Dopo la fama come attrice negli anni Novanta, il Festival di Sanremo, il ruolo di commissario in Linda e il brigadiere , i film-tv “ecclesiastici” come Maria Goretti(2003) e San Pietro (2005), la «nuova esistenza», cominciata nel 2000 con la conversione e l’impegno religioso. La nota attrice Claudia Koll, ora è impegnata nella direzione dell’accademia romana di spettacolo delle suore Orsolinema continua anche a portare la sua testimonianza di conversione nelle parrocchie.Ed in uno di questi incontri, tenutosi a Latiano nella Parrocchia Santa Maria della Neve, che l’attrice, è stata intervistata dal giornale Newspam.it, al quale ha parlato della sua testimonianza, iniziando dal racconto di quella che era la sua vita passata.
Pensando un po’ alla tua vita passata, tanti film, il Festival di Sanremo, le fiction. Pensi che sia stata un’evoluzione questo tuo cambiamento, questa tua conversione, rispetto al tuo stile di vita passato o una drastica decisione?
È stata una conseguenza di un incontro con la verità, per cui avendo incontrato la verità e la sapienza di Dio, e l’amore di Dio concreto, nel momento della sofferenza, nel travaglio anche spirituale, mi ha portato a fare anche delle scelte secondo Dio. Graduali. Perché innanzitutto incontrare il Signore non vuol dire diventare Santi ma si combatte con la propria fragilità. Però sul momento siccome il Signore ti inonda di grazia, non ne sei consapevole e quindi hai la percezione della bellezza della vita nuova, di una vita rinnovata dalla grazia di Dio. Hai una percezione della bellezza della grazia e pensi di essere ormai esente da cadute, ma questo perché uno pensa sempre che uno è protagonista di se stesso e autore di se stesso. Ma in realtà “Tutto posso in colui che mi dà forza” e in Dio la forza. Però quando la percepisci in maniera così forte pensi che è tua e ti dimentichi che è un dono di Dio. Un po’ come la vita no? Pensi di possederla ma in realtà è un dono. Quindi all’inizio ero, diciamo travolta dalla grazia che mi ha fatto fare delle cose inimmaginabili per me. Lasciare la macchina, prendere l’autobus, ho deciso di fare scelte forti, nonostante ero molto conosciuta, proprio perché ero guidata dal Signore. Poi man mano è come se il Signore Dio ti dicesse, ora è il tuo momento, allora adesso devi fare una scelta più consapevole. Proprio perché è graduale, altrimenti ci schiaccerebbe no? Invece è molto sapiente il Signore. Ti attira con legami d’amore, ti fa fare anche esperienza dolorose, però è sempre perché concorre al bene perché sempre comunque tutto viene trasformato in un bene più grande dalla Grazia di Dio. E insomma, quindi anche lasciare, la chiamata nella chiamata, anche lasciare tante cose del mio passato, è sempre stato comunque tutto graduale. Però una cosa è sicura. Aver incontrato così prepotentemente la verità mi ha portato a detestare tutto quello che era senza senso e molta televisione, molti film, sono veramente senza senso; e molte relazioni fondate sul non senso, fondate sulle bugie, sulle menzogne sono inconsistenti e non fanno girare da nessuna parte, un po’ come la ruota con il topolino.
C’è stato un momento o un motivo in particolare che l’ha spinta a fare questa sua scelta di conversione?
Il mio cammino di conversione è iniziato quando ho passato la Porta Santa a San Pietro durante il Giubileo del 2000. Da lì è iniziato un meccanismo di reazione a catena che mi ha portato dopo vent’anni e più che i miei genitori pregavano per me, all’anno decisivo di svolta. Cosa è accaduto dopo quella volta? Non certo un’illuminazione, però è accaduta una consapevolezza di alcuni miei limiti, del non senso delle mie scelte e quindi ho cominciato a ripensare alla mia vita. La prima fase è stata il risveglio della coscienza, ciò che è bene e ciò che è male e quello che dicevo no, che alcune mie scelte non sono state fatte con intelligenza di Dio, secondo Sapienza. Questo ti porta piano piano a cambiare, ti porta a vivere non più secondo il piacere mi va non mi va, mi sento non mi sento, ti porta piano piano a crescere umanamente e spiritualmente e ti porta a operare delle scelte dei cambiamenti. Poi c’è stato uno scontro spirituale con il maligno, e quello mi ha reso consapevole che seguire il Signore è una scelta radicale, perché se tu fai col 50% e ti accomodi sui compromessi, è chiaro che ti esponi all’opera del maligno. E quando mi sono trovata in quella situazione, ho capito, che non conoscendo sacerdoti, non sapendo come affrontare questa tenebra che fiaccava spiritualmente, il Signore mi ha fatto uscire in maniera forte da quella selva oscura, e mi ha fatto arrivare attraverso la Parola di Dio e la celebrazione della Santa Messa. E la Parola era la lampada che si accendeva e che mi permetteva di scegliere ciò che era bene e ciò che era male. Quindi ho scommesso sulla Parola, e la Parola mi ha fatto camminare, mi ha fatto procedere. Poi sicuramente i Sacramenti, la Confessione e l’Eucaristia che mi hanno rinnovato interiormente e spiritualmente, e mi hanno dato le armi insieme alla carità per combattere il maligno.
Senti il lavoro nel mondo dello spettacolo lo vivi oggi come un errore o come un’esperienza?
No non è stato un errore. È stata un’esperienza perché io ho sempre desiderato fare l’attrice da quando ero piccola. Quando ero piccolina ho avuto due nonne che mi hanno cresciute, di cui una straniera, e quindi avevo un rapporto con la parola che era legato al fatto che comunque dovevo attenzione alla parola perché era una nonna straniera, dovevo imparare parole nuove. E l’altra era una nonna che non vedeva e che davanti alla tv guardavamo i film e io le dovevo spiegare cosa vedevano i miei occhi, e lei mi spiegava il significato delle parole. Quindi lei mi insegnava a capire il significato delle parole. Ecco dopo questa esperienza ho capito, che gli attori devono comunicare, e lo scopo di un attore è uscire da se stesso e farsi altro. Anche Dio è una continua comunicazione, fra Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
Chi è Claudia Koll oggi?
Sono sempre io, solo che al tempo stesso ho ritrovato delle cose che avevo perduto della mia infanzia. Quando ero ragazzina sono cresciuta con mia nonna che non vedeva, ed essendo lei molto anziana io l’accompagnavo, le aprivo la porta, scendevamo i gradini insieme, le davo la mano, andavamo a fare la spesa. Questa relazione, questa vita in tandem diciamo, con l’attenzione ai bisogni dell’altro, era una cosa che faceva parte della mia formazione umana che poi si è smarrita nel tempo, e poi ritrovata con gli anni, con una consapevolezza da adulta, ritrovata dopo la conversione. Ugualmente quando ero piccolina, lasciavo il posto nel letto all’Angelo Custode, mia nonna sempre pregava e quindi mi ha insegnato a pregare e oggi ho l’amore per Dio. Ho una, diciamo, Fede ritrovata, più consapevole e più matura. Però posso dire questo, che i semi gettati nell’infanzia è come se ad un certo punto hanno dato frutto. E’ come se fosse già tutto scritto. Chi non crede può pensare che sia stato il destino ma non è così perché è tutto scritto nel cuore di Dio; Dio ci ama di un amore eterno e quindi ci dona dei doni immensi che noi sul momento non siamo consapevoli di avere, il primo tra tutti è il dono della vita, e non ultimo il dono della Fede, in cui nel battesimo diventiamo figli di Dio. Però poi dopo la nostra vita si va sviluppando negli anni e si può correre il rischio di non viverla bene, di non viverla all’altezza del progetto di Dio. Quindi l’identità di una persona si realizza pienamente nel momento in cui stai dentro il progetto di Dio. Allora quindi Claudia è Claudia. È vero che nella Fede noi diciamo la nuova creatura ma il senso è questo.
Un’ultima domanda. Cosa si sente dire ai giovani di oggi che purtroppo non sempre sono vicini a Dio e la Chiesa?
La vita non si può vivere in maniera epidermica, cioè mi va non mi va, mi piace non mi piace, perché la vita richiede un’intelligenza, una sapienza, altrimenti ci si frattura e appunto poi queste ferite si aprono e cominciano a sanguinare e provocano delle alterazioni di comportamento. Cioè ci sono delle conseguenze naturali. Quello che io consiglio è di cercare la relazione con Dio attraverso una ricerca attenta, non deviazionistica ma una relazione fondata sulla Parola di Dio, sui Sacramenti e poi sicuramente sulla preghiera. Però la Parola deve parlare al cuore ed è su quella parola che si fonda poi la propria esistenza. E quando ti sembra che il mondo ti contraddice, non cercare la scelta più facile, quella diciamo, che ti conforma al mondo perché le luci del mondo sono luci che passano, la scena del mondo passa e poi non rimane granchè della tua esistenza. Quindi il consiglio è di non fermarsi all’apparenza, ma di cercare il senso più profondo della propria esistenza.
Giuseppe Argese