Turismo, si continua a puntare sull’autolesionismo. Vitale (GAB) va controcorrente: “Per il tempietto polemica inadeguata. Partiamo dal senso di appartenenza e dal superamento degli interessi personali”

BRINDISI – Premessa d’obbligo: l’immagine di quel gruppetto di turisti con gli occhi fissi sul portone chiuso del Tempietto di S. Giovanni al Sepolcro non fa piacere a nessuno. E questo soprattutto per una città che ha ancora tutto da conquistare in termini di visibilità, apprezzamento ed accoglienza turistica.

Detto ciò, non si può nascondere che a noi brindisini piaccia sbandierare la prima cosa negativa che ci capita per le mani, e questo per poter riaffermare ossessivamente il nostro stato di subalternità: una condizione e convinzione che ci hanno propinato e che noi supinamente abbiamo accettato, ma che nella realtà non si basa su dati oggettivi, dato che Brindisi – se i suoi cittadini lo volessero – avrebbe tutto per competere alla pari con località più rinomate.

Ma a noi piace puntare sull’autocommiserazione e sulla compassione degli altri: così, un normale giorno di chiusura settimanale di un monumento (per il quale si sta comunque cercando di trovare una soluzione affinché resti aperto tutti i giorni) diventa la chiave per riaprire il cassetto delle recriminazioni.

Non tutti, però, la pensano alla stessa maniera. E’ il caso di Danny Vitale del Gruppo Archeo Brindisi, che interviene sulla vicenda circoscrivendo il campo dei problemi: “Per quanto riguarda il tempio di San Giovanni al Sepolcro ritengo che la polemica sia inadeguata. Tenendo presente che la nostra città può vantare ben due castelli attualmente non visitabili, numerose importanti chiese non regolamentate da orari di apertura fissi, scavi archeologici chiusi nel fine settimana, il museo diocesano chiuso da almeno un anno, il museo archeologico chiuso la domenica, credo che il giorno di chiusura settimanale del tempio di S. Giovanni (nonostante in questo periodo dell’anno sarebbe da evitare) sia l’ultimo dei nostri problemi. Affinché Brindisi possa diventare una città turistica serve ben altro. In primis è necessaria una rinascita del senso di appartenenza e una politica turistica che vada al di là degli interessi personali dei singoli”.

Andrea Pezzuto

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