Costa brindisina: spiagge, lusso e bugie…

BRINDISI – I brindisini ed il mare: un rapporto profondo, quasi viscerale, costellato però da tante ferite aperte nel corso degli ultimi decenni (alcune delle quali insanabili) che hanno portato inconsciamente la popolazione a rifugiarsi in una sorta di atarassia terapeutica per non soffrire oltremodo delle violenze perpetrate contro il loro mare, la loro anima. Prima le servitù militari a privarne la fruizione (a volte addirittura la vista) delle zone più belle, poi l’industrializzazione selvaggia, la cementificazione e la lottizzazione abusiva, infine l’inarrestabile processo di erosione della costa. E’ così che i brindisini sono stati costretti a voltare le spalle al loro mare, alla loro risorsa più grande, ed a volgere lo sguardo in maniera innaturale verso l’interno, quasi a chiudersi a riccio, a ritrarsi da quello che, per secoli, ha rappresentato fonte di contaminazioni che hanno arricchito la popolazione locale, non solo economicamente.

Negli ultimi lustri si sta facendo nuovamente strada l’idea che il mare possa rappresentare una feconda risorsa da sfruttare, e non più soltanto una fonte di doglianze e preoccupazioni. E’ così che, lentamente, è nato il progetto di “Brindisi città d’acqua”, sono state restituite alla città alcune aree precedentemente in possesso della Marina militare, sono sorti nuovi lidi, si sono bonificate aree come Sbitri e Punta del Serrone, sono stati reperiti fondi per mettere in sicurezza alcuni tratti di costa caratterizzati da elevato rischio morfologico, per la presenza di falesia alta e cedevole.

Proprio riguardo l’ultimo punto, al fine di mettere in sicurezza tali zone ed attenuare il fenomeno dell’erosione della costa, era stato approntato un progetto ambizioso che prevedeva la rimodulazione della falesia, la rinaturalizzazione dei luoghi attraverso il ripascimento e la collocazione di barriere soffolte ad un miglio dalla costa.

litoranea

A quanto pare, però, la montagna ha partorito il topolino. Dopo i proclami della vecchia amministrazione, la quale, per bocca del suo assessore all’urbanistica, assicurava che i 3 milioni di fondi reperiti sarebbero serviti per restituire ai cittadini nuovi spazi, l’attuale stato dell’arte lascia di converso intravedere ben altro. Quei lavori, infatti, da capitolato d’appalto prevedono esclusivamente la messa in sicurezza dei luoghi, e la riprova di ciò è data dalla impraticabilità degli stessi, scaturente dal divieto di accesso alle scalette e dalla presenza di grossi massi posti alla base della falesia, i quali rendono impossibile l’accesso in mare.

litoranea

Nonostante il progetto originario prevedesse la copertura di quei grossi massi con l’apposizione di sabbia (il ripascimento per l’appunto), interpellando il Responsabile unico del progetto, ovvero l’architetto Casuccio, si è scoperto che tale operazione non è ricompresa nel progetto attuativo finale  in quanto il ripascimento avverrà “in maniera naturale”.

litoranea

Per quanto concerne il ritardo accumulato dalla ditta appaltatrice, la quale avrebbe dovuto concludere i lavori nell’aprile scorso, sempre l’architetto Casuccio ha spiegato che “data la complessità delle operazioni, è prevista una fase di monitoraggio della durata di 36 mesi durante i quali la ditta dovrà valutare l’effettiva efficacia dell’intervento”. Per ora, a sentire l’architetto, i grossi massi hanno retto bene alle mareggiate invernali, arginando il fenomeno delle erosioni. Tuttavia, tali interventi, se non corroborati dalla realizzazione delle barriere soffolte, rischiano di risultare un mero palliativo, con il rischio che, tra qualche anno, la situazione torni allo stato precedente.

litoranea

Piccolo inciso a proposito di ripascimento: non è dato sapere che fine abbia fatto la sabbia che l’amministrazione Consales avrebbe dovuto comperare dai comuni del Barese, la quale sarebbe dovuta essere sparata da grandi navi verso i lidi brindisini. Ma questo è un altro discorso, rectius, spot.

Ecco allora affiorare l’atavica incapacità di una visione d’assieme, di un’idea di sviluppo organica che possa disarcionare il pressapochismo che ci portiamo dietro come un fardello oramai insostenibile.

A tal proposito, è di questi giorni la notizia che il Comune di Brindisi starebbe per inviare in Regione il Piano Comunale Costiero, già adottato dalla giunta comunale, al fine di ottenerne l’approvazione definitiva; tale piano, previo recepimento delle direttive fornite dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, disciplinerà l’utilizzo delle aree demaniali marittime destinabili a lidi balneari. Quando entrerà in vigore consentirà la nascita di 6 nuovi lidi tra l’area di Materdomoni e quella di Punta del Serrone. E’ bene sottolineare, però, che tale strumento non risolverà il problema principale, quello che frena lo sviluppo della costa brindisina, ovvero l’avanzamento del mare e la conseguente scomparsa, in molti punti, del demanio marittimo sul quale individuare ulteriori lidi. Il demanio marittimo, per intenderci, è l’insieme dei beni statali destinati a soddisfare gli usi pubblici del mare, tra i quali rientrano le spiagge.

E’ bene sapere che il Piano Comunale Costiero inciderà solo sulle aree demaniali marittime ancora esistenti, le quali, però, rappresentano solo una minima parte. La maggior parte delle stesse, invece, è alle prese con la pericolosità della falesia (su 59 km di costa, in 20 km insiste il divieto di balneazione) e con il suddetto fenomeno dell’avanzamento del mare che comporta, per molte aree, la scomparsa dell’originaria zona demaniale. Per risolvere alla radice tale problema è quindi necessario arretrare la linea demaniale in tali aree compromesse. Per fare questo, il Piano Comunale Costiero non appare lo strumento più consono, seppur l’amministrazione comunale vorrebbe risolvere il problema proprio in tale modo, trasformando la destinazione d’uso dei terreni privati entro i 300 metri dal mare tramite una variante urbanistica. Sarebbe auspicabile, però, che tale intervento fosse fatto rientrare nel Piano Urbanistico Generale, in quanto il PCC si dovrebbe limitare a recepire le direttive del PPTR e non avventurarsi nel cambio di destinazione d’uso dei terreni prospicienti il mare.

litorale

Viepiù, la strada preferibile appare un’altra ancora: il Comune, infatti, potrebbe compulsare la Capitaneria di porto affinché questa, dopo aver effettuato i sopralluoghi del caso, relazioni al Ministero competente in modo da procedere con l’emanazione di un Decreto Ministeriale che possa prevedere l’arretramento di tale linea demaniale. Questa strada, formalmente più corretta, porterebbe all’espropriazione per pubblica utilità dei terreni privati prospicienti il mare, riconsegnando alla costa brindisina le aree demaniali di cui ha bisogno per svilupparsi.

E’ facilmente intuibile come la prima opzione produrrebbe un vertiginoso incremento di redditività per i proprietari dei terreni, i quali vedrebbero d’amblè trasformati i loro appezzamenti da “campi di carciofi” in stabilimenti balneari. La seconda opzione, di converso, porterebbe a degli espropriazioni per pubblica utilità: uno scenario decisamente meno allettante per gli stessi proprietari.

Al di là delle implicazioni che possono discendere da tali situazioni, il dato rilevante è che, a differenza di quanto vorrebbe far credere qualche “spottista” o qualche burlone (e ne abbiamo tanti nell’aula consiliare), senza l’arretramento della linea demaniale, senza la dotazione di un Pug (è di questi giorni l’ennesima puntata di una telenovela oramai grottesca, che vede il professor Kerrer abbandonare l’incarico), senza l’installazione delle barriere soffolte, l’attuale intervento sulla falesia (che ha interessato solo 3 dei 20 km soggetti a divieto di balneazione!) e l’approvazione del Piano Comunale Costiero rappresentano un mero zuccherino, e non certamente l’occasione per poter pianificare seriamente lo sviluppo economico della costa.

E’ auspicabile allora che i brindisini imparino a discernere le situazioni, in modo tale da non pendere dalle labbra dei soliti noti che hanno fatto (e continuano a fare) la storia della nostra città.

 

Andrea Pezzuto
Redazione

LASCIA UN COMMENTO