Vertenza ex GSE, Sportelli (Uilm): “In attesa del Piano industriale, rimane preoccupazione”

Sarà il prossimo fine ottobre la presentazione in prefettura di Brindisi del nuovo piano industriale della Dema, presentato dal nuovo A. D. Vaghi.
Dopo aver ascoltato con interesse la presentazione del nuovo management Dema avvenuta in prefettura il 24 settembre u.s. alla presenza del presidente della task force regionale Leo Caroli e a tutte le parti sociali. Il nuovo amministratore delegato della Dema, Ing. Vaghi, che succede a Vincenzo Starace -fondatore del Gruppo partenopeo – non ha purtroppo illustrato un nuovo piano industriale perché, come da sue dichiarazioni, necessiterebbe di un maggior approfondimento.
Nello specifico, la proprietà (fondo di investimento anglo-americano Bybrook Capital) avrebbe scelto di procedere ad un cambio gestionale credendo nel futuro produttivo dell’azienda e volendo così realizzare un nuovo piano sostenibile di ristrutturazione.
La Dema al momento dell’acquisto di GSE presentò un piano industriale denominato piano Dra.Go.
Dra.Go si concretizzava nella nuova costituzione di 2 aziende: la Dar che avrebbe assorbito solo 106 dipendenti e la Dcm che ne avrebbe preso in carico i restanti 119 per poi lasciarli a casa dopo un anno di Cassa Integrazione. Fu così che si concretizzarono numerose manifestazioni di lotta promosse dalla sola Uilm che ne contestava integralmente il contenuto e non credeva nella prosperità di quel piano, ma bensì era certa avrebbe semplicemente mietuto vittime, fu così che l’azienda fece un passo indietro e, pur mantenendo la stessa denominazione, il piano fu cambiato assorbendo tutti i dipendenti e consegnando a loro una lettera di impegno all’assunzione, che ricordiamo risulta una garanzia occupazionale in cui la società s’impegnava a trovare un posto di lavoro all’interno del gruppo Dema per 4 anni a partire dal gennaio 2017.
Arrivando ai giorni nostri, il tanto acclamato piano Dra.Go. per il quale gli azionisti hanno effettuato grossi investimenti, non ha portato risultati sperati, perché i volumi di produzione previsti non si sono verificati. Il nuovo AD ha specificato inoltre che occorre per il futuro predisporre un programma industriale che punti tutto sulla qualità del prodotto e sulla stabilità finanziaria in prospettiva dell’ampliamento del portafoglio clienti, constatando che tutto il gruppo ha perso ogni mese diversi milioni di euro, probabilmente la Uilm di Brindisi aveva visto giusto già un anno e mezzo fa mentre alcuni proni al potere padronale erano convinti di un rilancio sulle spalle dei lavoratori.
Ovviamente il nuovo management ritiene opportuno verificare le condizioni di fattibilità di un nuovo piano industriale per poter rilanciare l’intero gruppo che conta quasi 800 dipendenti distribuiti tra gli stabilimenti di Somma Vesuviana (Na), Paolisi (Bv), Montréal in Canada e i due stabilimenti di Brindisi (Dema ed ex Gse oggi Dar/Dcm).
Per ottenere tali risultati, l’azienda pensa sia necessario operare gradualmente, partendo da un piano industriale che tenga conto del portafoglio ordini attualmente esistente (Strata, Leonardo e Bombardier).
Le nostre preoccupazioni, nonostante le buone prospettive aziendali e la disponibilità della Regione Puglia nel mettere a disposizione misure di cofinanziamento per investimenti a sostegno della reindustrializzazione, risiedono nell’aver appreso, per la prima volta da quando ha avuto inizio la vertenza GSE, che il piano industriale non sarà concepito sullo stabilimento ex GSE, ma su tutto il gruppo DEMA.
Ovviamente non avendo mai discusso dell’intero portafoglio ordini (Bombardier) degli stabilimenti napoletani e non conoscendo l’asset produttivo che ne ha caratterizzato gioie e dolori, allarma che questo nuovo piano industriale possa sortire da un bilanciamento di criticità, facendone scaturire ingiustamente un principio di vasi comunicanti con conseguente danno per lo stabilimento brindisino.
La UILM di Brindisi non arretrerà neanche di un centimetro su elementi che possano mettere in discussione non solo l’accordo firmato il 31 gennaio 2017 (lettera all’impegno di assunzione e reintegro delle maestranze) ma anche su tutto il lavoro positivo e propositivo svolto fino ad oggi nella ex GSE.
Ad oggi in fabbrica (ex GSE) tra dipendenti DAR e DCM lavorano circa 130 unità e 58 sono in CIGS (di cui circa una ventina già formati come da accordi del gennaio 2017 per una pronta ricollocazione) fino ai primi di febbraio, mentre le restanti maestranze, che costituivano la platea dei 225, hanno trovato altra occupazione grazie all’importante know-how acquisito.
Dal prossimo incontro di fine ottobre la UILM ripartirà discutendo il nuovo piano industriale, perseguendo un atteggiamento propositivo, fermo restando le ineludibili premesse di salvaguardia e di rilancio di uno stabilimento e di un territorio, considerando anche lo stabilimento della Dema Brindisi che hanno già pagato un prezzo altissimo nonostante la propria caratterizzazione trentennale di qualità nel mondo aeronautico.

p.la Segreteria UILM Brindisi
Alessandro Sportelli

1 COMMENTO

  1. Condivisibilità e Opinabilità individuale
    relativamente al comunicato di cui sopra, ergo “e la montagna partorì il topolino”

    Eccomi ! Si, ora sono effettivamente io.
    Abbiamo un cantastorie?! A tal proposito ho rispolverato e adattato contestualmente un mio precedente intervento……………. Sotto………..

    Ecco mi sto dando un’altra zappata sui piedi ! Mi mancava giusto. Ora, se volete leggere bene, altrimenti grazie tante !!!
    Attendo “fiducioso” eventuali provvedimenti disciplinari (ah no, sono in CIGS), sempre che vi siano i presupposti, oltre alle ire dei colleghi, che potrebbero avere misunderstanding.
    Questo tipo di comunicazione possono sembrare di basso profilo; ma ritengo di dover apportare alcune precisazioni all’informativa, limitatamente a quanto di mia conoscenza, sperando di non banalizzare il contenuto, comunque importante, della stessa.
    Passiamo (passavamo) la maggior parte del tempo insieme, e “lottavamo e lottiamo(?)” per la stessa causa, ognuno a vario titolo; ma la meta ultima, credo, o almeno spero, è uguale per tutti.
    Attenzione!, non sto cercando di arruffianarmi alcuno, non è il mio stile e non ne ho la volontà, e comunque, per quanto mi è dato sapere, molti hanno delle valutazioni preconcette nei miei riguardi, sicché sarebbe inchiostro sprecato. Non sono/ero che un numero e gestito come tale; il che non mi impedisce/impediva di fare il mio lavoro al meglio delle mie capacità (certo potrei avere capacità limitate – qui rispondo con una citazione che i Colleghi storici sanno a chi attribuirla “e tutto io devo fare?”).

    Cercherò di essere il più breve possibile, cosa, che vi assicuro, per me è una condizione a dir poco impossibile. Non allarmatevi per la lunghezza dello scritto, vi consiglio di leggerlo, sempre che vorrete farlo, durante la pausa pranzo o a casa, non vorrei essere accusato di avere provocato “impedimento produttivo” – ah no, semo in cigs!!! in seguito a interruzione lavorativa per la lettura della presente. Preciso, inoltre, che sto scrivendo da casa, dove avverrà anche la stampa; ossia non sciuperò ne tempo ne risorse aziendali !!! Certo che avevo di meglio da fare; ma qui si tratta del ns. lavoro.
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    Spettabile OO.SS. Esimio Collega (o presunto tale), per convenzione adotterò il maschile),
    la presente non vuole essere una replica e, effettivamente, in teoria, non posso che essere d’accordo su vari punti, anche se con riserva per alcuni passaggi.
    Non me ne vogliate, a questo punto mi sorge un forte dubbio; ovviamente con tutto il Rispetto per le Persone, per la loro Serietà Professionale e la Simpatia che potrei Nutrire per tali Persone. Ma lei è davvero certo di operare nell’Azienda in questione ???!!! intendo nel sottobosco aziendale, nei meandri degli iter procedurali, nelle pieghe delle direttive della vita quotidiana, a contatto con le tante realtà lavorative, alcune realtà create ad hoc per imposizioni contrattuali per far fronte e poter eseguire specifiche commesse.
    Egregi Signori e/o Colleghi, ci avvaliamo ambedue degli strumenti che lo stesso Legislatore mette a disposizione, e che questi stesso, o meglio chi per lui, deroga e contravviene se qualcuno gli si para contro; e nel caso in questione potrebbe configurarsi giusto una tipologia di fattispecie. L’anonimato che comunque sono costretto a, o voglio, mantenere.
    Qualcuno si porrà il quesito se e in che misura io possa ledere alle parti in causa (Maestranze, OO.SS e Azienda). Credo di poter essere archiviato come “inoffensivo”.
    Scrivo, perché motivato dalle mie difficoltà quotidiane, da disperato che sente mancarsi il terreno sotto i piedi. Certo non cerco garanzie; ma almeno assicurazioni, partecipazione, condivisione e, …. E magari il reinserimento. Se questi presupposti vengono a mancare, come sta succedendo in questo contesto, annaspo e cerco dei sostegni a cui aggrapparmi. Tu e Voi no ?

    Per quanto riguarda la sua informativa, vorrei analizzarla, ovviamente nel limite di quanto mi è dato sapere, nei singoli punti; ma visto quanto mi sono già prolungato (nella speranza che chi legge sia arrivato fin qui), sono costretto a farlo in maniera riassuntiva (o almeno ci provo):
    • Contestazioni, rimostranze, dimostrazioni etc. etc. etc…., risultato: non abbiamo ottenuto nulla. Ma lei ci sarebbe riuscito? Eravamo già a conoscenza della posizione Aziendale, sicché sapevamo a cosa andavamo incontro – bastava leggersi i verbali sottoscritti.
    Domanda: ma i segretari congiuntamente alle R.S.U., si sono svestiti dei mandati da noi conferitegli?
    I risultati? Mi permetto di dire/scrivere, che allo stato delle cose, non potevano essercene di diverso tipo. Certo avremmo potuto occupare lo Stabilimento; ma ottenendo cosa? Visto che nessuna delle testate locali e nazionali, e peggio ancora gli Uffici Istituzioni preposti, opportunamente avvisati, ci hanno degnato di un minimo di considerazione. Personalmente avrei comunque occupato la fabbrica, ma quando ero ancora dentro, e non a posteriori, con ciò che avrebbe comportato a livello giudiziario.
    Per quanto riguarda l’asserzione che sono sempre i lavoratori a pagare; conosce una qualche realtà dove non sia la parte negozialmente più debole a dover subire le conseguenze di un qualcosa?

    Concludendo: Abbiamo noi effettivamente le cognizioni per giudicare e contestare l’operato delle ns. R.S.U. e Segretari Provinciali/OO.SS.? qui mi sorge spontaneo, ma io – noi al loro posto sarei/saremmo capaci di meglio?
    CHE NE DICI, ME LO SONO GUADAGNATO UN AVANZAMENTO, O REINSERIMENTO AL LAVORO?!
    • Compositi – viene apostrofato come pozzo senza fine e produzione scarsa
    Davvero informati. Non posso contraddire in quanto non ho informazioni in merito. Per quanto
    riguarda i colleghi improduttivi, prego chi legge di passarmi il termine – prima di metterli in
    merda – avrebbe potuto affrontarli, nulla sortendo, e solo allora, in ultima ratio, sarebbe stato autorizzato a segnalarlo.
    Attenzione, non giustifico chi non lavora.
    • Per tutte le altre affermazioni non ho cognizioni di causa per risponderle, ne in maniera propositiva quanto oppositiva

    Sono stato accorto, spero di non avere rivelato dati sensibili, ho cercato anche di non denigrare nessuno ne di ledere l’immagine, sia a livello generalizzato quanto individuale.
    I dati sopra riportati sono di pubblico dominio aziendale; pertanto, la loro menzione non costituisce violazione e/o infrazione di veti divulgativi, se esistenti.
    CON RISERVA, DIRITTO DI AZIONE E SALVEZZE ILLIMITATE
    Io Dipendente Aziendale – almeno credo (la mia non firma è una firma)
    Mi auguro di non ottenere risposta, altrimenti diverrebbe una storia infinita; anzi, informo fin d’ora, che non risponderò a eventuali comunicazioni che siano conseguenza della presente, a qualsiasi titolo, forma, tematiche o provocazioni che queste possano contenere.

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