BRINDISI – Nuovi sviluppi sulla tragedia avvenuta il 12 luglio scorso, quando Mario Ricci, 42enne ingegnere dell’ARPA (Agenzia Regionale Protezione dell’Ambiente) di Brindisi e residente a Lecce, è morto nella propria casa per un infarto, dopo essere stato dimesso dall’ospedale Perrino di Brindisi nel quale gli avrebbero diagnosticato una periartrite. La Procura, infatti, apre una inchiesta, dispone l’autopsia del cadavere e due medici sono iscritti nel registro degli indagati.

L’uomo lascia moglie e due figli, di 7 e 12 anni.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, almeno per quanto venne riferito in anteprima a Newspam, Ricci, la mattina del 12 luglio scorso, mentre era a lavoro, avvertì improvvisamente un fortissimo dolore al petto (attorno alle 8:30), poi irradiatosi su tutto il braccio sinistro. Così, i colleghi, pensando si trattasse di un infarto, lo accompagnarono tempestivamente al Pronto Soccorso del nosocomio brindisino. Qui, dopo la visita, gli sarebbe stata diagnosticata una periartrite (malattia infiammatoria degenerativa che colpisce la spalla) al braccio sinistro e, quindi, condotto nel reparto di ortopedia per una visita più accurata. Sembrerebbe che anche in tale reparto sia stata confermata la diagnosi e, quindi, dimesso. Una volta a casa, però, l’uomo è morto attorno alle 17:00, sembra per un infarto, poi accertato dai sanitari del 118 leccese.

Qualcosa si muove quando i colleghi dell’ARPA sporsero denuncia presso il Tribunale del Malato. Quest’ultimo trasmise gli atti alla direzione sanitaria, che, a sua volta, dispose una indagine interna. A seguito di tale indagine, l’ASL fece sapere che l’uomo avrebbe lasciato volutamente il Pronto Soccorso in cui era giunto per il malore. L’azienda sanitaria, però, decise di appurare, e nel caso anche contestare, il motivo per cui non sarebbero stati fatti nè un elettrocardiogramma e nè gli enzimi cardiaci a Ricci.

Ad oggi, importanti novità emergono da questo ‘oscuro’ caso. Il PM Luca Miceli ha disposto l’autopsia sul cadavere dell’uomo e iscritto due medici nel registro degli indagati, come atto dovuto. Entrambi, ora, potranno nominare un difensore ed un consulente di parte. L’esame sulla salma avverrà probabilmente la prossima settimana.

L’indagine chiarirà la sussistenza di eventuali responsabilità e/o inadempienze da parte del personale medico occupatosi della vicenda o se il decesso è imputabile ad una sfortunata casualità. Alla Procura, dunque, la decisione ultima, postuma alla consulenza del medico legale, di rinviare a giudizio i due ‘camici bianchi’ indagati o archiviare il caso.

Tommaso Lamarina
Redazione

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