Uno scatolone si trasforma in una macchina, una matita in una cornetta del telefono, le foglie secche colorate in un cibo succulento. Una magia? No. L’abbiamo fatto tutti ed è il gioco simbolico. L’immaginare un’altra realtà con la finzione, per fare le cose dei grandi. Così la bambina che gioca a fare la mamma, finge di cucinare dà il biberon alla bambola che nel suo inventare piange, sta male; per il maschietto le costruzioni innalzano in palazzi e castelli sontuosi. Le azioni immaginate e compiute dai bambini durante il gioco simbolico sono frutto della loro fantasia, ma spesso sono situazioni che vedono quotidianamente compiere agli adulti. A questo punto il gioco è un tempo ed uno spazio di apprendimento delle regole del mondo degli adulti.I piccoli sviluppano le competenze sociali, l’abilità di formare e usare simboli, la capacità di elaborare temi narrativi imitati dal mondo intorno a loro.
I temi del gioco simbolico diventano di fantasia e la partecipazione sociale, la condivisione con altri bambini, con ruoli ben definiti costruisce un aspetto peculiare del gioco.L’espressione: “facciamo che io ero…”, denota la componente di pianificazione condivisa e la consapevolezza di collocarsi in un mondo immaginario. La negoziazione sul come si gioca è un elemento naturale del gioco di fantasia che, con l’andare del tempo, evolve nei giochi con regole. Il bambino esplora l’ambiente, inizia a usare il pensiero astratto, pianifica, condivide, gioca nei ruoli (roleplayng), cerca le alternative per risolvere questioni (problemsolving), fa esperienza di “decentramento affettivo, relazionale e conoscitivo” e comprende che esistono diversi modi di essere e diverse interpretazioni della realtà (empatia e teoria della mente). Il gioco simbolico è importante, quindi, per sviluppare un tipo di pensiero relazionale, flessibile, aperto al confronto, alla discussione e allo scambio di idee. Noi psicologi riteniamo, infatti, che il gioco simbolico apra una finestra sul mondo interiore del bambino. Mentre il bambino gioca non re-intrerpreta la realtà così com’è, ma ne dà una sua interpretazione, attraverso la quale esprime anche il suo vissuto, la sua visione del mondo, le sue paure, le sue emozioni e che tutto questo sia diverso da ciò che accade nei suoi compagni (teoria della mente).
In conclusione, l’esplorazione e il gioco sono attività presenti nel repertorio comportamentale sia dei primati superiori sia della maggior parte delle specie mammifere. In tutte le culture umane i bambini trascorrono parte del loro tempo giocando; addirittura nelle società più semplici in cui i bambini sono spinti ad una rapida assunzione di responsabilità di tipo adulto, le routines quotidiane ed i compiti lavorativi sono da loro trasformate in attività di gioco.
Pertanto sarebbe utile e molto funzionale specie per lo sviluppo socio cognitivo del bambino e poi da adulto, che noi giocassimo con i piccoli, spronandoli ad inventare, ad esplorare il mondo e se stessi sempre incuriositi; sviluppare e potenziare la fantasia con il gioco simbolico mettendoci sul loro stesso piano, senza dire troppo, ma facendoci trasportare da loro stessi. Spingerli a stare con gli altri coetanei. Facciamo sì che non usino giochi già troppo strutturati, ma che la loro inventiva faccia da mastra per costruire uno scenario colorato, divertente e come abbiamo visto psicologicamente molto utile.