Sono le 8,35 circa dell’1 ottobre u.s. quando due persone travisate e con armi (sia comuni che da guerra del tipo AK 47 kalashnicov) fanno irruzione nell’Ufficio Postale di Merine, frazione di Lizzanello (LE), gremito di avventori.
Impugnano fucili e minacciano direttore e impiegata; si impossessano quindi della somma di 1231 Euro e si danno alla fuga facendo perde le tracce. All’esterno, ad attenderli, accanto ad una Lancia Delta, un complice anch’egli travisato ed armato.
Le indagini, già in corso sul gruppo criminale anzidetto, permetteranno agli investigatori di ricostruire nel dettaglio l’episodio delittuoso e di risalire all’identità dei componenti del commando che, poi, risulterà composto da 4 persone; atteso che un ultimo ed ulteriore complice sarà quello che aveva operato i sopralluoghi e sarà poi incaricato, proprio la mattina della rapina, di effettuare una ricognizione a bordo di una Lancia Y presa a noleggio, indicando ai complici il momento dell’apertura dell’Ufficio Postale.
I quattro – attraverso l’analisi dei tabulati del traffico telefonico, la visione delle immagini raccolte dai sistemi di video-sorveglianza, le intercettazioni e le altre risultanze d’indagine –saranno individuati in: BLEVE Vincenzo, classe 1969;FAI Dario,classe 1967;FAI Pierpaolo, classe 1973; BLEVE Vito, classe 1964.
I primi 3, inoltre, secondo gli esiti dell’attività investigativa esperitavenivano ad essere ritenuti i protagonisti di un tentativo di estorsione, attuato con metodi simili a quello delle organizzazioni mafiose,commesso ai danni di un imprenditore agricolo brindisino.
A quest’ultimo proposito, deve dirsi che, nella tarda estate appena trascorsa, la vittima veniva raggiunta – in uno dei suoi appezzamenti di terreno – da un’autovettura con a bordo alcuni soggetti che gli avanzavano una richiesta estorsiva, reiterata poi nel mese di ottobre.
Nel portare “i saluti degli amici di Tuturano”, coloro che avanzavano l’ingiustificata pretesa estorsiva, minacciavano di impossessarsi del raccolto di carciofi e richiedevano il pagamento di una somma di danaro (quantificata in 5000 Euro) entro i successivi tre giorni.
Le attività d’indagine in corso permettevano di attribuire quel tentativo di aggravato estorsione ai sopra indicati primi tre(BLEVE Vincenzo, FAI Dario e FAI Pierpaolo) dei quattro componenti del gruppo criminale indagato.
L’intero gruppo, come si rammenterà, venivatratto in arresto il 2 novembre u.s. in esecuzione di decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso in via d’urgenza dallaProcura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce al fine di interromperne l’illegale attività e scongiurare nuove azioni delittuose.
Nella mattinata odierna, a seguito di ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce, su richiesta del Pubblico Ministero della sopra indicata Direzione Distrettuale Antimafia, gli investigatori della Squadra Mobile brindisina hanno raggiunto i due BLEVE ed i due FAI negli Istituti di Pena ove già ristretti per notificare loro – con la collaborazione della Polizia Penitenziaria – quest’ultimo provvedimento cautelare.
Nell’ordinanza emessa, il G.I.P.ha altresì ritenuto che entrambe le scoperte azioni criminose contro il patrimonio – attribuibili all’intero gruppo criminale indagato (la rapina all’Ufficio Postale di Merine) o a parte di esso (il tentativo di estorsione ai danni dell’imprenditore agricolo) – possano essere valutate, sul piano logico, come reati-fine dell’associazione mafiosa, per quanto, in ordine al BLEVE Vito, le condotte contestategli (rapina, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi da fuoco), non contemplinoaggravanti o riferimenti di natura mafiosa.
Infine, i fratelli FAI, sempre secondo la ricostruzione investigativa, dovrebbero individuarsi come gli autori del furto delle targhe apposte sulla Lancia Delta impiegata nella rapina di Merine.