BRINDISI – Confesso che comincio a sentire il peso degli anni.

Lo capisco dal fatto che ricordo nitidamente molti, troppi avvenimenti degli ultimi cinquanta anni nel nostro Paese: dall’alluvione di Firenze (1966) alle bombe di Piazza Fontana (1969); dal primo sequestro delle B.R. del magistrato (Sossi) (1974) all’assassinio di Aldo Moro (1978); dalla notte di Sigonella (1985) alla stagione di Tangentopoli (1993); dall’ascesa di Berlusconi (1994) alla partecipazione italiana ai bombardamenti di Belgrado (1999), per finire alla complicata vicenda politica interna al PD che negli ultimi anni influenza negativamente gli equilibri politici del Paese.

Non ho citato casualmente quegli avvenimenti. Ad essi sono strettamente collegati non solo i nomi di alcuni leader italiani (Andreotti, Craxi, Berlusconi, D’Alema, Renzi), ma anche quello strano fenomeno della psicologia politica collettiva che trasfigura progressivamente la percezione popolare del leader, accompagnandolo dall’iniziale simpatia verso un’inesorabile deriva antipatizzante che lo trasforma in “Puzzone”, cioè infame, fetente.

I più liquidano questo fenomeno etichettandolo sbrigativamente alla voce “populismo”.

Personalmente nutro il massimo rispetto verso il populismo, almeno nella definizione di «ideologia secondo la quale al “popolo” (concepito come virtuoso e omogeneo) si contrappongono delle “élite” e una serie di nemici che attentano ai diritti, valori, beni, identità e possibilità di esprimersi del “popolo sovrano”» (Albertazzi e McDonnell).

Il punto è che il populismo sembra ormai aver intrapreso una deriva ribellista e antisistema che non si cura affatto di organizzare o almeno prevedere sbocchi praticabili; che si nutre di disinformazione organizzata ad arte sui principali social network; che lusinga intere colonie di “hater” (quelli che odiano tutto e tutti) allevati a base di disprezzo, incultura e prepotenza psicologica.

Le campagne elettorali non sono più luogo nel quale esprimere la “cultura di governo” di cui si è portatori indicando quello che si vuol fare, ma sono diventate lo spazio dedicato alla personalizzazione del dissenso o meglio dell’odio che si nutre verso l’avversario: si vota pro o contro le persone. Più sovente contro.

Il voto alle elezioni Usa è stato a favore di Donald Trump o piuttosto contro Hillary Clinton e i suoi legami con Goldman Sachs e le odiate lobby? E prima ancora, il voto a favore della Brexit è stato un voto “per, a favore di qualcosa”, o piuttosto un voto contro le istituzioni di Bruxelles, contro quello che l’uomo della strada, il cittadino medio del mondo, chiama il potere?

Il prossimo appuntamento che potrebbe siglare la vittoria del populismo riguarda gli italiani, che si recheranno al voto il 4 dicembre per dire “SI” o “No” al referendum costituzionale promosso da Matteo Renzi.

Non sappiamo quanto Renzi riuscirà a modificare l’esito negativo preannunciato dai sondaggi. Però gli va dato atto che sta combattendo una battaglia coraggiosa e solitaria per cambiare l’attuale assetto del potere in Italia, cercando di immettere massicce dosi di modernizzazione nella struttura istituzionale di un Paese fermo da decenni. Si può obiettare che non tutto è condivisibile, ma appare inequivocabile la direzione di marcia innovatrice.

Comunque vada, questo lo renderà protagonista del futuro del Paese.

Intanto siamo costretti a sopportare una campagna elettorale avulsa dal suo contesto, impostata come occasione unica per liberarsi del “Puzzone”, percorsa in lungo e largo da una compagnia di giro di esperti semi-intellettuali, che paternalisticamente intenderebbero ancora suggerire cosa fare, cosa mangiare, come parlare, come pensare … e come votare.

Per dirla in una battuta con il saggista Nassim Taleb: “The Intellectual Yet Idiot”.

www.pinomarchionna.it

1 COMMENTO

  1. La cultura politica degli italiani è “salire sul carro del vincitore” salvo poi buttare fuori dal carro il vincitore che diventa “puzzone”. Prevedo, mio malgrado, che sarà così con Renzi, come lo è stato con Berlusconi e prima ancora con altri sino a Piazzale Loreto.
    Per quanto riguarda le elezioni americane c’e da registrare che la Clinton ha preso più voti di Trump. Avrebbe vinto nel voto popolare È stato il sistema americano a dare la vittoria a Trump. La realtà di Renzi è che spesso ha atteggiamenti alla Marchese del Grillo. “Io sono io e voi non siete un caxxo.” Buona giornata.

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