Sotto l’ombrellone: divagazioni varie… – di Gabriele D’Amelj Melodia

Ombrellone sugli scogli

Ehm … mi sento come una zanzara in un campo di nudisti: non so da dove cominciare. Bene, inizio col dirvi dove mi trovo. Sono su uno scoglio di una di quelle calette che precedono Lido Malcarne, la spiaggia “in” di una volta, che ancora conserva quell’aria vintage che piace tanto alle nonne. Dalla mia postazione, opportunamente deprivata di raggi solari tramite un vecchio ombrellone, osservo la composita fauna estiva che, a scaglioni, prende d’assalto ogni metro quadro disponibile. I primi ad arrivare, verso le otto ,a piedi o in bici,  sono i pensionati solitari con la mania della pesca selvaggia ( cercano di tutto, dall’ormai raro polpo al granchio che rapidamente catturano e mangiano vivo, dal riccio di sesso incerto alla cuzzedda patedda, anche neonata). Verso le nove arrivano vecchie Punto con coppie di anziani organizzatissimi. Lui, armato di apposito martello, conficca subito nei ciotoli o nella sabbia l’asta dell’ombrellone, lei sistema le vetuste sdraio, reduci da decine di stagioni. Poi il bravo maschio alfa gonfia un materassone blu marina che verrà subito ancorato a cinque metri dalla riva e su cui la coppia starà semi sdraiati a natiche al sole per l’intera mattinata. Subito dopo è la volta di gruppuscoli di bimbi assonnati e frignanti scortati da mamme, zie e nonne, tutte esaltate e isteriche, che cominciano a sgridare e a strattonare le povere creature già appena scese dall’auto. Sono tentato di chiamare il telefono azzurro .. Alle undici, undici e mezzo sbarcano le fatalone, individue dai trenta ai cinquant’anni, abbronzate come raccoglitrici di pomodori, con i loro bikini rachitici, i borsoni colorati, la minuscola sdraio bassa e il telo da bagno firmato. Si  posizionano solinghe o in coppia e passano una metà del tempo a ungersi  e l’altra metà a chiacchierare e/o a telefonare. Non nuotano ma entrano in acqua massimo fino al ginocchio per praticare lente abluzioni parziali, sempre interrotte da strani, incongrui pizzicchii al perizoma, nel velleitario  tentativo di tendere quei due centimetri di stoffa per coprire ombreggiature troppo provocanti. Operazione inutile perché, con l’avvento della depilazione radicale, è venuta a mancare il classico arrapamento maschile da pilis pubicus … Poi si buttano sulla minisdraio e se ne stanno lì per ore, a gambe aperte, nell’inconscio desiderio di essere fecondate dal dio Elios. Intanto sulla mia destra, per fortuna lontane, ostentano la loro generosa cellulite le sessantenni che non si arrendono all’evidenza e indossano il tanga. Palpebre pesanti nascoste da occhiali da sole, pelle da iguana, seni che danno al torace un aspetto pensoso, mentre la bocca dell’ombelico nel bel mezzo del ventre gonfiotto, ha la bocca all’ingiù come il più triste degli emoticon … In questo angolo di costa non ci sono ovviamente ragazzi e ragazze, che frequentano lidi attrezzati di moda o le grandi spiagge sabbiose a nord della città. Però ci sono i bambini ( quelli che frignavano all’arrivo, ricordate?). Ora sono ben allegri ed eccitati. Armeggiano con inutili retini e maschere troppo larghe. Ridono e urlano di continuo, emettendo quegli stridenti acuti che scorticano i nervi degli adulti estranei ( i parenti non mostrano alcun segno di insofferenza e quindi non li riprendono mai). Poi arriva l’ora delle focacce, delle cotolette, della parmigiana e dell’anguria e … si scatena l’inferno. E io vado, tornerò qui domani. Dopotutto domani è un altro giorno …

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