BRINDISI – Il Presidente della Regione Lazio scrive una missiva ai suoi colleghi Michele Emiliano e Luciano D’Alfonso della Regione Puglia e della Regione Abruzzo per chiedergli di ritirare i loro ricorsi (il giudizio di merito davanti al Tar si discuterà l’1 agosto) avverso la decisione dell’Enea di investire nel sito di Frascati per il progetto sulla fusione nucleare. Di seguito il testo della lettera.
“Caro Michele, caro Luciano, vi prego di prendere nuovamente in esame la vostra decisione e di ritirare i vostri ricorsi, consentendo al Paese di cogliere un’opportunità che sarebbe folle perdere. La questione che ci riguarda ha un significato più ampio di quello meramente giuridico, dato che mette alla prova la capacità delle nostre istituzioni di fare sistema intorno a una preziosa opportunità per diventare leader internazionali nella scienza e nello sviluppo. Pur essendo libera di scegliere, Enea ha ritenuto di rivolgere un avviso tra le Regioni per verificare se esistessero altri laboratori con caratteristiche e standard superiori a quelli assicurati da Frascati che, infine, a giudizio dell’ente, è risultato quello maggiormente vantaggioso. Il progetto potrebbe dunque avviarsi domani. Ma siamo di fronte a un grande classico italiano: il ricorso al Tar con richiesta di sospensiva. Mi rivolgo a voi piuttosto come leader politici. L’avvio di un contenzioso sulla base di cavilli porterà infatti a un’interruzione del processo e, infine, a un unico risultato certo: perdere l’investimento europeo. Quindi, perdere tutti. È un film visto troppe volte: voi ricorrete, noi ci difendiamo, in una trafila che tutti conosciamo e che tutti soffriamo. Qui però la posta in gioco è altissima: avviando questa trafila ci carichiamo il serio rischio di consegnare a un’altra nazione l’Hub dell’energia buona. L’Europa non attende che si concludano le nostre schermaglie, e non aspetta certo i tempi della giustizia italiana. Il Governo italiano ha chiesto di inserire il progetto nel Piano Junker nel 2014 e, poiché è occorso tempo per definire il cofinanziamento nazionale, si sono accumulati già tre anni di ritardo per la sua partenza. Non ci aspetteranno oltre, perché anche solo poche settimane di slittamento minerebbero la nostra credibilità di condurre in porto la proposta. Non mi sfuggono i benefici diretti per il territorio ospitante, ma quando ho presentato la candidatura del Lazio la motivazione principale era un’altra: il potenziale enormemente più ampio di un progetto che, di qui a venti anni, rivoluzionerà la produzione e i consumi energetici, incidendo sulla possibilità di fare ovunque sviluppo e impresa a impatti ambientali ridotti. Di questo cambiamento l’Italia sarà capofila e i benefici travalicheranno i nostri confini, perché il programma sull’energia pulita ha per sua naturale vocazione una progettualità interregionale e internazionale. Una pur legittima disputa tra Regioni vale quanto il rischio di sacrificare tutto ciò?”.
Se un bando è pubblico quello che succede è previsto dalla legge. Del resto, per poter accedere ai finanziamenti, il bando doveva essere pubblico. Siamo ai soliti giochetti all’italiana. La lettera del presidente della Regione Lazio è patetica. Dice che è stato indetto un concorso per il quale si sapeva già chi doveva essere il vincitore. Ovviamente non entro nel merito delle argomentazioni tecniche portate a sostegno della tesi del Presidente.