Infermieri non auditi presso l’Ordine dei medici: No a professionisti di seria A e di serie B

Comunicato stampa OPI BR:

Gentile Direttore,
Si è tenuto in mattinata, presso la sede dell’Ordine dei medici, un incontro con le Autorità, i candidati sindaci dei Comuni sede dei presidi ospedalieri della Asl, delle organizzazioni sindacali, degli ordini professionali sanitari della provincia, per approfondire le criticità dell’offerta sanitaria nei confronti dei cittadini del territorio provinciale.
Avrei voluto ringraziare per l’invito ricevuto direttamente il Presidente dell’Ordine dei Medici e per l’iniziativa di unione che ci ha visto riuniti per discutere di un emergenza verso cui nessuno si può voltare dall’altra parte. Eppure negli onori di casa, già all’esordio nel commemorare solo parzialmente le vittime del Covid, la parola agli infermieri non è stata data, le porte di casa non sono state fattivamente aperte.
Nulla di nuovo, ma di fronte ad una sanità di prossimità diretta dal PNRR e dall’ equipe multidisciplinari, non si può più assistere in silenzio a questo muro di gomma.
Parlo a nome dei tremila infermieri che mi hanno dato fiducia nel rappresentarli, parlo a difesa dei loro sacrifici durante la pandemia a tutela della vita delle persone.
Io c’ero in rianimazione quando non riuscivamo a garantire degna assistenza a tutti. La pandemia COVID-19 ci ha reso evidente, in modo drammatico, l’esistenza delle criticità della sanità. Si sono fatti tutti gli sforzi possibili per ampliare le risorse distribuibili per evitare di trovarsi di fronte alla tragica decisione di chi curare e non curare. Ma se e quando ci si trova di fronte alla scelta di chi includere e di chi escludere dal ricovero, dall’accesso alla terapia intensiva o alla ventilazione, si può scegliere?
Sguardi di persone, prima che malati, che nessun infermiere potrà dimenticare, vite che nessuno sanitario ha rinunciato a curare a rischio della stessa vita. Noi abbiamo garantito le cure, e oggi discutiamo che i politici e i manager non garantiscono l’apertura dei reparti?
Tutti dobbiamo poter garantire un diritto COSTITUZIONALE, il diritto alla salute. Un diritto che deve essere FRUIBILE ed ESIGIBILE da tutti, indigenti soprattutto!
Oggi invece la sanità brindisina rischia di diventare un bene pubblico per i residenti in una provincia e un bene di consumo per la nostra di provincia se i cittadini hanno bisogno di accedervi.
Possibile che siamo qui oggi inermi di fronte alla chiusura programmata e sistematica di posti letto che vedevano guarigioni, eppure abbiamo punte di eccellenza, professionisti motivati da una reale passione e senso di devozione, spostati come pedine, dall’ oggi al domani, come fossero figli di nessuno.
Per non parlare dei cittadini.
La problematica delle liste di attesa é la capacità di un sistema di rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Per questo io oggi parlo di un diritto alla salute come un diritto condizionato (dalle scelte politiche, dalla disponibilità delle risorse finanziarie, dai sistemi di gestione dei servizi che al diritto danno attuazione e così via) lontano dal l’utopia del diritto garantito a tutti e uguale per chiunque
Le liste di attesa negli ospedali brindisini continuano ad essere lunghissime, come le denunce dei cittadini dimostrano, con prestazioni non erogabili o erogabili a distanza di mesi. Una situazione di grave crisi che spinge una fetta sempre più larga di cittadini a rivolgersi alla sanità privata, pagando di tasca propria le prestazioni: la conferma arriva dai numeri forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, secondo cui la spesa sostenuta dagli italiani per prestazioni sanitarie private è passata dai 28,13 miliardi di euro del 2016 ai 37,16 miliardi del 2021, con una crescita del +32% .
E chi non può permettersi di eseguire visite e interventi presso strutture private è costretto ad attendere i tempi infiniti della sanità pubblica, rischiando di veder peggiorare le proprie condizioni con ripercussioni anche gravi sul fronte della salute.
E’ questa la sanità che vogliamo? E’ questa la sanità che meritano i nostri cittadini?
Si dice che il livello di civiltà di un popolo si misuri sulla base di come tratta i più deboli, e tra i più deboli ci sono proprio i malati. Forse è arrivato il momento di prendersene cura e di fare la propria parte per cambiare il corso delle cose.

Antonio Scarpa
Presidente dell’ Ordine degli Infermieri di Brindisi

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