Giornata mondiale di prevenzione e lotta contro l’Hiv e l’Aids: un segno di speranza nel nome di Madre Teresa di Calcutta

Mercoledì 1° dicembre ricorre la Giornata mondiale di prevenzione e lotta contro l’HIV e l’AIDS. Oggi i termini come epidemia, virus, positivi sono diventati ordinari a causa della pandemia da coronavirus, ma quando negli anni 80 fu isolato il virus HIV che provoca l’AIDS erano termini poco conosciuti che provocavano ancora più terrore. Si stima che da allora ad oggi il virus abbia ucciso nel mondo circa 25 milioni di persone… Attualmente sono stati fatti passi da gigante nella ricerca. Con i medicinali antiretrovirali chi è colpito da questo virus, vive ormai una vita quasi normale, ovviamente seguendo scrupolosamente le terapie. Ad oggi, nonostante le grandi conquiste, non esiste una cura e un vaccino. In questi decenni dove la ricerca scientifica ha conquistato grandi traguardi, si è assistito alla convivenza con tanta ignoranza e tanti pregiudizi. I pazienti sieropositivi hanno subito ingiustizie sul piano sociale, lavorativo ed anche personale, oltre al danno emotivo che crea convivere con uno stato “positivo”. Il paradosso è che lo stigma non si è evoluto con il progresso scientifico, ma è rimasto quasi inalterato agli anni della scoperta del virus. Colpa di una cattiva campagna informativa che ha reso l’Aids una peste moderna e i sieropositivi dei novelli untori. Oltre questo, negli ultimi tempi si è assistito a un disarmante silenzio su questa realtà e anche sulle tante altre malattie a trasmissione sessuale. Come se il termine “sessuale” ridestasse ipocriti sentimenti puritani che prediligono il tacere, offendendo quella legge morale che è uno dei fondamenti della salute: prevenire è meglio che curare. I giovanissimi e i giovani nei primi anni si ritrovano ormai immersi in un mondo (soprattutto virtuale) carico di stimoli sessuali e se non informati rischiano di “sperimentare” senza alcun “freno” questa dimensione della vita. Per questo l’occasione odierna ci permette di ricordare quanto sia importante l’informazione autentica, la prevenzione e il dialogo, soprattutto nelle famiglie e nelle scuole. Nella nostra realtà provinciale opera presso l’ospedale Perrino, l’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive, guidata dal Direttore, il Dottor Salvatore Minniti, che coadiuvato da un team di Medici e Infermieri è quotidianamente impegnato a garantire assistenza a pazienti HIV e con altre patologie. Il loro lavoro diventa missione soprattutto quando – anche in ambiente sanitario – si deve “lottare” affinché non prevalga quel sentimento di paura, frutto – come sempre e come in tutto – dell’ignoranza. Il fatto di non sentirsi “giudicati” è la prima cura che deve sperimentare chi affronta questa realtà…

Proprio per questo, in questa ricorrenza, il Reparto di Malattie Infettive, ha pensato di donare un segno per l’intera comunità ospedaliera e per tutti i pazienti. Durante la celebrazione della Santa Messa alle ore 11 nella cappella del Perrino sarà donato un quadro contenente una Reliquia (i capelli) di Madre Teresa di Calcutta. A tal proposito è doveroso ricordare che sul culto delle reliquie vi è un certo scetticismo derivato senz’altro da una non conoscenza in merito. Forse si ha in mente una distorta religiosità popolare che ne ha fatto un uso magico, quasi fossero dei talismani per proteggerci. O si sarà letto di quando nel Medioevo se ne faceva commercio o se ne fabbricavano di false per ragioni di prestigio e denaro. Non c’ è nulla di anacronistico nella venerazione delle reliquie, se intese secondo il Concilio Vaticano II, che afferma: «La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare». Venerare una reliquia è venerare dunque la Misericordia di Dio che si è realizzata pienamente nel santo.

Proprio nell’esempio luminoso offerto dalla vita e dalle opere di questa piccola suora è racchiuso il dono della sua reliquia da parte del Reparto di Malattie Infettive all’Ospedale Perrino. Madre Teresa ha servito “gli ultimi degli ultimi”, facendoli sentire amati, curandone le ferite ripugnanti del corpo e dello spirito, senza badare a nulla offriva la sua carità sconfinata. Ha donato tutto sé stessa, senza chiedere nulla in cambio: i poveri, gli esclusi, i reietti, gli “infetti”, gli ammalati hanno visto in lei una speranza e una consolazione che nessuno gli aveva mai dato. Quando fu invitata a parlare all’Assemblea delle Nazioni Unite, la più grande assise rappresentativa mondiale, l’allora presidente l’Onorevole Fanfani, la presentò definendola “la donna più potente del mondo”; perché è grande solo chi serve, chi si fa prossimo. Chi ama. Attualissimo e perenne dunque è il messaggio di Madre Teresa: di fronte a una società dello “scarto”, fatta di bulla apparenza, di cosmetica perfezione, dove si tende a prediligere chi è “perfetto”, la scelta di andare oltre le apparenze diventa rivoluzionaria. Rispettare le storie di ciascuno, approcciarsi con dolcezza e tenerezza ai drammi, accarezzarne le ferite e diventare cura senza mai diventare giudici,diceva: amare deve essere naturale come respirare. Imitando perfettamente Gesù Cristo ha fatto della sua esistenza irradiazione del Suo Amore.Non è tanto un “santino” da conservare, ma un atteggiamento da imitare. In questo tempo di bufale, di disinformazione e di arrabbiata cattiveria virtuale, anche Madre Teresa paga il suo conto…però la verità si difende da sola, i fatti parlano più delle parolee soprattutto le opere buone restano più delle chiacchere, dunque le sue riconosciute virtù non vengono scalfite da tanta ignoranza…e tutti possiamo e dobbiamo attingere dal suo esempio, smontando quella tentazione di inchinarci ai “potenti” del momento. Quante volte lo si vede proprio e anche in Ospedale…gesti di ossequi e cerimonie fatte ai medici (che ovviamente meritano grande stima e rispetto per il prezioso lavoro che svolgono), mentre gli ammalati vengono trattati con superficialità e forse qualche volta da qualcuno addirittura con astio…e anche qui si assiste spesso amaramente a scene di favoritismi verso alcuni ammalati “raccomandati”… I paradossi di un quotidiano lontano da quello che si deve essere: distante (per chi è credente) da quella Legge della carità incondizionata comandata ai cristiani, distante da quella legge non scritta che è quella dell’empatia verso la sofferenza.

L’occasione odierna dunque diventa motivo per guardarsi dentro e chiedersi come si vive e come si lavora e soprattutto per chi…

Possano le parole di Madre Teresa di Calcutta rafforzaci nella volontà di migliorarci e possano lenire le tante sofferenze della vita: …non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quando amore mettiamo nel dare”.

Da oggi la Cappella del Perrino è “arricchita” dalla “presenza” della Santa di Calcutta, che diventi sostegno per tutti i lavatori che vedano in lei un modello a cui attingere e per gli ammalati che sperimentino un sostegno a cui appoggiarsi.

La fiducia è che la ricerca scientifica possa presto trovare la cura definitiva per questa patologia che non si può e non si deve ignorare, nel frattempo si cammini nellaconsapevolezza e nella vicinanza verso coloro che “positivamente” vi convivono, restandogli vicino con tenerezza – che non è pietismo -, con gentilezza – che non è leggerezza – con premura – che non è indifferenza. In Santa Teresa di Calcutta abbiamo un’alleata: “…se giudichi le persone non avrai tempo per amarle…”. Vogliamo avere solo questo tempo!

Davide Gigliola

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