Macchia: «Sanità, risposte insufficienti per contrastare le emergenze, interesseremo il prefetto»

Le risposte che arrivano dalla Conferenza dei sindaci per fronteggiare l’emergenza sanitaria nel Brindisino sono deludenti e dovrebbero provocare un moto di indignazione in tutti i cittadini sempre più lesi nel loro diritto alla Salute che viene progressivamente cancellato. Se dagli esiti di precedenti Conferenze erano arrivati dei «pannicelli caldi», dall’ultima – è triste doverlo ammettere – non è arrivato nemmeno quello.

E’ inaccettabile rispondere alla carenza di personale con la chiusura di altri reparti e con accorpamenti che sguarniscono il territorio sempre di più, quando invece bisognerebbe agire esattamente al contrario con una politica straordinaria di massicce assunzioni. E questo a tutti i livelli – da quello locale, a quello regionale – che bisognerebbe richiedere, anzi pretendere, a livello nazionale.

Perché è proprio la mancanza di una politica assunzionale degli anni passati che ha portato alla drammatica emergenza che abbiamo sotto gli occhi oggi. E cosa si fa? Si persevera diabolicamente, se non proprio in maniera «criminogena», in una politica di mutilazione e smantellamento dell’offerta sanitaria esistente.

E’ agghiacciante il dato rilevato dalla Fp Cgil relativo alla perdita di medici dal 2019 ad oggi: una perdita secca di ben 111 medici – che già all’epoca erano insufficienti -, il 15% dei suoi dirigenti medici. E questo per via di una mancata politica concorsuale finalizzata alle assunzioni – quei pochi concorsi messi in atto si sono risolti in tempi biblici finendo per non portare alcun beneficio -, e alimentando un precariato che ha finito per allontanare anche quelle poche forze «fresche» arrivate che, alla fine delle assunzioni a tempo determinato, la Asl non ha nemmeno prorogato per tenere in piedi gli organici (altrimenti magari sarebbero maturati i requisiti per la loro stabilizzazione?).

Questo atteggiamento miope e scandaloso, non può essere nemmeno giustificato con la scusa dei famigerati «pareggi di bilancio» o del «contenimento dei costi della spesa», perché quanto è costato ai brindisini curarsi in questi anni è diventato incalcolabile. Quanto è costato – per chi ha potuto farlo, perché in tanti hanno rinunciato – curarsi? Quanto costa ai brindisini la mobilità infraregionale o nazionale per curarsi? Lo abbiamo chiesto invano più volte, perché sarebbe interessante verificare se la spesa di quei 111 stipendi da pagare ai medici – e anche del resto del personale sanitario mancante – non sarebbero stati largamente compensati dal bisogno di salute della popolazione soddisfatto nelle strutture territoriali piuttosto che altrove. E così quei soldi sono stati spesi altrove alimentando le casse di altre Asl di questa regione o di altre. Ci chiediamo e chiediamo ai sindaci, ai politici di questo territorio se questo sia il solco su cui si intenda proseguire, della serie «continuiamo a farci del male?».

E la politica se ci riesce, perché siamo a questo punto proprio per via del fallimento delle politiche sanitarie di questi anni, cerchi di proporre soluzione reali e non «fuffa», come l’idea ventilata da diverse parti di una fantomatica «Azienda zero»: una sovrastruttura duplicato di quelle esistenti di cui non c’è proprio bisogno dal momento che basterebbe mettere in condizioni ogni Asl di poter fare bene il suo lavoro: quello di rendere un servizio pubblico e rendere esigibile un diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Con il verificarsi oltre al danno di vedere cancellate le Asl di ogni territorio – che dovrebbero dare risposte ai relativi bacini di competenza – di vedersi scippare un altro centro decisionale alla Regione, finora incapace di arginare questa deriva, di occuparsi di ogni territorio. Il ruolo di programmazione e gestione dei bisogni di un territorio – sebbene con le dovute correzioni – devono rimanere alle Asl che hanno il compito di attuare risposte e interventi a seconda della popolazione di riferimento e che cadrebbero nel vuoto se venissero accentrate in un altro organismo.

Dal momento che dalla Conferenza dei sindaci la famigerata montagna, questa volta, non ha nemmeno «partorito il topolino», chiediamo un incontro urgente al prefetto di Brindisi alla presenza dei livelli regionali per ascoltare anche le parti sociali ed individuare con urgenza le opportune soluzioni all’attuale crisi del sistema sanitario pubblico della provincia di Brindisi come mai avvenuto in passato, prima che la situazione diventi totalmente ingovernabile senza riuscire a salvare “la nave che affonda”.

Antonio Macchia

Segretario Generale

Cgil Brindisi

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