Happy Casa, i numeri della crisi

BRINDISI – Adesso la situazione inizia davvero a farsi preoccupante in casa Brindisi: la giustificazione secondo la quale la squadra avrebbe problemi di emotività inizia ad indebolirsi e contestualmente prende sempre più piede l’ipotesi che la squadra presenti “difetti di fabbrica” difficilmente eliminabili perché ripetuti sistematicamente in ogni partita.

Dopo tre mesi di lavoro appaiono davvero ingiustificabili le clamorose amnesie difensive palesate dalla squadra: se davvero questi giocatori sono stati scelti con l’idea di approntare un roster di forte matrice difensiva, andando anche a discapito del talento offensivo, allora l’ipotesi che si sia fatto un buco nell’acqua prende consistenza.

Brindisi, infatti, pur con tutte le attenuanti legate al calendario difficile, ad oggi è la 12^ difesa del campionato con oltre 80 punti subiti di media. Lo staff tecnico della Happy Casa ha sostenuto nei giorni scorsi che i giocatori prendono fiducia dall’attacco, e se questo non funziona, le conseguenze si riverberano sulla difesa. Ora, è davvero difficile capire da dove questi giocatori assorbano negatività perché difesa ed attacco funzionano male pressoché alla pari, essendo Brindisi anche il penultimo attacco con 72 punti realizzati a partita.

La sfida contro Brescia ha rappresentato la summa di tutti i difetti messi in evidenza fino ad ora dagli uomini di coach Dell’Agnello. La squadra, infatti, ha subito 47 punti nel primo tempo e 31 nel secondo, una chiara metamorfosi già riscontrata in tutte (eccetto per la partita interna con Venezia) le precedenti gare. Contro Torino la squadra subì 46 punti nel primo tempo e 26 nel secondo; contro Pistoia 46 e 27; contro Milano 36 e 57. Insomma, praticamente una costante, così come un refrain inizia a diventare la sterilità offensiva dell’ultimo quarto: già contro Venezia i soli 9 punti realizzati costarono la partita a Brindisi; nella gara di domenica, i punti realizzati sono stati addirittura 8, di cui 0 negli ultimi 4 minuti.

Ed a proposito dell’ultimo quarto, basti mettere in evidenza la valutazione finale dello stesso per comprendere le difficoltà incontrate dalla squadra quando la palla pesa maggiormente ed a contare sono soprattutto il talento e l’organizzazione di gioco. Il 22 a -2 di valutazione dell’ultimo periodo fornisce la impietosa fotografia dello svigorimento accusato dai biancazzurri: il dato ricomprende in sé gli 0 assist andati in porto, lo 0 su 5 totalizzato da oltre l’arco (al quale ha contribuito lo 0 su 3 di Giuri), il 26% di realizzazione da due punti e le 5 palle perse collezionate.

Proprio quest’ultima voce, poi, ha rappresentato una spina nel fianco del gioco di Brindisi per tutto l’arco del match, tant’è che alla fine le palle perse per i biancazzurri saranno ben 18, mentre Brescia ne ha perse solo 7. Analizzando le percentuali totali al tiro (sostanzialmente in equilibrio) e le altre voci statistiche, tra le quali spicca la lotta a rimbalzo appannaggio di Brindisi (43 a 34), si può allora affermare che a livello statistico quello delle palle perse è stato il dato che più ha influito sul risultato finale, anche perché la sfida dalla lunetta, questa volta, ha visto gli avversari fare addirittura peggio (Brescia ha realizzato 11 tiri liberi su 18).

Come porre rimedio, allora, a questo corto circuito? Probabilmente intervenendo sul mercato alla ricerca di un lungo che possa apportare un contributo offensivo più sostanzioso rispetto a quello di Oleka. Alla luce delle difficoltà manifestate in fase di costruzione del gioco, però, il problema principale parrebbe riconducibile proprio al pacchetto degli esterni. E chi farebbe posto, nel caso, ad un nuovo giocatore?

 

 

 

 

 

Andrea Pezzuto
Redazione
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