiche casse di Nazioni come l’Italia, pare davvero insuperabile. La posizione mediana assunta dal Ministro dell’Interno Marco Minniti, secondo il quale è necessario accoglierne tanti quanti è possibile integrarne, pare ragionevole, seppure vi siano poi da affrontare problematiche collaterali ancora insolute. Di certo c’è che la percezione della popolazione rispetto alla tematica è particolarmente alta, e ciò non può che essere riconducibile al bombardamento mediatico artatamente costruito dalla classe politica, la quale ha compreso che sull’immigrazione si giocherà buona parte della partita elettorale alle porte.

Anche Brindisi, ovviamente, non sfugge alle dinamiche ed alle logiche di cui sopra: in città, nelle settimane scorse, si sono registrate tensioni sociali al riguardo, segno che la popolazione, nonostante la mancanza di fatti di cronaca di particolare rilievo, viva con attenzione – ed in alcuni casi disagio – la crescente presenza di immigrati.

Secondo un accordo siglato tra Governo ed Anci, ogni città sarebbe tenuta ad accogliere una quota parte di migranti prestabilita. Nei mesi scorsi si è scatenata in città un’altra polemica riguardante l’ipotetica nascita di un centro d’accoglienza presso un immobile privato ubicato nel quartiere S. Chiara. Il tutto è stato il frutto di un bando (realmente esistente) predisposto dal Ministero dell’Interno e gestito dalla Prefettura, alla quale spetta il controllo diretto dei centri di accoglienza strordinari.

Abbiamo quindi chiesto a Sua Eccellenza il Prefetto di Brindisi, Valerio Valenti, quale sia il quadro presente in città e nel Paese.

“La provincia di Brindisi è suddivisa in tre macro-aree: nord, centro e sud. Per quanto riguarda il Comune capoluogo, direi che la presenza numerica di immigrati è perfettamente in linea con le altre realtà e con quanto previsto dal Governo. Nel territorio di Brindisi insistono un CAS presso l’Istituto delle suore, il quale offre 50 posti letto, ed un CARA sito a Restinco, nel quale sono ospitati 176 persone a fronte di una capienza di 128. Al momento non vi sono altre esigenze, pertanto quel bando al quale faceva riferimento (quello legato alla ipotetica occupazione dell’immobile nel quartiere S. Chiara, ndr) è stato congelato”.

Entro il 30 settembre il dormitorio di via Prov.le per S. Vito dovrà essere sgomberato per l’effettuazione di improcrastinabili lavori di messa in sicurezza della struttura. Gli immigrati regolari e con lavoro vorrebbero andare a vivere in affitto, ma denunciano un certo ostracismo da parte dei proprietari degli appartamenti. Come pensate di risolvere la problematica?

“Quel dormitorio ha avuto una sua genesi precisa: doveva offrire un posto dove dormire agli immigrati regolari presenti a quel tempo in città. Con il passare degli anni, poi, la sua funzione è variata e quel luogo è diventato una sorta di ricovero per immigrati, i quali, lì dentro, vi effettuavano addirittura la commercializzazione di prodotti. La circostanza che da oltre 200 siano in questi giorni passati a circa 120, significa che la problematica è in via di risoluzione. Certo, non si può pensare di sanare da soli ed in così poco tempo una situazione che si trascinava da anni: tra l’altro, le condizioni di precaria sicurezza in cui versa la struttura ci hanno imposto di intervenire con un’urgenza che diversamente non avremmo utilizzato. Ritengo tuttavia che ‘integrazione’ voglia dire anche creare le condizioni affinché gli immigrati possano vivere in condizioni dignitose, e la situazione in cui versava il dormitorio non garantiva loro la dignità dovuta.

Dal canto nostro, senza sentire l’esigenza di sbandierarlo, abbiamo iniziato nelle settimane scorse una ricognizione degli immobili pubblici presenti sul territorio provinciale, lasciando sullo sfondo quelli privati: nell’arco di alcune settimane penso che riusciremo a trovare una soluzione definitiva al problema. Per completezza aggiungo che la Costituzione stabilisce che la solidarietà sociale spetta agli Enti locali, e devo riconoscere che il Comune di Brindisi sta ottemperando ai suoi doveri. D’altronde, tutte le scelte effettuate fino ad adesso sono state compiute di comune accordo.

Ancora più importante, comunque, sarà la fase successiva, durante la quale il Comune dovrà individuare un soggetto gestore della struttura, onde evitare il ripetersi di quanto avvenuto in questi anni”.

In giro per l’Italia e per l’Europa si sente parlare dei modelli di accoglienza più disparati: secondo lei dove risiede il giusto compromesso?

“Non esiste un modello valido per tutti, perché ogni territorio ha le sue specificità, la sua conformazione. Ritengo quindi che sia corretto seguire sia le direttive ministeriali che il sentire della gente: è inutile insistere se vi è riluttanza da parte dei cittadini, perché le imposizioni non portano da nessuna parte. Per quanto mi riguarda, posso portare come esempio quello di Brescia, luogo dove ho operato prima di giungere a Brindisi: lì si è scelta la strada della micro-accoglienza diffusa sul territorio provinciale, evitando quindi le grandi concentrazioni di immigrati; i grandi numeri non aiutano l’integrazione. E’ importante ascoltare le pulsioni del territorio ed al contempo lavorare per vincere le resistenze”.

Le resistenze sono giustificate a suo avviso? Nel senso: vi sono fondate ragioni alla base dell’insofferenza mostrata negli ultimi tempi?

“I Meridionali, in particolare, restano un popolo aperto, ma ritengo che i 10 anni di crisi economica alle spalle, che nell’arco di poco tempo hanno portato intere fasce di popolazione da una prospettiva di benessere ad una di povertà, uniti ad un oggettivo incremento degli arrivi di migranti, abbiano contribuito alla formazione di questo quadro. Molto importante è il messaggio che arriva dalla Chiesa, che sta provando a recuperare terreno al riguardo, così come fondamentale sarebbe un maggiore coinvolgimento dell’Europa nella gestione della problematica. Ritengo comunque necessario limitare ulteriori flussi, così da evitare spaccature e divisioni all’interno di una società che ancora adesso si presenta come aperta”.

Gli arrivi, in effetti, sono crollati negli ultimi mesi. Cosa pensa delle misure adottate dal Governo? Penso agli incentivi garantiti ai Comuni che ospitano immigrati, al censimento degli immobili strappati alle mafie, al nuovo regolamento con le ONG…

“Sono d’accordo con il Ministro Minniti quando afferma che bisogna accogliere tanti immigrati quanti è possibile integrarne. Rispetto agli incentivi dico che funzionano, soprattutto perché le risorse arrivano senza grandi ritardi. In merito al censimento ed all’utilizzo degli immobili, penso che questa soluzione sia preferibile rispetto all’ipotesi delle caserme, il cui recupero necessiterebbe di interventi pesanti e quindi di ingenti risorse; meglio soluzioni più pratiche come quelle individuate attualmente. Certo, bisognerà comunque fare i conti con le risorse a disposizione, e per questo sarà importante, come sostenevo prima, il ruolo del terzo settore”.

Come si può arginare il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa nella gestione dell’accoglienza dei migranti?

“Ci vuole un’azione di monitoraggio costante e combinata delle Forze dell’Ordine e dei Comuni, che interessi la fase dell’aggiudicazione, le forniture, le persone che operano all’interno delle strutture. Il controllo cartaceo preliminare viene svolto sistematicamente, anche se l’infiltrazione avviene attraverso forme subdole: quello che andrebbe intensificato è il controllo dinamico, e per fare questo ci vorrebbero anche maggiori risorse. Per quanto mi riguarda, mi avvalgo di un pool composto da  miei funzionari e da Forze dell’Ordine che frequentemente vanno in giro per le strutture a monitorare la situazione. Moltiplicando gli sforzi ce la faremo”.

Andrea Pezzuto
Redazione

LASCIA UN COMMENTO