BRINDISI – ‘Quel pasticciaccio brutto’ degli eventi natalizi…. Ha sollevato un (prevedibile) vespaio il programma delle manifestazioni previste per il Natale 2016 ed anticipato ieri dalla nostra testata.
Dopo il ‘piccato’ intervento del presidente dell’Adoc Giuseppe Zippo che ha definito le decisioni assunte in sede di Commissione Attività Produttive “una presa in giro”, chiedendo contestualmente l’immediata verifica degli atti amministrativi prossimi al vaglio della giunta comunale e la convocazione immediata di un incontro, sulla vicenda interviene anche Marco Simone, giovane commerciante brindisino, nonché portavoce dell’”Associazione spontanea commercianti del Centro Storico” (che raggruppa circa 85 persone, ndr).
“Sono rimasto anche io indignato e scandalizzato nel venire a conoscenza del fatto che il programma delle iniziative era stato stilato, senza tenerci minimamente in considerazione. Ed allora mi chiedo: a cosa sono servite tutte quelle riunioni a cui ci hanno invitato se, alla fine, era già stato stabilito che nulla sarebbe cambiato rispetto agli altri anni? Quando abbiamo partecipato a quei tre incontri in Comune ci eravamo illusi che qualcosa stesse davvero cambiando. Ed invece…. E dire che ero così carico di entusiasmo per un ‘piccolo-grande’ miracolo che ero riuscito a compiere: quello, cioè, di ottenere le 30mila euro per la riattivazione della videosorveglianza; un qualcosa di cui, peraltro, potrà godere tutta la cittadinanza”.
Marco Simone, in quella occasione, aveva dato quasi uno ‘schiaffo morale’ alle istituzioni: trascurando la sua attività commerciale, è andato per giorni e giorni in giro a raccogliere le firme che, poi, sono andate a finire sul tavolo del prefetto. “Il tutto – ci tiene a precisarlo con orgoglio – senza colori e senza bandiere. Ottenuto questo risultato – prosegue – sembrava che qualcosa si stesse muovendo: il Comune si stava ‘interessando’ a noi, tanto da averci convocato perché potessimo dare anche il nostro contributo per gli eventi natalizi”.
Per i colleghi commercianti, Marco Simone è diventato una sorta di ‘paladino’ a tutela degli interessi della categoria. “Ero riuscito a creare nuovamente entusiasmo tra i miei colleghi che, da dieci anni, si sentono (e lo sono di fatto) abbandonati a se stessi. Ad ogni riunione ho portato con me, a turno, 15, 16 persone. L’assessore De Maria era stato chiaro: ‘Non ci sono soldi’ – aveva detto. Ma aveva comunque paventato la possibilità che potessimo apportare qualche modifica al programma, a costo zero. ‘Dateci qualche idea, cerchiamo di limitare al danno, perché il danno ormai è stato fatto (si riferiva a luglio scorso?), facendoci intravedere la possibilità che potessimo in qualche modo contribuire. Anche perché – prosegue Simone – diciamocelo chiaramente: il centro storico siamo noi. Se chiudiamo i negozi, i brindisini cosa scendono a fare in centro, considerato che non abbiamo più nulla? Chiese chiuse, monumenti che aprono a singhiozzi o solo quando c’è la disponibilità di personale. La gente scende in centro semplicemente perchè perché noi alziamo la serranda. Chi meglio di noi, dunque, può dire cosa serve veramente al centro storico? Nessuno. Così come nessuno si è mai mostrato disponibile ad ascoltare le nostre richieste. Il Natale è diventato un affare personale, un business. E’ questo il modo per cambiare il percorso di una storia già vista e rivista? Come si fa a parlare di eventi di qualità se è la qualità che manca?”.
Ma Marco Simone non si arrende: “Noi commercianti stiamo continuando, in silenzio e nella massima umiltà, a fare le nostre cose ed a dare i nostri piccoli segnali. Andiamo avanti. Ormai è diventata una scommessa. Abbiamo approntato cinque, sei punti che vorremmo fossero accolti: il parcheggio di via Spalato, un pullman che, gratuitamente, da via Spalato, illuminata, conduca in centro, le luminarie fatte in un certo modo e lo spostamento delle casette del Mercatino da piazza Vittoria in viale Regina Margherita, in modo tale da sfruttare una zona che, altrimenti, d’inverno è ‘morta’. Chiediamo troppo? Considerato che non abbiamo né potere né voce in capitolo, visto che ciò che conta sono le ‘firme’ sulle carte, ci aspettiamo quanto meno un minimo di considerazione rispetto a queste nostre richieste”.
Ce la faranno i nostri ‘eroi’? Ai posteri (del ‘Palazzo’) l’ardua sentenza…
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Pamela Spinelli Direttore responsabile |