“La ragazza sconosciuta” di William Trevor

C’è la signorina Nightingale, maestra di pianoforte di mezza età disposta a tollerare i furti perpetrati dal suo giovane, talentuosissimo allievo, pur di non venir privata del privilegio di ascoltarne il genio; c’è il tempo che scorre e che forse consentirà a Claire e ad Anita (una volta legate da forte amicizia e poi divise dall’amore per lo stesso uomo) di riavvicinarsi; c’è il dubbio macabro che avvolge la scomparsa di un uomo storpio, sparito da un giorno all’altro alla vista dei due uomini incaricati di imbiancare la casa in cui vive – relegato sulla poltrona accanto alla stufa – con una lontana parente; c’è, ancora, il mistero intorno alla ragazza sconosciuta del titolo, quella Emily Vance così puntuale e taciturna che si occupava delle pulizie a casa di Harriet e che improvvisamente, quasi senza che il mondo se ne accorga, muore (una scelta, probabilmente, per sfuggire al peso di un amore mai nato). Sono solo quattro dei dieci racconti che compongono l’ultimo libro di William Trevor, l’autore irlandese che proprio a questa raccolta ha affidato le sue ultime storie. Vi si distingue un vorticare attorno ad alcuni temi centrali quali il tempo, con la «rassicurante visione retrospettiva» che il più delle volte consegue al suo trascorrere, e l’assoluta ordinarietà dei personaggi al cospetto della vita e del suo finire – colti nel naturale esercizio di recupero di una dimensione nuova e solitaria. C’è posto anche per l’amore, che Trevor racconta senza enfasi, ripescandolo per lo più tra i ricordi, rievocandolo nel bel mezzo di esistenze che si dipanano senza eccessi, e poi per quella sensazione di certezza che talora affiora – repentina e solida – quando diventa lampante che «in un mondo che era tutto sbagliato, quella mattina sembrava una beffa».

Diana A. Politano

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