Mostra fotografica ‘Brindisi…della Città la Bellezza ed il Contrasto’ al Nervegna

BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo nota sulla mostra fotografica che si terrà a Palazzo Nervegna il prossimo 14 agosto.

“Questo progetto fotografico – si legge nella nota – si avvia nel mese di Febbraio 2017 e richiede oltre sei mesi di lavoro per una raccolta complessiva di oltre 4500 scatti fotografici che costituiscono il materiale di partenza per la realizzazione di un concept foto-artistico incentrato su Brindisi. La città ne risulta rappresentata nei suoi simboli più identificativi ma soprattutto vengono evidenziati i suoi recessi più intimi, simbolici e inconsci. Questa intenzionalità si esprime attraverso un metodo di lavoro in cui la fotografia non è la semplice descrizione della realtà e del punto di vista dell’autore ma costituisce la base di partenza di un processo creativo che, attraverso le tecniche digitali di elaborazione e composizione dell’immagine, produce un risultato nuovo. Si sostituisce infatti il classico setting del reportage con la costruzione progettata di un’opera che si avvicina moltissimo al linguaggio pittorico espresso con nuovi mezzi. Ed in questo senso è lapalissiano il confronto con le esperienze pittorialiste del secolo scorso nelle quali la fotografia si sublima da semplice occhio che guarda il mondo da ogni prospettiva a strumento di rappresentazione interiore della realtà stessa. Le influenze artistiche si riverberano in molte citazioni visibili nelle opere esposte. Dallo stile pop di Warhol fino a Guttuso, ci sono una molteplicità di influenze e di rielaborazioni delle stesse che vanno a congiungersi in uno stile unico ed innovativo che difficilmente può essere univocamente definito. E’ fine art photography ma non può essere racchiusa soltanto nei canoni di un’estetica perchè l’estetica stessa è piegata e disciplinata nella espressione di significati profondi, a volte palesi ma molte altre volte ricercati e colti. Queste realizzazioni fotografiche non sono opere per lo sguardo distratto di chi cerca solo una bella foto ma richiedono un’osservazione prolungata e attenta, l’individuazione di una direzione di lettura, la raccolta di elementi culturali pregressi. Oliviero Toscani afferma che la fotografia ha un vantaggio rispetto al linguaggio cinematografico ovvero la capacità di innescare la riproduzione di un film interiore a partire da un’immagine statica. Sulla base di questa considerazione si possono collocare le opere esposte il cui intento in questo senso è rafforzato anche dalla scelta del formato anamorfico 2.39:1 che è tipico del grande schermo del cinema. Tale scelta indica l’intenzione dell’autore di voler raccontare, di spazializzare lo sguardo in orizzontale per seguire il filo della narrazione che parte della immagini ma che si esplica nel cuore e nella mente del fruitore. Risultato che raggiunge maggior potenza anche in relazione alla pasta visiva di ogni quadro. Le opere sono materiche, danno il senso della superficie che ora è pietra, ora vetro oppure metallo. E questo aggiunge un elemento esperenziale in più, quasi tattile che moltiplica la fruizione dell’immagine e la estende ad altri sensi fornendo anche tridimensionalità oppure, in alcuni casi, una forzata bidimensionalità che potenzia il significato espresso”.

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