A Brindisi, un Congolese ed un Marocchino vengono rispettivamente arrestato ed espulso con l’accusa (che ai piu pare una certezza) che fossero integralisti aventi legami con il terrorismo internazionale.
Con buona pace dei radical chic e degli intellettuali da salotto, il simpatico duo non era in città per visitare il Monumento al Marinaio d’Italia o improvvisare un picnic al Parco Di Giulioù; la loro presenza nel Capoluogo Adriatico ha una origine ben precisa, che, per essere rintracciata, impone di approfondire il concetto di C.A.R.A. e rispolverare la storia recente del territorio in materia.
Prima di tutto, per C.A.R.A. si intende, letteralmente, un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo e per Asilo si intende specificamente Asilo Politico, ovvero rivolto a coloro che fuggono da un conflitto nel proprio Paese di origine, circostanza che interessa dati alla manosolo una parte degli immigrati che si trovano in Italia.
La legge prevede che in ogni Regione del nostro Paese dovrebbe costituirsi un C.A.R.A., in realtà solo circa la metà delle Regioni ne sono fornite e la nostra ovviamente è fra queste; e nella fattispecie dovrebbero collocarsi presso il Capoluogo di Regione, che come molti sapranno, per la Puglia, è rappresentato da Bari, e non da Brindisi.
Tuttavia, non più tardi dello scorso anno, l’incendio di ben due materassi creò un panico tale nei pensieri del Prefetto, del Sindaco di Bari e del Presidente della Regione Puglia, delle autorità competenti in materia per intenderci, che i tre, nonostante siano notorialmente affezionati ai clandestini, hanno dovuto con grande dispiacere salutarli con grande fretta e trasferirli in buona parte in un nuovo Centro di Accoglienza, completamente improvvisato, proprio a Brindisi, una terra cui Emiliano aveva già dimostrato di essere particolarmente legato da tentare di appropriarsi del suo Porto, non prima di aver racimolato proprio da queste parti quei voti che gli sarebbero serviti per assumere la carica di Governatore della Regione.
Questo il gentile omaggio di Bari a Brindisi. La struttura, situata nella zona di Restinco, è definita dai filosofi dell’accoglienza come La Prigione dei Migranti, gli stessi filosofi che fanno finta di non rendersi conto che l’immigrazione è spesso un business gestito da organizzazioni non governative proprio a spese dei cosiddetti migranti, che in molti casi sarebbe più opportuno definire clandestini. E’ interessante notare intanto come, se davvero di Prigione si fosse trattato, probabilmente forse non sarebbe stato necessario arrestare i due già citati ospiti…comunque andiamo avanti.
A beneficio di coloro che sostengono come sia la mancata integrazione che generi il terrorismo, sarebbe opportuno sottolineare che il Congolese e il Marocchino giungevano a Brindisi dopo un peregrinare tra Francia e Belgio – Paesi passati purtroppo alla cronaca per recenti fatti di sangue –arrivando in Italia probabilmente con le idee già chiarissime su cosa continuare a fare.
Risulta paradossale come i riflettori siano costantemente accesi sull’ennesimo tentativo di dare un nome ed un volto alla figura del Vice-Sindaco del Capoluogo Adriatico, nel tentativo di identificare il definitivo vincitore di un Casting riproposto ormai in ogni possibile salsa e versione, mentre siano passate quasi inosservate le vicende legate al C.A.R.A. di Brindisi, forse per il mal costume di definire razzista chiunque pretenda quella sicurezza che è il principio fondamentale di una società sana.
Non è il colore della pelle né le caratteristiche etniche che identificano un terrorista, ma sono le sue idee, il modo di applicarle alla realtà ed il come ci si rapporta alla società, ospitante in questo caso.
E per quanto possa risultare anticonformista, il progresso non può essere rappresentato dall’incoscienza di chi consente l’ingresso a personaggi non identificati (quando va bene), esponendo al pericolo un intero Paese per interessi personali o trincerandosi dietro motivazioni di politica estera.
La capacità o meglio ancorail perseverante tentativo di tutelare le persone a noi vicine e che nutrono legittime aspettative di sicurezza, senza bisogno di guardare ostinatamente a quelle lontane, non significa essere razzisti, significa esseremoderni.
Ass. Proiezione Futuro